Libero, 2 ottobre 2019
Tutti a Londra per la mostra della vagina
Il 16 novembre aprirà a Londra, a Camden Market, il primo Museo della Vagina. Nasce grazie a una campagna di crowdfunding che ha raccolto 50mila sterline (oltre 56mila euro). Come ogni museo, anche questo ha lo scopo di insegnare qualcosa, e in particolare tutto ciò che riguarda l’igiene e la salute dell’organo genitale femminile nel suo complesso, del quale, in sondaggi effettuati non molti anni fa, molte donne (per tacere degli uomini) ignoravano la conformazione e, quando veniva chiesto loro di disegnarlo, ne uscivano fantasiosi sgorbi. Non è un caso dunque che la fondatrice del museo lo descriva come «il primo museo vero e proprio dedicato all’anatomia ginecologica» e, in collaborazione con le associazioni reali di Ostetricia e Ginecologia, le sue attività si svilupperanno in mostre d’arte, recite teatrali, laboratori e serate comiche, filmati su argomenti come il consenso, l’immagine del corpo, la salute mentale e ovviamente la sessualità, nel duplice intento di far conoscere l’anatomia della vagina e di «combattere lo stigma sul corpo e il pregiudizio sui genitali, considerati indipendentemente da età, sesso e genere», una frase un po’ convoluta per dire «combattere la vergogna del proprio sesso», che naturalmente non ha nessuna ragione d’essere. In verità, è da molto tempo che il tema del corpo è liberamente discusso, senza temere tabù di alcun genere, soprattutto per merito della letteratura femminile. Ed è abbastanza significativo che l’idea di un Museo della vagina sia venuta alla direttrice Florence Schechter nel 2017, dopo aver visitato, in Islanda, il Museo fallologico, che espone la più grande collezione di peni. Schechter, constatata l’inesistenza di un analogo museo per la vulva, ha provveduto a crearlo, con un ristabilimento di eguaglianza tipico del pensiero femminista.
PUDORI SUPERFLUI
Che un museo di questo genere sia importante, lo dice anche il fatto che alcune associazioni inglesi per la lotta contro il cancro alla cervice uterina hanno rivelato che molte donne tra i 25 e i 29 anni non si sottopongono allo screening cervicale perché «si sentono troppo imbarazzate». Il museo offrirà anche programmi rivolti ai bambini e alle famiglie, proprio per liberare i giovani da superflui pudori, insegnando loro a discutere di sessualità come una cosa naturale. «La vagina è una parte del corpo che dovrebbe essere celebrata», ha affermato alla BBC la direttrice Schechter, esprimendo un’opinione condivisibile dalle femmine e dai maschi, «il museo è un modo fantastico per diffondere il messaggio che non c’è nulla di vergognoso o offensivo circa le vagine o le vulve». Sono previste anche consulenze e contributi di medici a sostegno di donne e transessuali. A questo proposito, il museo, che sarà a ingresso libero, intende essere “inclusivo” verso tutti i generi sessuali, dal momento che, come dice Schechter, «non chiunque ha una vagina è una donna, e non ogni donna ha una vagina», affermazione che costituisce uno dei pilastri portanti della controversa teoria gender, secondo la quale il proprio genere sessuale è una “scelta culturale” o comunque un sentimento indipendente dalla conformazione degli organi sessuali primari. La prima mostra in programma al Museo della Vagina di Londra sarà «Muff Busters: Vagina Myth and How to Fight Them» sui miti che circondano la vagina e come combatterli. Comunque la si pensi, se esiste un museo sul fallo è giusto che esista un museo sulla vagina. Si può non condividere la teoria gender (e noi non la condividiamo in tutti i suoi aspetti) ma è certo che la sessualità, come si vede dal terremoto del movimento “Metoo”, è ancora un argomento divisivo, a proposito del quale è facile che a momenti di maggiore libertà, consapevolezza o trasgressione seguano atteggiamenti non lontani dalla bigotteria, e spesso ciò accade non solo nelle società, ma anche nelle singole persone che possono cambiare atteggiamento più volte a riguardo. Una maggiore conoscenza di sé, del proprio corpo, e delle complesse, delicate dinamiche con cui si costruisce un rapporto con il desiderio e la sessualità, non possono che essere un beneficio, purché sia una vera conoscenza, cioè spregiudicata, e non un indottrinamento, rischio che però ci pare non si corra in questo caso.