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 2019  ottobre 01 Martedì calendario

Parola di Boris Johnson

MANCHESTER – Sono eventi vietati ai giornalisti. Sono ammessi solo i membri del partito conservatore di un Regno Unito sempre più pericolante. Ma la ressa è tanta e riusciamo a infilarci nella sala strapiena confondendoci tra gli uomini della scorta, sua ombra perpetua. Mentre nella tarda serata di domenica tutti sono a cena, Boris Johnson, che qui parlerà ufficialmente soltanto domani, fa tre comparsate inattese: una presso un ricevimento organizzato dai tory gallesi, una seconda dai conservatori scozzesi e infine un evento di un’associazione femminile. Dove, a sorpresa, c’è anche la sua attuale compagna, Carrie Symonds, 31 anni e 24 meno di lui, con una vistosa fascia verde sui capelli biondissimi. Carrie è radiosa, nonostante le ultime accuse di molestie sessuali contro il suo Boris.
È stata una lunga giornata per il premier. Ma alle venti e trenta locali è ancora incontenibile. Quando entra nella prima saletta del complesso che ospita la Convention dei conservatori 2019, nell’operaia Manchester di Marx e Dickens, un centinaio di gallesi lo accoglie con urla, cori da stadio, rumorose pacche sulle spalle e fiumi di vino. Johnson non risponde alle accuse sessuali – più tardi Downing Street le definirà “cavolate” in un raro comunicato sulla vita privata del premier – e, a porte chiuse, fa deflagrare la sua retorica incendiaria: «Usciremo dall’Ue, senza se e senza ma, è arrivato il nostro momento!». Ma l’opposizione ha approvato una legge che il 19 ottobre impone il rinvio della Brexit se Londra non avrà un accordo con l’Europa: «Il 31 saremo fuori, avete la mia parola!», sbraita alla folla che erutta il suo amore incondizionato per Boris.
È un popolo, questo conservatore, sempre più scalmanato, esala una rabbia e una fame di Brexit mai viste, fomentate dall’ultima deriva bellica del linguaggio di Johnson: opposizione «collaborazionista», «profeti della resa», «Parlamento di zombie», «traditori». Termini che farebbero rabbrividire se non li proferisse un eterno e simpatico ragazzotto, appositamente spettinato. «My friends», dice colui che non ha amici ma che applica l’empatica lezione di Abraham Lincoln, «mi dicono che dovrei rinunciare al termine “resa”. Ma io invece lo voglio usare! Voi siete d’accordo?». «Sììììììììììì!», è la roboante onda della folla. «Amici, mi dicono che dovrei moderare il mio linguaggio militare, voi che ne dite?». «Nooooooo!». «O», propone il premier oramai scatenato, «should I stick to my guns?», espressione teoricamente innocente (significa “non mollerò mai, giusto?") ma guardacaso cita le “pistole” ("guns") che difatti fanno esplodere il volume dei presenti: «Sììììììììììììììì!».
No, non è un caso. Perché, tra le sue tante qualità, Johnson effonde sempre un lessico inimitabile, ricercatissimo, anche quando incendia il popolo abbonato alle birrerie. Più di altre volte, stasera Boris sembra terribilmente la caricatura del “grande dittatore” di Chaplin in tipico abito conservatore, giacca e cravatta blu e camicia celeste: sbraita, strepita, stride, non suda mai nonostante il calore in sala e il vestito abbottonato, come il padre Stanley impila «fantaaaastic» riferendosi all’istruzione, alle infrastrutture e alla sicurezza che verranno «col mio prossimo governo». Dispensa caramelle agli adoratori, «che non siete mai stati così tanti come quest’anno»: loda i gallesi perché «voi nel rugby siete i più forti!», agli scozzesi promette «no all’indipendenza, saremo più uniti che mai e metteremo la bandiera britannica a ogni nuovo edificio che costruiremo, altro che quel “salmone” della premier Sturgeon, che vuole soltanto riportarvi in Ue, rendervi di nuovo schiavi dell’Europa e incastrarvi nell’euro!». Alle donne invece annuncia «massimo impegno per la parità tra sessi, sarete sempre di più nel nostro partito, il prossimo manifesto conservatore sarà scritto solo da donne"». Cita anche «il meraviglioso esempio di Theresa May», che lui stesso ha defenestrato giusto due mesi e mezzo fa.
La storia la scrivono i vincitori, ma Boris Johnson vuole fare lo stesso con il futuro. Primo ministro, l’opposizione vi sta mettendo i bastoni tra le ruote: «L’opposizione è debole, incompetente, ma davvero volete dare questo Paese in mano ai comunisti?». «Nooooooo!». «Sapete che cos’è Corbyn? Un pollastro al cloro!», è l’umiliazione per l’anziano leader del Labour tra applausi, ruggiti, fiumi di sudore e alcol di dubbia qualità. «Anzi, sai che cosa faremo? Quando vinceremo le elezioni e aumenteremo i fondi per la ricerca spaziale lanceremo quel comunista di Corbyn nel cosmo, così si farà un bel giretto e…» – a proposito di linguaggio mai casuale «… puf! Corbyn sarà “catasterized”, sì sì, proprio così, “catasterized"!», ossia il “catasterismo”, che nella mitologia greco-romana rappresenta la trasformazione in astri di uomini o animali dopo la loro morte, anche politica.
Parole ridicole e allarmanti. Ma Boris torna subito dolce quando nell’ultimo evento è beato tra le donne, che lo circondano per baci e selfie. La fidanzata Carrie, dopo averlo ammirato e applaudito per tutto il tempo, si fa largo tra la folla femminile, lo bacia, gli dice «sei stato fantastico, Boris, come sempre». Guardacaso, solo in questo evento con lei presente, Johnson ha citato il «cruciale tema del cambiamento climatico», conoscendo l’ossessione della compagna ambientalista e animalista. Allora Boris prende Carrie per mano, le darebbe un bacio se non ci fosse tutta questa gente, insieme scivolano via verso il vicino hotel The Midland che accomoda il gotha della politica e del giornalismo britannico. Prendono l’ascensore d’oro circondati dalla scorta e insieme vengono inghiottiti dalla notte. L’unica luce di tenerezza dopo quasi due ore di paura e delirio a Mancheste r.