la Repubblica, 3 ottobre 2019
Si vendono più smartphone e meno televisori
L’integrazione è quasi compiuta, parla la lingua di Internet e corre a passi da gigante. C’è un fronte nel quale tra italiani e stranieri le barriere sono cadute o stanno cadendo: la tecnologia, il digitale, la comunicazione. Un esempio? I cellulari. Sono presenti nel 100 per cento delle famiglie immigrate e nel 95,9 per cento di quelle made in Italy. Praticamente uguali. Il collegamento Internet? Lo posseggono il 97,8 per cento dei nuclei stranieri, superando, anche qui, gli italiani, connessi all’83,4 per cento.
Perché per chi arriva da lontano la funzione primaria è comunicare, restare in contatto, spezzare via skype la nostalgia. Il resto (tranne il forno a microonde) può attendere tempi e stipendi migliori.
Riesce a raccontare un pezzo d’Italia, noi e noi e gli altri, il nuovo rapporto Auditel-Censis che indaga su quanto siamo connessi, sulla nuova generazione digitale degli over sessantacinquenni, sulla corsa dei nuovi italiani a cablare le proprie case e le proprie abitudini. Analizzando un campione di novemila famiglie, la ricerca Auditel-Censis ha mappato le nostre dotazioni tecnologiche seguendo la morfologia di una popolazione che cambia. Nuclei sempre più piccoli, con un figlio a testa (super, iper accessoriato e connesso), un esercito di anziani attivi e un milione e quattrocentomila famiglie composte di soli stranieri.
Quanti schermi abbiamo in casa? Quanti Pc, tablet, smartphone, smart tv e consolle? Nel 2018 gli schermi che ci circondano, declinati nei diversi device,erano 112 milioni, in crescita dello 0,5 per cento rispetto al 2017. Come dire, cioè, che in un anno gli schermi nelle case sono diventati 600.000 in più e che ogni famiglia ha 4,6 device a disposizione. Con due particolarità: gli smartphone erano 43 milioni 600 mila nel 2018, superando per la prima volta gli apparecchi televisivi che erano 42 milioni e 300 mila. E le smart tv, oggi 6 milioni e 500 mila, sono cresciute del 20,6 per cento, rispetto al 2017. In pratica andiamo verso la total audience : vedo quello che voglio, quando voglio, potendo moltiplicare gli schermi in cui lo vedo. Questo è il senso, anche un po’ straniante del mondo un cui viviamo: siamo circondati da schermi.
E se è quasi naturale che là dove ci sono figli minori le dotazioni tecnologiche siano addirittura sovrabbondanti, mentre gli anziani digitalizzano la loro terza età scoprendo la bellezza di essere connessi, è entrando nelle case degli stranieri che si scopre un paese che cambia. I dati sono illuminanti: per gli stranieri la tecnologia è comunicazione. Dunque reti mobili, ma anche antenne satellitari che italiani e immigrati posseggono in misura eguale.
La differenza vera è sui beni non fondamentali. L’aria condizionata: è presente nel 33,2 per cento delle case italiane e soltanto nel 13 per cento di quelle degli immigrati. La lavastoviglie: la utilizzano il 47,5 per cento delle nostre famiglie contro il 19,8 per cento di chi arriva da lontano. (Un ritardo che ha un significato antropologico. La lavastoviglie è storicamente il simbolo della liberazione femminile dalla schiavitù del lavare i piatti). Pochissimi gli immigrati che posseggono macchine fotografiche digitali o vasche a idromassaggio, ma il 47,3 per cento ha un Pc o un tablet. Parità assoluta, invece, ed è una curiosità, per quanto riguarda il forno a microonde: lo trovate nel 51 per cento delle cucine degli stranieri e nel 51 per cento delle cucine degli italiani.