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 2019  ottobre 03 Giovedì calendario

Storia dei gioielli

Tutt’intorno si vede il suo ricco abbigliamento sparso con un disordine che sa di peccato: un prezioso abito azzurro, una scarpa trapunta d’oro... Prostituta e santa, Maddalena giace sinuosa sul pavimento, vibrante di erotismo, pronta all’abbraccio mistico col Cristo. Che sia pentita per davvero ce lo dicono i ricchi gioielli d’oro abbandonati per terra fra cui una collana di perle strappata e dispersa, simbolo ambiguo di libidine e vanità. 
Viene in mente la palpitante Maddalena pentita di Guido Cagnacci, trascurato pittore romagnolo seguace di Caravaggio, leggendo il denso e magmatico libro di Wendy Doniger, L’anello della verità. Specialista di letteratura indiana, traduttrice del Kamasutra, studiosa di sanscrito, professore di storia delle religioni a Chicago, Wendy Doniger ha seguito il filo suggestivo delle storie che la cultura universale ha creato sul simbolismo dei gioielli, coniugando l’acribia del rigore scientifico con il fascino della affabulazione popolare: seguendo la rete di suggestioni mitiche che collegano la storia dell’«anello della memoria» di Shakuntala, perno della cultura indù, raccontata nel Mahabharata con gli anelli fedifraghi di Tristano e Isotta, Lancillotto e Ginevra, col biblico sigillo di Re Salomone, con l’anello di Sigfrido e di Wagner, salendo o scendendo fino al sublime filmico di Marilyn Monroe (Maddalena non pentita?) che canta Diamonds Are A Girl’s Best Friend nel mitico film di Howard Hawks, Gli uomini preferiscono le bionde. 
«Le trame che collegano i gioielli alla sessualità femminile presentano complesse implicazioni storiche e sociologiche, ma un irriducibile strutturalista potrebbe raggruppare tutte le storie di gioielli circolari in due paradigmi contrastanti». 

MALIZIA
La studiosa delle religioni, non senza malizia, pur consapevole che si tratti di modelli antichi, li rappresenta attraverso due tipi moderni: da una parte lo «scenario di legittimazione» della «vergine professionista» affidato a Doris Day («Ottieni l’anello di matrimonio prima di mandare con lui») a cui fa controcanto lo scenario della «cercatrice d’oro» interpretata da Marilyn Monroe («Ottieni molti anelli, o braccialetti e collane, prima di andare a letto con lui, e anche dopo»). 
Con grande acutezza antropologica la professoressa di sanscrito ci dice che il primo paradigma, quello di Doris Day, «sorge dalla regolamentazione religiosa del matrimonio» mentre quello di Marily deriva invece «dalle strategie di sopravvivenza femminile». Entrambi però si fondano su un assioma, su un principio comune: «Il postulato della sgualdrina» che la specialista di mitologia indù riassume in una formula lampante: «Se una donna ha un gioiello, deve averlo ottenuto dormendo con un uomo». 
Non inganni il piglio affatto femminista dell’argomentazione, ribadito dal motto di spirito di Mae West, intelligente maestra del doppio senso: nel film, che dice molto già dal titolo, Night after Night, ad un ammiratore che pieno di meraviglia per la sua bellezza illuminata da una splendida parure, esclama: «Santo cielo! Che splendidi diamanti», lei di rimando con sublimo prezzo risponde: «Il cielo non c’entra proprio nulla». Mae West con quel bon mot ha intitolato la sua autobiografia.8 In realtà le ragioni del femminile sono ben difese. Anzi il postulato, che ancora tormenta le donne, serve per prendere le difese di Maria Antonietta, che ci rimise l’osso del collo, tranciato dalla ghigliottina di Robespierre. 
La vera storia comincia con Luigi XV che comanda una collana di diamanti per Madame du Barry. Poi muore. Gli spregiudicati gioiellieri cercano di venderla a Mariantonietta che rifiuta.

IMPOSTORI
Un gruppo di impostori, capeggiati da una attrice intraprendente, convincono il Cardinale de Rohan, che la regina si è perdutamente innamorata di lui. Viene organizzato un incontro notturno, in un boschetto. Lui ci casca: lei non è lei, ma un’attrice. Così per conto della regina, il cardinale compra la collana che viene subito trafugata, smontata e dispersa all’estero. La causa giudiziaria che ne segue, quando i gioiellieri scoprono la truffa, monta una marea di maldicenze, libelli sconci, pamphlet rivoluzionari, trasformandosi in un epocale processo politico contro la regina, che non è nemmeno imputata. Alexandre Dumas ne fece un libro, allora. Se ne parla ancora. Come nel piacevole e dotto libretto che gli ha dedicato Benedetta Craveri, per Adelphi. 
Le false storie generano vera storia. Succede anche con i diamanti. Con gli anelli. Con le mogli e con le amanti che nel libro si incastrano in una serie di storie lontane e vicine in cui i temi ritornano e si inseguono.

ACCADEMICA
 La scrittura accademica su cui poggia la narrazione non impedisce a Wendy Doniger di affascinare il lettore con un caleidoscopico susseguirsi di storie, di pesci che mangiano anelli che poi li restituiscono cambiando esistenze e destini, di moglie astute e amanti fedifraghe, di incesti consapevoli, di smemorati cornuti... E non ci sente a disagio a uscire dal Mahabharata per entrare nella guerra di Troia, seguire la Bibbia con Salomone e Giuda per ritrovarsi nel Decamerone e da Boccaccio passare a Shakespeare, ascoltare le «vagine parlanti» Les bijoux indiscrets di Diderot che fanno da incipit alla Storia della sessualità di Michel Foucault... Come dice appunto il filosofo francese che si prefigge di tramutare in storia queste favole: «Fra i suoi emblemi la nostra società porta quello del sesso che parla».