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 2019  ottobre 01 Martedì calendario

L’ostia senza glutine

Alcuni ignoranti provano spesso a fare dello spirito su quel che non sanno. Per cui, capita talvolta di sentir dire che la celiachia sarebbe “una moda”. Bene: è sicuro al 100% che chi soffre di questa malattia si senta ben poco modaiolo, e anzi farebbe volentieri a meno di questa cosiddetta moda. Rischiare conseguenze gravi all’intestino solo all’addentare un pezzo di pane non è cosa affatto simpatica. Così, ci sono molte alternative culinarie per chi non può toccare il glutine, perché è il glutine il cuore del problema. Al che, un cattolico con la celiachia si chiederà: come potrò fare la comunione? La comunione è pane eucaristico: la materia di partenza è proprio il pane. Così, ecco il rimedio: le ostie concepite apposta per i celiaci. Capita sempre più frequentemente negli ultimi dieci anni, in cui la celiachia ha avuto una vera e propria escalation in Italia: al momento di ricevere la comunione dal sacerdote, a volte vediamo alcune persone a cui viene porta un’ostia da un contenitore diverso. Ecco: si tratta della comunione per i celiaci che hanno il desiderio di accostarsi al sacramento. Talvolta, sono gli stessi fedeli a recare, prima della Messa, un’ostia apposita al prete, perché la consacri accanto (non assieme) alle altre. aspetti gastronomici Altre volte, le chiese già dispongono di questo genere di particole, conservate con attenzione in pissidi (i grandi calici da mettere nel tabernacolo) separate e predisposte. «Sono gli stessi vescovi a consigliare la disponibilità di apposite ostie senza glutine per i fedeli che ne abbiano bisogno», spiega don Pierluigi Plata, sacerdote particolarmente attento agli aspetti “gastronomici” del cattolicesimo: è autore di Apparecchiare la Santità, oltre che del sito www.assaggidivangelo.it. Ma come sono queste ostie speciali? La soluzione si è cercata (e trovata) negli ultimi anni. Stando al diritto canonico, una minima quantità di glutine deve essere presente nel pane, perché ne sia possibile la consacrazione durante la Messa. Dunque, era da escludersi a priori uno di quei pani, seppur non lievitati come le particole, cosiddetti “senza glutine”, ossia con l’aggiunta di sostanze estranee che facessero la funzione dell’ingrediente pericoloso. La Congregazione per la Dottrina della Fede parla chiaro: «Le condizioni di validità della materia per l’Eucaristia sono le ostie nelle quali è presente la quantità di glutine sufficiente per ottenere la panificazione senza aggiunta di materie estranee e purché il procedimento usato per la loro confezione non sia tale da snaturare la sostanza del pane». Si ricorrerà giocoforza a farine con bassissimo grado di glutine, come certi amidi di grano. L’importante è che non si superi una minima quantità considerata a rischio: secondo l’Associazione Italiana Celiachia, un fedele che consumi un’ostia che abbia un contenuto massimo di glutine di 100 mg/kg non corre alcun pericolo. Spesso in queste ostie la percentuale è anche inferiore (20mg). 

L’ACCORTEZZA Ma questo non basta. L’alimentazione del celiaco è un continuo sincerarsi che i suoi cibi non entrino mai a contatto con altri alimenti, con contaminazioni anche minime. «Per questo, le ostie per celiaci vanno conservate in pissidi ben distinte, e consacrate su una patena a parte», ammonisce don Plata, il quale precisa: «Il sacerdote non dovrebbe dare la comunione agli altri fedeli, toccando poi l’ostia dei celiaci con le stesse mani che hanno distribuito le particole normali. In questi casi, è meglio recare il pane speciale nella sua pisside a parte e concedere al fedele, in via eccezionale, di prenderlo con le sue mani». Del resto, il fenomeno sembra in aumento. Lo ricorda lo stesso don Plata: «A Roma non è infrequente che, al momento della comunione, un secondo sacerdote si faccia avanti recando il pane consacrato per chi soffre di questa brutta e fastidiosa malattia. In tal caso, la disponibilità è bene che sia annunciata al microfono poco prima della comunione». Ormai si fanno più rari i casi in cui una persona debba portarsi dietro la propria ostia da farsi consacrare. Le chiese hanno spesso a disposizione la materia prima, che alcune aziende confezionano alla bisogna. Per esempio, l’Ostificio Domus di Cirella (Reggio Calabria) ha in paniere le ostie fatte con la farina Cerastar, un particolare amido di grano. E non sono i soli. Così, un sofferente di celiachia oggi ha buone possibilità di soddisfare il Precetto dell’Eucaristia senza apprensione e con serenità.