30 settembre 2019
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Biografia di James Earl Carter
James Earl Carter (detto Jimmy), nato a Plains, un paesino con meno di 500 abitanti nelle campagne della Georgia (Usa), il 1° ottobre 1924 (95 anni). Uomo politico e filantropo. Presidente degli Stati Uniti dal 1977 al 1981. Premio Nobel per la pace nel 2002 «per i decenni di instancabile sforzo nel trovare soluzioni pacifiche ai conflitti internazionali, nel far progredire la democrazia e i diritti umani» (Il Sole 24 Ore, 10/10/2009). È stato anche governatore della Georgia, imprenditore delle arachidi e marinaio sui sommergibili da guerra • «Educatamente ostinato, ferocemente sgobbone, mattiniero come l’ufficiale di Marina che era stato e come il preacher man, il predicatore battista che avrebbe voluto essere […] è stato l’ultimo presidente di un’America che non esiste più, quella prodotta dalla doppia umiliazione del Vietnam e del Watergate» (Vittorio Zucconi, la Repubblica, 2002) • Molto religioso: la sua «era fede vera, profonda, sofferta come fu la sua difficilissima amministrazione» (Vittorio Zucconi, la Repubblica, 2012) • «Quell’imbecille di Jimmy Carter, pace all’anima sua» (Roberto Gervaso a Goffredo Pistelli, Italia Oggi, 17/11/2015) • Detto «Jimmy il Dentone», per il suo abbagliante sorriso equino • «Jimmy Spegni-il-Sorriso-e-vai-a-Dormire» • «Peanuts» • «Il pio piantatore di noccioline» • È l’ex presidente degli Stati Uniti più anziano tra quelli ancora vivi. «È lo “zio del mondo”, il presidente americano chiamato a separare duellanti in molte zone di conflitto […] il presidente degli Stati Uniti le cui generose, generosissime intenzioni si trasformarono quasi sempre in azioni velleitarie e comportamenti insicuri» (Giulio Meotti, Il Foglio 02/04/2014).
Vita «Nato da un businessman e da una infermiera, Carter discendeva da una famiglia inglese che aveva lasciato la madrepatria per le colonie americane nel 1635 e si era stabilita per generazioni nella Georgia. I suoi avi paterni avevano partecipato alla Rivoluzione americana» (Glauco Maggi, La Stampa, 24/9/2012) • «La famiglia ha una piccola azienda agricola in una zona povera abitata prevalentemente da afroamericani» (Fernando Masullo, la Repubblica, 10/10/2016) • «La madre, Mrs Lilian, preparava il burro di noccioline, il fratello gestiva l’unica stazione di benzina del paese, stravaccato in salopette jeans unta e lattina di Budweiser perennemente in mano» (Zucconi 2012) • «Il padre è per la segregazione razziale ma non impedisce a Jimmy di frequentare i figli dei braccianti» (Masullo) • «Laureatosi al Georgia Southwestern College, entrò nell’Accademia Navale nel 1943, forte di un diploma in matematica e scienze» (Maggi) • L’anno dopo, a 22 anni, sposa Rosalynn, una ragazza appena diciottenne che lavorava per il parrucchiere del suo paesino. La Marina lo mette in servizio sui sommergibili da guerra e lo fa salire di grado. Jimmy diventa addetto ai reattori nucleari: sembra avviato verso una promettente (e sicura) carriera militare • «Da ufficiale si trovò coinvolto nel 1952 in un incidente al reattore sperimentale ai Laboratori Chalk River di Energia Atomica, che causò la fuoriuscita di milioni di litri d’acqua radioattiva. La partecipazione diretta alle operazioni di smantellamento della centrale ha maturato in Carter le sue posizioni fortemente critiche verso l’uso del nucleare e in particolare delle armi atomiche» (Maggi) • Poi, nel 1953, prima di compiere 30 anni, la vita di Jimmy arriva a un punto di svolta: il padre, ammalato di cancro ai polmoni, muore. «Essendo il più vecchio di 4 fratelli (3 maschi e una femmina) a Carter toccò di gestire l’attività agricola di famiglia: “produttore di noccioline” divenne, così, l’etichetta che non lo abbandonò più» (Maggi) • «L’inizio è traumatico: Jimmy e Rosalynn finiscono a vivere nelle case comunali per i poveri ma non si arrendono. Lui studia tecniche agrarie, lei tecniche di gestione e presto la produzione di arachidi diventa un’attività redditizia. Carter è un influente membro della Chiesa Battista e nel 1962 viene eletto al Senato della Georgia. Difendere i diritti civili nel profondo Sud non è facile né popolare ma lui trova la strada, con molta furbizia. Candidato governatore nel 1970 si barcamena, esprimendo rispetto per Luther King ma, allo stesso tempo, corteggiando il leader segregazionista Wallace. Delude i neri ma vince le elezioni e da Governatore sorprende tutti, dichiarando finito il tempo della segregazione razziale» (Masullo) • Sono anni difficili per l’America: ci sono la contestazione giovanile e le lotte per i diritti civili. La guerra in Vietnam è persa. La scandalo del Watergate ha gettato discredito sui politici a Washington e il presidente Nixon è stato costretto a dimettersi: «è un’impasse esistenziale» (Fabio Galvano, La Stampa, 12/10/2002) • Il vice di Nixon, Gerald Ford, divenuto presidente, si ricandida con il partito repubblicano per ottenere un nuovo mandato • Carter vede la sfida e si candida anche lui • Si costruisce «un’immagine di politico non compromesso e imbastisce una campagna elettorale ricca di riferimenti etici» (Treccani) • Non fuma e beve con moderazione. Si