la Repubblica, 1 ottobre 2019
Cina show per i 70 anni della Repubblica
Da Mao a Xi Jinping. La Repubblica popolare cinese oggi compie 70 anni e la pirotecnica, blindatissima festa nazionale è iniziata con un gesto semplice: un inchino. La salma del fondatore della Cina comunista, Mao, omaggiata dal leader che le ha promesso il grande «ringiovanimento», e per questo si è concesso potere senza scadenza, Xi. L’obiettivo è trasformare il Paese in una nazione ricca e potente, all’altezza degli Stati Uniti, entro il centenario del 2049. A che punto siamo? Oltre metà strada, si direbbe, non solo per questioni di calendario.
Nella mattina cinese, notte italiana, in una Tienanmen agghindata a festa, proprio sotto il ritratto di Mao, il presidente Xi esalterà gli evidenti traguardi di sviluppo e benessere raggiunti dal Paese. Subito dopo, una parata senza precedenti esibirà i nuovi gioielli militari. Ogni tragedia passata sarà cancellata, si sa. Ma non le «sfide senza precedenti» che attendono, perché servono a compattare tutti attorno al Partito, a Xi. Conosciamo le più urgenti: guerra commerciale con gli Stati Uniti, rallentamento dell’economia, disordini a Hong Kong.
«Come eravamo? Non avevamo da mangiare. Mao sarebbe contento, è lui che ha messo le basi», diceva qualche giorno fa il signor Yuan, pensionato 70enne e coetaneo della patria, in visita alla mostra sull’anniversario. L’Unione sovietica si fermò a 69 anni, basterebbe questo a far sorridere il Grande Timoniere. Per di più, ideologia e controllo crescono a braccetto con la potenza, anche questa festa lo mostra. La censura online è capillare, ma sono stati distribuiti 620 mila televisori, in modo che le immagini arrivino in ogni villaggio. Gigantesche sculture floreali decorano i vialoni di Pechino, ma già durante le prove generali strade e metro del centro erano bloccate, i residenti invitati a restare in casa e tirare le tende. Vietato far volare oggetti, compresi i piccioni da competizione tanto amati dai locali. Cose e persone dirette in città sono passate allo scanner. Si capisce: in Piazza Tienanmen ci saranno tutti i vertici di governo e Partito, più un buon numero di dignitari stranieri.
Pechino assicura che non vuole mostrare i muscoli. Ma quando li hai, belli gonfi, è impossibile non vederli. La parata militare più grande della storia cinese, 15 mila soldati, promette di esporre le ultime novità hi-tech dell’arsenale. Nomi evocativi come “Dragoni potenti”, i caccia J-20 che voleranno in formazione, o “Spada Affilata”, il drone d’attacco pronto a diventare operativo. Poi il DF-41, missile intercontinentale capace di portare dieci testate nucleari. Avere un esercito di «livello mondiale», fedele al Partito e capace di vincere una guerra, è una chiave del ringiovanimento nazionale. Il modello da inseguire sono gli Stati Uniti, pure qui la distanza si riduce. Ma è tutt’altro che chiusa: anche quando le armi saranno pari bisogna saperle usare, comando e strategia, lì la Cina è indietro.Dopo i militari, sarà sfilata civile: 100 mila persone su carri allegorici dedicati alle conquiste del Paese. A sera spettacolo di musica, danze e fuochi d’artificio, regia di Zhang Yimou. Sperando che i ragazzi di Hong Kong, la cui contro-festa inizierà nel pomeriggio, non rovinino tutto. Ieri Xi ha usato parole concilianti, assicurando che il governo centrale «continuerà a implementare in pieno e con convinzione il principio “Un paese, due sistemi”».
La riunificazione dell’unica Cina, dopo Hong Kong pure Taiwan, è l’ultimo tassello del progetto 2049. Ma il clima nell’ex colonia britannica è tesissimo, giovani e polizia si preparano allo scontro. Lassù si festeggia, con libertà limitata, quaggiù si è liberi, per ora, di fare barricate. Sono gli estremi di questa Cina.