ItaliaOggi, 1 ottobre 2019
Periscopio
A volte, appetenza e incompetenza sono pura coincidenza. Dino Basili, Uffa news.Sono davvero preoccupato per il futuro di Greta, ignorantissima ragazza. L’unica cosa giusta che ha detto: «Dovrei essere a scuola, non qui». Mauro Della Porta Raffo. La Mescolanza.
Non si è mai accasato? «Paolo Stoppa e Rina Morelli, grandi italiani, abitavano in due appartamenti diversi, uno sopra, l’altro sotto. Avevano tracciato un bel confine del vivere assieme». Renato Zero, cantante (Roberto Gobbi). Sette.
Continuo a credere, anche nuotando controcorrente, che, di fronte al moralismo puerile che invade lo spazio pubblico, che spetti agli adulti, e specialmente ai professori di scienze, di parlare di ecologia ai ragazzi e non l’inverso. Luc Ferry. Le Figaro.
Il vero collante fra Pd e M5s è la paura delle elezioni. L’antisalvinismo è quello mostrato al pubblico, perché ha un contenuto politico che si pensa essere più popolare: opporsi alla conquista del potere da parte di Salvini. Questo però ne fa il capo assoluto dell’opposizione e, se il governo andrà male, automaticamente incasserà il dividendo. Ernesto Galli della Loggia (Alessia Gozzi). Quotidiano Nazionale. QN.
Più i leader di Forza Italia litigano, più Silvio è tranquillo perché in questo modo allontana il rischio che, uniti e compatti, traslochino in blocco nella stessa casa, che sia quella di Toti, di Salvini, di Renzi o di Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni, l’unica coerente nel centrodestra, ha portato sul palco di Atreju il premier il quale, terminate le tournée estere, ora si sta esibendo nei partiti italiani, avendo però oculatamente schivato Antonio Tajani a Viterbo, sognando già il Quirinale. Luigi Bisignani. Il Tempo.
Quando sono all’estero rispondo sempre che mi sento europeo e mediterraneo, nascere davanti al mare ligure è qualcosa che resta. Poi mi considero italiano e francese perché ho legami forti con entrambi i Paesi. Renzo Piano, architetto (Anai Ginori). la Repubblica.
Debuttai come giornalista (in nero e senza un contratto di lavoro, proprio come si usa oggi) nel 1977 alla Città futura. Era il giornale della Federazione giovanile comunista italiana. Federico Rampini, La notte della sinistra. Mondadori, 2019.
Un errore clamoroso l’ho fatto quando sono arrivato a Palazzo Chigi. Non ho investito su una comunicazione social: ho solo lavorato su Twitter, dove ancora sono primo. Pensavo che quella immediatezza… Ho trascurato i social… E intanto Twitter è morto. Per carità, i social sono pieni di fake. E su questo vorrei una commissione parlamentare, anche se Salvini e Di Maio farebbero le barricate. Ma fu sbagliato trascurare i social. Avrei potuto spiegare meglio i nostri numeri. E cioè 14 trimestri di crescita, un milione e 200 mila posti di lavoro sanzionati dall’Istat, il Jobs act... I dati dicono che noi europei passiamo, in quegli anni, da 160 a 164 milioni di occupati. Di questi 4 milioni in più, 1,2 sono italiani. Matteo Renzi, ex premier (Gian Antonio Stella). 7.
L’utilizzo di una donna per farsi fare un figlio da portarle via, è una storia vecchia come il cucco. La letteratura è piena di signorotti che ingravidano contadinelle e servette per avere un bebè che la moglie non gli può dare. Una su tre novelle di Luigi Pirandello, tra Girgenti e le Madonie, racconta gli espedienti usati per ingannare amici e vicini quando appare un bimbo nella famiglia sterile. Si improvvisa un viaggio all’estero e poi, dando a intendere che è stata l’aria d’oltremare, la coppia torna col pargolo. Frutto, in realtà, delle attenzioni del marito per una semianalfabeta della sua masseria, liquidata con quattro soldi e altrettante minacce dopo avergli sfornato un figlio che non vedrà più. Giancarlo Perna. la Libertà.
Ho la certezza che Giovanni Falcone, anche quando si trasferì a Roma, ha continuato fino alla fine la sua ricerca della verità sulla fine di mio padre, il generale Dalla Chiesa. Qualche giorno dopo l’attentato in cui morì papà, mi ricevette a Palermo, nel suo studio, per verificare alcuni dettagli dei diari del generale. Mi chiese se volevo un caffè. Entrò un appuntato con un vassoio: sopra c’erano dieci tazzine, ma in quella stanza eravamo solo io e il giudice! Guardai Falcone con aria interrogativa e lui scosse la testa: «Non si sa mai», disse scegliendo una tazzina a caso. Chissà quante volte ne ha preso una sperando che dentro ci fosse il caffè e nient’altro. Rita Dalla Chiesa, conduttrice tv (Roberta Scorranese). Corsera.
I giovani se la cavano con la punteggiatura quando le frasi sono brevi e tambureggianti, ma se superano le tre righe allora comincia il panico. Non sanno più dove andare. Si sono persi, smarriti, privi di qualsiasi punto di riferimento e il guaio è che questo non capita solo a loro. È un disorientamento che colpisce tutti, chi scrive per dovere e chi per mestiere, chi per gioco o per piacere. Siamo tutti confusi in un punto e virgola. Leonardo Luccone, italianista (Vittorio Macioce). Il Giornale.
A Londra a 18 anni studiavo arte figurativa alla St Martin’s School of Art, nel cuore di Charing Cross. Mi piacevano la grafica e il giornalismo. Cominciai con delle piccole corrispondenze per la Gazzetta di Parma e poi ebbi l’occasione di scrivere per il Mondo di Pannunzio. Nel timore di dire le cose sbagliate restai intimidita l’unica volta che lo vidi. Mio padre conosceva Ernesto Rossi, il suo più stretto collaboratore. Per me era solo un nome. Gaia Servadio (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Il ritorno alla democrazia ebbe il suo teatro pubblico con i comizi politici, una novità per noi ragazzini, ma anche però per gli adulti, che ne erano stati privati per vent’anni. Uno spettacolo assai più elitario era quello che si svolgeva in parlamento, da cui il pubblico era praticamente escluso, pur non mancando di seguirlo avidamente nelle cronache che ne davano gli striminziti giornali di allora. Piergiorgio Bellocchio, Piacenza passato prossimo. La luna nel pozzo, 2005.
Le carovaniere classiche sono le stesse da millenni e le piste cammelliere restano rigorosamente entro la larghezza regolamentare di trenta centimetri, rettilinee e discrete, appena segnate, qua e là, dagli ossami bianchissimi e sparpagliati di qualche mehara indisciplinato morto di noia. Paolo Caccia Dominioni, Alamein 1933-1962. Longanesi & C., 1966.
Paesaggio invernale, neve alta. C’è un’oca che dice al cane: «Fa un freddo cane!». Il cane replica: «Hai ragione, ho la pelle d’oca». Tweet.
Le guerre civili sono la dimostrazione che l’uomo è incivile. Roberto Gervaso. Il Giornale.