il Fatto Quotidiano, 2 ottobre 2019
Biografia di Brenda Barnini, sindaco di Empoli
“Non la chiamate la nuova Debora Serracchiani perché porta male, ma le assomiglia molto…”, sussurra uno dei 64 sindaci Pd che sabato si sono riuniti a Livorno per fare fronte contro l’avanzata della Lega in Toscana. Lei, Brenda Barnini da Empoli, i crismi per fare la candidata del Pd alle Regionali di maggio li ha tutti: giovane (38 anni), donna e soprattutto amministratrice di una di quelle zone della Toscana (Empoli e il Valdarno) in cui la buona amministrazione spesso fa spiccare il volo a livello nazionale. Quello di sabato ai bagni Pancaldi a Livorno doveva essere una convention organizzata dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, per lanciare “Fronte civico toscano”, la famosa lista dei sindaci da affiancare a quella del Pd prima di esportarla a livello nazionale. E invece no, perché se non è ancora chiaro quando e se nascerà questa lista, la convention livornese ha fatto emergere il volto della giovane sindaca.
Il problema è che in Toscana un candidato ufficiale il Pd e Matteo Renzi con “Italia Viva” ce lo avrebbero già: il presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani, che da mesi batte gli angoli più remoti della regione per allargare il proprio bacino elettorale. E così la candidatura di “Brenda” sarebbe il colpo di coda dei post-renziani rimasti nel partito come Nardella e il sindaco di Prato, Matteo Biffoni, per far capire all’ex premier che ormai anche qui, nella patria del renzismo, il giglio magico non può più fare il bello e il cattivo tempo. Sabato mattina a conquistare i sindaci, sul modello della Serracchiani nel 2009, è stato proprio l’intervento di Barnini: “Il partito non riesce più a rappresentare tutta la società – ha detto – quindi dobbiamo allargarci al civismo. Dobbiamo ispirarci alla strategia che nei comuni ci ha consentito di fermare le destre: mettere davanti alle logiche di partito e coalizione i bisogni dei cittadini. Dobbiamo partire dal programma perché senza proposte forti, nessun candidato potrà fare il salvatore della patria”. Applausi scroscianti. Dopo l’intervento, all’ora di pranzo, i sindaci toscani facevano la fila per conoscerla e stringerle la mano. E in diversi sarebbero andati direttamente da Nardella e dal sindaco di Livorno, Luca Salvetti, per chiedere loro di proporre Barnini come nome forte per il Pd regionale, magari “evitando le primarie che spaccherebbero il partito”. Lei, che a maggio è stata rieletta a furor di popolo, vola basso ma sa benissimo che nel Pd c’è un forte movimento che spinge su di lei: “So solo che non sono candidata a nulla – spiega Barnini – ma che molti sindaci hanno apprezzato il mio intervento”. Quella di Barnini potrebbe essere la mossa di quel Pd toscano che non ha seguito Matteo Renzi dopo la scissione con “Italia Viva” (con lui non è andato alcun consigliere regionale ma solo qualche sindaco e consigliere comunale): il governatore uscente Enrico Rossi infatti nelle scorse settimane ha chiesto al Pd di trovare un nome “alternativo a Giani” e ieri i due big renziani che sono rimasti nel partito, Luca Lotti e Dario Nardella, si sono visti davanti a un caffè per parlare di Barnini: una decisione definitiva non c’è ancora ma il nome e il profilo piacciono. Ma c’è di più: la Barnini piacerebbe anche agli zingarettiani. “Siamo finalmente riusciti a impostare un percorso – dice al Fatto, l’ex candidato alle primarie toscane Valerio Fabiani – e questo lo dimostra l’attivismo dei nostri amministratori, con figure nuove come la Barnini”.