La Stampa, 1 ottobre 2019
Renato Zero parla del nuovo album Zero il Folle
Da oggi ho sessantanove anni e sono felice per la vita che ho vissuto, la famiglia che ho avuto, il pubblico che mi ha sempre dimostrato un amore incondizionato e il nuovo disco che già dal titolo, Zero il Folle, testimonia la mia volontà di sparigliare che non è mai venuta meno». Renato Zero si avvicina alla soglia dei 70 anni e si regala un disco pieno di inediti. In radio si può già ascoltare La vetrina, il secondo singolo dopo Mai più soli (che sarà negli store fisici e digitali in uno speciale vinile 45 giri). «Renato ha bisogno di Zero e viceversa - racconta -. Lo ammetto, non è sempre stato così, un tempo volevo tenere staccate le due personalità, ma ho fatto pace con me stesso ammettendo che l’una non può vivere senza l’altra».
Con oltre 50 anni di carriera, più di 500 canzoni e 45 milioni di dischi venduti, il «re dei sorcini» il 4 ottobre uscirà con il nuovo album prodotto e arrangiato da Trevor Horn fatto ascoltare ieri in anteprima a una platea di seicento persone tra fan e vecchi amici dei tempi del Piper all’Auditorium Parco della Musica. Le copertine del cd e del vinile saranno quattro e la grafica va a comporre la parola «Z E R O». Quattro copertine che mostrano la star nei panni di una geisha, di una divinità indiana, di un fauno e della Fata Turchina. C’è però anche una quinta immagine che mostra l’artista con i riccioloni argento e una grande aureola dorata.
Renato Zero, per quale motivo si è truccato anche da Padre Eterno?
«Ognuno può interpretare quello scatto come vuole visto che Dio è tutto, ma più di tutto è amore».
Al primo ascolto il disco si fa notare soprattutto per alcune canzoni cantate bene e suonate meglio come «Viaggia», «Un uomo è...», «Quanto ti amo», «Questi anni miei» e «Quattro passi nel blu». E’ chiaro che lei si schiera con forza nei confronti di una politica cieca e sorda verso i gravi problemi della società.
«Mi dispiace per i tanti giovani che si perdono dentro i loro telefonini, magari sperando di diventare come Sara Ferragni (dice il nome sbagliandolo, chissà se volutamente, e scatenando le risate della platea).
In «La culla è vuota» canta l’invito a procreare.
«Lo spopolamento del nostro Paese lo vediamo dai numeri e non ci conforta. Io sono contro l’aborto anticoncezionale. Ma non voglio la catena di montaggio, conta l’amore e il rapporto tra due esseri umani, e la buona tutela dei figli. Farli e lasciarli andare al loro destino è una forma criminale di pensare al ripopolamento del pianeta».
Parliamo di «Ufficio reclami» dove il sesso è visto ironicamente come peccato in un dialogo tra artista e una sorta di coro di angeli.
«Sono un peccatore eccellente e non mi aspetto grandi cose dal piano superiore. Considerare le pulsioni sessuali come peccati della carne ci ha forse precluso la possibilità di uno sfogo. Nei nostri 16-18 anni andavamo a scoprire gli anfratti dell’anatomia, i punti sensibili, e ci sfogavamo. Poi ti sposavi e i matrimoni duravano. Oggi invece si sfogano a 60 anni e a 70 divorziano».
In «Quattro passi nel blu» affronta invece il tema della morte.
«Io sono morto svariate volte in passato, poi ho stabilito una specie di accordo che mi ha permesso di soprassedere sul terrore verso di lei e sulla sudditanza verso di lei. E cosa ho fatto? Sono andato a occuparmi delle morti altrui. Quattro passi nel blu è dedicata a Lucio Dalla, a Ivan Graziani, a Mango, a tutti quegli artisti che mi sono stati amici e che abbiamo perso prematuramente e che rappresentano un vestito che indosso quotidianamente. Sono stati messaggeri di complicità e di stimoli, oggi me li porto addosso, li rappresento anche in questo disco».
Quanto all’amore...
«Dire "Ti amo" è una forma di protezione, di tutela, un modo di comunicare agli altri la loro potenza, la loro credibilità. Spesso non lo diciamo e la gente sfiorisce, si sente sola. Va speso anche non necessariamente per un viaggio a due».
Ci racconti il brano «Viaggia».
«E’ la condizione spettacolare che dovrebbe essere propria dei giovani perché viaggiare vale più di un libro, è la forma più alta di diventare grandi. E mi perdonino gli intellettuali che prediligono l’apprendere da fermi».
Lo «Zero il Folle - Il Tour» arriverà il 1° novembre a Roma, poi farà il giro dei palasport.
«Lo show sarà "Zero Folle" come lo sono io e non mancherò di stupirvi».
Nel disco non manca uno spirito ecologista. Che cosa pensa di Greta Thunberg.
«Una bimbetta che si permette di dire le cose che ha detto e con quella forza è da apprezzare. Non stiamo in poltrona a commentare facendo quelli a cui non va mai bene nulla. Lei fa e noi parliamo, quindi vince lei».
L’anno prossimo sarà il 70° anniversario di Sanremo e sono i tanti ad immaginare una sua ospitata.
«A Sanremo sono già stato tante volte e recentemente tra l’altro ci sono andato vestito di tutto punto, con un completino da bravo signore, giacca e cravatta; insomma ci sono andato da Renato. Non sono uno che ama le celebrazioni e non credo sia giusto celebrare a comando, ma solo quando il cuore te lo dice».