Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  ottobre 02 Mercoledì calendario

L’evasione vale 109,7 miliardi

La Nadef contabilizza 7 miliardi di recupero dall’evasione ma la montagna da scalare è ancora un Everest. Sono 109,7 miliardi le entrate tra imposte e contributi che mancano ogni anno all’appello nelle casse pubbliche. A certificarlo è la relazione sull’economia sommersa e non osservata che accompagna la nota di aggiornamento al Def. 
Un dato che è una media del periodo 2014-2016. Ma la relazione va oltre e quantifica già anche l’evasione tributaria per il 2017. Con una doppia sorpresa. Da un lato, una riduzione in termini complessivi dell’evasione: il tax gap scende dai 95,4 miliardi del 2014 a circa 90,8 miliardi nel 2017 (-4,6 miliardi). Dall’altro, il paradosso dell’Iva. Con un aumento del divario tra imposta dovuta e quella effettivamente versata che aumenta nel corso del 2017. Il “merito”, questa volta in negativo per l’Erario, è dello split payment che una volta esaurito il suo effetto di cassa sulle entrate Iva ha contribuito a far lievitare fino a 4,5 miliardi i crediti vantati dai fornitori delle Pa e poi delle imprese obbligate al meccanismo della scissione contabile. 
L’effetto fattura elettronica
Buone notizie, soprattutto per aiutare a centrare gli obiettivi della Nadef, arrivano, invece, dalla fattura elettronica. Il rapporto elaborato dal Mef quantifica in un range tra 0,9 e 1,4 miliardi il gettito Iva da attribuire alla fattura elettronica nei primi sei mesi del 2019. Tra e-fattura, scontrini digitali e controlli mirati con la Superanagrafe dei conti, si delinea la road map degli interventi di compliance e accertamento. Ma non solo, perché si preannuncia un’ulteriore stretta sulle frodi Iva.
Il piano triennale d’azione
I 31 piani operativi già svolti dalla Guardia di finanza sul fronte delle grandi evasioni hanno affinato le strategie per arginare le frodi. Azioni che si inseriscono nel Piano triennale antievasione, con un giro di vite su compravendite di prodotti petroliferi, concessionarie di autoveicoli e trader di titoli di efficienza energetica.
A fare da apripista sono state le analisi di rischio messe a punto da agenzia delle Entrate e Fiamme gialle alla base di una strategia di aggressione agli illeciti in materia tributaria. L’intelligence si sta focalizzando su quelle attività produttive che, stando ai riscontri, sono a maggiore rischio di evasione dell’Iva.
Prodotti petroliferi
Sotto stretto accertamento sono finite le compravendite di prodotti petroliferi dall’estero, che nelle pieghe dei contratti e delle documentazioni possono celare evasioni Iva. Guardia di Finanza e agenzia delle Entrate seguono degli alert specifici. 
L’analisi delle varie società interessate agli acquisti sono un passaggio fondamentale: non di rado sono utilizzate “cartiere”, delle vere e proprie scatole vuote, che per acquistare dall’estero prodotto petrolifero senza Iva emettono le cosiddette «dichiarazioni d’intento», documenti falsi che attestano lo status di esportatore abituale. 
Per questo lo screening riguarderà anche tutta la documentazione pregressa delle società, con la “storia” dei vari acquisti di petrolio e olii minerali. Il Piano antievasione, inoltre, prevede una via agevolata per tracciare gli operatori coinvolti in questo tipo di transazioni. Ciò sarà ulteriormente rafforzato con la digitalizzazione della Dichiarazione accise semplificata (Das), che diventa così una spia di irregolarità.
Autoveicoli dall’estero
Per i veicoli acquistati dall’estero si deve saldare l’Iva, pena l’impossibilità di immatricolare il veicolo. È nelle pieghe dei documenti depositati alla Motorizzazione civile che ci possono essere delle spie di evasione dell’imposta sul valore aggiunto. 
Secondo modelli investigativi messi a punto, i concessionari potrebbero attuare uno stratagemma per non versare l’Iva: fanno risultare l’acquisto come svolto direttamente da un soggetto privato, il quale dichiara in sede di immatricolazione del veicolo che ha già pagato l’Iva nel Paese di provenienza del mezzo. Si tratta di operazioni truffaldine che consentono una totale evasione dell’imposta.
Efficienza energetica
I fari sono puntati sui trader dei titoli di efficienza energetica, certificazioni rilasciate dal Gestore servizi energetici per quelle imprese che abbassano i livelli di emissione. 
Si tratta di documenti che – secondo la normativa – possono essere regolarmente venduti a quelle società che invece non riescono a mantenere gli stessi standard. È in questa fase che il Fisco ritiene si possano nascondere delle evasioni Iva. Questi certificati sono acquisti da trader, che si occupano di gestire la vendita. Anche in questo caso l’analisi della struttura societaria dei trader potrebbe far emergere degli indicatori di irregolarità. 
Gli investigatori hanno accertato, in più di un’occasione, che i trader costituiscono delle “cartiere” che immettono nel mercato i certificati bianchi a prezzi stracciati, proprio perché l’Iva è sottratta all’Erario.