La Stampa, 30 settembre 2019
Il boom dei fondi green
Sul nuovo trend della lotta al surriscaldamento globale è salita anche l’industria del risparmio gestito. Il numero dei fondi d’investimento socialmente responsabili (Sri) o legati ai temi ambientali, sociali e di governance (Esg) è in continua accelerazione. Morningstar ha rilevato una forte crescita in Europa in questo universo di prodotti, tanto che a fine giugno gli strumenti censiti erano oltre 2.200. Nei soli primi sei mesi ne sono stati lanciati ben 168 di cui 142 di tipo attivo e 26 di tipo passivo (Etf).
Si tratta di una moda passeggera o la nuova corsa è destinata a lasciare il segno? È la domanda che si pongono in molti. I quesiti aperti sono tanti. Per esempio, ad oggi sono tantissimi i metodi per la valutazione dell’impatto ambientale degli investimenti. Nessuno però è davvero riconosciuto universalmente. «Questo ha portato a una proliferazione dell’offerta, ma a volte è più una strategia di marketing o una moda che una scelta strategica» afferma Roberto Grossi, vicedirettore di Etica Sgr.
Nell’industria si parla già di greenwashing, vale a dire di un abbellimento verde esteriore seguito da pochi fatti concreti. «Per evitare questo rischio si dovrà lavorare molto sulla chiarezza e sulla misurabilità – spiega Roberto Grossi -. Oggi il quadro definitorio è ancora frammentato e soggetto a interpretazioni diverse, a seconda del mercato o del Paese di riferimento. Su questo la Commissione europea sta già lavorando, realizzando importanti approfondimenti, tra cui quello sulla nuova tassonomia, che ci auguriamo possa quanto meno dare un quadro definitorio comune a livello europeo, con regole chiare. Il nostro auspicio, peraltro, è che non ci si fermi soltanto agli aspetti green, ma ci si spinga anche alle tematiche sociali e di buona governance, anche se le ultime indiscrezioni, che parlano di un rinvio fino al 2023 delle nuove regole Ue sulla finanza sostenibile, sono alquanto preoccupanti».
Ma in cosa investono davvero i fondi verdi? Tra gli azionari, molti fondi sono focalizzati sulle società che puntano a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dettati dall’Onu. Oppure guardano a società attente all’ambiente come l’Amundi Funds Global Ecology o il Bnp Paribas Funds Climate Impact.
Nel mondo dei fondi obbligazionari sono invece sotto la lente i prodotti che investono in green bond tra cui il Credit Suisse Green Bond Global Blue Fund o il Dws Invest Green Bonds, per fare qualche esempio. Questo filone è particolarmente in evidenza.
Negli ultimi anni, il mercato dei green bond è cresciuto a un ritmo straordinario, con emissioni per oltre 600 miliardi di dollari. Nel 2019 il lancio di emissioni di obbligazioni verdi e sostenibili sembra destinato a superare la soglia dei 200 miliardi di dollari e solo nel primo semestre sono stati già emessi green bond per 117 miliardi di dollari, con un incremento del 47% rispetto allo stesso periodo del 2018.
La richiesta da parte degli investitori è grande. James Hay, Investment Associate in MainStreet Partners, ricorda che i green bond raccolgono in media il quintuplo del target fissato dagli emittenti. Questa domanda contrasta con una sottoscrizione media pari a tre volte l’offerta per i bond tradizionali con caratteristiche analoghe.
Anche il nostro Paese si sta muovendo su questo fronte: da inizio anno le aziende italiane hanno portato sul mercato 6,1 miliardi di bond verdi. A lanciare le sottoscrizioni sono state 11 grandi realtà del mondo dell’industria italiana. Enel, in particolare, si è fatta notare con l’innovativa proposta, rilanciata dalla stampa estera come possibile modello da seguire, di un’obbligazione verde il cui rendimento è legato al raggiungimento di una determinata quota di produzione attenta all’ambiente. Il bond servirà a intensificare gli sforzi per il raggiungimento degli obiettivi in termini di energie rinnovabili.