Corriere della Sera, 2 ottobre 2019
Il caso della serie Euphoria
Un fenomeno nel fenomeno. Se Euphoria — la prima serie di Hbo che ha per protagonisti degli adolescenti – è considerata il titolo rivelazione dell’anno per via di quel potente affresco crudo e complicato che fa della generazione Z (i nati dopo l’11 settembre 2001); Hunter Schafer ne è senza dubbio l’incarnazione più riuscita.
Al suo debutto come attrice, alla vigilia dei vent’anni (li compirà a dicembre) la modella e attivista ha convinto proprio tutti, stupendo per la forza con cui racconta un personaggio che, come lei, è una donna nata in un corpo maschile. Come inizio nella recitazione, non ha scelto un ruolo facile: tutta la serie – che ha come altra protagonista la diva teen da 63 milioni di follower Zendaya e tra i fan dichiarati Leonardo DiCaprio – è uno sguardo impietoso sugli eccessi di tanti giovani. Ragazzi, poco più che bambini talvolta, che danno del tu alla depressione; per cui il sesso, quando va bene, è un elemento come un altro, un accessorio di vite che faticano a trovare i propri binari, confusi da droghe a basso costo e dipendenze varie oltre che dalla ricerca di un’identità che molto presto deve fare i conti con la violenza che sei costretto a respirare se cresci in un mondo per buona parte virtuale.
La serie è in onda su Sky Atlantic il giovedì alle 23.15, ma tutti gli otto episodi restano disponibili on demand e in streaming su Now Tv. Schafer, capelli biondissimi e pelle ancora più chiara, interpreta Jules Vaughn una ragazza transgender alla ricerca del suo posto nel mondo. Lei, al contrario, è corteggiatissima da tanti universi. Quello della politica: è diventata famosa negli Stati Uniti a 17 anni, quando è stata in grado di far diventare materia di dibattito nazionale il tradizionale uso dei bagni pubblici a seconda del sesso di nascita; vive la ridefinizione dei generi come una sua battaglia. Quello della moda: modella, anzi, it girl del momento, ha sfilato per i marchi più prestigiosi e nel mentre ha iniziato la sua carriera di designer. E ora, anche quello della recitazione: dopo Euphoria è ricercatissima.
«È stata una delle esperienze più gratificanti della mia vita – racconta —, sono davvero felice che sia stato questo il mio modo di entrare nella recitazione, il mio biglietto da visita». E dire che diventare attrice non era nei suoi piani: «Non ci avevo mai pensato: ero proiettata sulla mia carriera di fashion designer. Poi è arrivato questo show e ha messo tutto sotto sopra». Le sue prospettive per il futuro sono cambiate. Ma non si sono stravolte: «Continuerò a recitare ma, al contempo, voglio fare tutte le altre cose che mi piacciano. Non voglio concentrarmi sull’essere attrice per il resto della mia vita».
Della serie le è piaciuto «l’approccio realistico che hanno avuto gli autori e gli attori nel raccontare questa realtà». Una realtà senza speranza, senza punti fermi: «Non è la descrizione di un’intera generazione, ma di un certo spaccato. Mostra soprattutto le pressioni che vivono i ragazzi nel costruire le loro relazioni: ci sono quelli che ci riescono, quelli che “seguono” e altri che non le hanno, non sanno costruirle. E tutti possono attraversare momenti bui». È successo anche a lei: «Sicuramente ho messo molto del mio percorso personale. Con il creatore della serie Sam Levinson ho parlato chiaramente e ha compreso il mio desiderio di essere verosimile. Abbiamo passato tanto tempo assieme, pensando a come Jules avrebbe fatto in un caso o nell’altro. Credo si veda». Anche lei ha provato «spesso dei sentimenti simili, specie la spinta per risolvere certe situazioni, per trovare una strada che fosse mia». Ora per lei i possibili incroci sono tanti. Ma una certezza c’è: dopo il successo, è stata confermata la seconda stagione della serie: «Sono felicissima, non vedo l’ora».