fa fotografare «mentre insegna la Bibbia ai fanciulli» (Zucconi 2012). Intervistato da Playboy dice di non aver mai tradito la moglie, anche se ammette di aver desiderato altre donne («è adulterio») • «La sua scalata ebbe del miracoloso: quando lanciò la sfida aveva nel suo passato solo un paio di mandati da senatore locale e la carica da governatore dello stato nativo della Georgia, ruoli che gli avevano fruttato solo un tasso di riconoscibilità nazionale del 2%. […] La campagna che lo laureò candidato per i Democratici fu un capolavoro strategico. […] Vinse le primarie in molti stati nordisti […] anticipando gli avversari nella costruzione di una rete di appoggi nella base di partito: viaggiò per quasi 80mila chilometri, visitò 37 stati e fece oltre 200 comizi, con una strategia puntuale e senza margini di errori […] Scelse come vice Walter Mondale, un liberal del Minnesota che doveva coprirlo a sinistra» (Maggi) • «Calcolò, in un momento di confidenza coi giornalisti ancor più devastati di lui, di avere accarezzato almeno 70mila neonati, assaggiato 15mila torte di mele e ispezionato 750 porcilaie. Un calcolo che soltanto un ingegnere, e per di più nucleare come lui, avrebbe potuto azzardare credibilmente» (Zucconi 2007) • Ottiene il 50,1% dei voti, contro il 48% del repubblicano e 297 grandi elettori contro 241 • «Fu quell’onda di sdegno e di vergogna, quel bisogno di sentirsi di nuovo “giusti” e non soltanto “forti” che lo proiettarono dal piccolo mondo antico sudista […] alla Casa Bianca. […] Commise l’errore fatale che a volte i politici onesti commettono: prese sul serio le promesse che aveva fatto» (Zucconi 2012).
Presidente «L’inaugurazione presidenziale del gennaio del 1977 fu un trionfo: tenendo la moglie Rosalynn per mano marciò a piedi dal Congresso alla Casa Bianca tra gli applausi della folla» (Ennio Caretto, Corriere della Sera 12/10/2002) • Era tradizione, per segnare l’inizio di una presidenza, tenere un ballo inaugurale: lui scelse di non farlo «sostituendolo con una serie di concerti nei musei» (Evan Cornog, la Repubblica, 20/01/2017) • Due giorni dopo il proprio insediamento chiede agli americani di non tenere il riscaldamento più alto di 18 gradi l’inverno • Fa vendere lo yacht presidenziale perché mantenerlo costa troppo, fa installare dei pannelli solari sul tetto della Casa Bianca, nei ricevimenti di Stato fa servire solo vino e niente superalcolici • Approva «l’Ethics in Government Act, che dal 1978 ha messo un tappo alla commistione fra interessi pubblici e intrallazzi privati» (Michele Ainis, La Stampa, 12/6/2007) • «Introdusse criteri di “moralità” nella politica estera […] dopo anni di ripugnanti dittature puntellate per interesse strategico, mise al bando gli “omicidi di leader politici” stranieri, aprì per la prima volta l’Amministrazione a uomini di colore e a donne, licenziò in tronco per il sospetto di conflitto di interessi un vecchio amico banchiere, Bert Lance, che aveva scelto come capo gabinetto, lasciò che l’apparato militare americano, proprio lui che era uscito dall’accademia navale di Annapolis, decadesse. Sempre nella ostinata, sincera convinzione che il messaggio della montagna, “beati coloro che fanno la pace”, fosse un programma di governo praticabile» (Zucconi 2002) • «A 52 anni, sembrò a molti una versione modesta, popolare di John Kennedy. Fu la classica luna di miele del nuovo eletto con l’elettorato. Ma durò poco. Scoppiarono i primi scandali: il fratello Billy, semi-alcolizzato, strinse rapporti d’affari con il leader libico Gheddafi, allora nemico numero uno della Superpotenza, e Carter dovette troncarli; il ministro del Tesoro Bert Lance si dimise per brogli finanziari; esplose la crisi petrolifera del ‘78, la seconda in cinque anni, e “l’indice della miseria” (disoccupazione più inflazione) salì alle stelle. Cominciarono i pettegolezzi: Lillian, l’estroversa ottuagenaria madre del presidente, si serviva della Casa Bianca per fare proselitismo religioso; la figlia Amy era una pacifista che contestava l’amministrazione in piazza; Rosalynn, “la magnolia di ferro” del sud, partecipava alle riunioni di gabinetto della Casa Bianca […] A un vertice baciò il leader sovietico Breznev, l’invasore della Cecoslovacchia, tra le proteste dei repubblicani. Dopo una partita di pesca, raccontò di essere stato aggredito da un coniglio, suscitando la derisione dei media. Rischiò lo svenimento a una maratona, lo sport di cui era più appassionato. La pace di Camp David del marzo del ‘79 tra il presidente egiziano Sadat e il premier israeliano Begin, lo rilanciò per qualche mese» (Caretto) • Dice che bisogna superare la «disordinata paura del comunismo»: cancella il McCarranAct, che vietava l’ingresso negli Usa dei comunisti. Cerca la distensione, ristabilisce relazioni diplomatiche con la Cina Popolare, prova a farlo anche con Cuba e firma con i russi un trattato per il contenimento delle armi atomiche: «Quel Salt 2 che riconosce ai sovietici la parità strategica o anche più della parità, mentre l’ambasciatore Anatolij Dobrynin è stato in questi anni il cittadino straniero più influente e persino più vezzeggiato a Washington» (Alberto Ronchey, Corriere della Sera, 4/10/1979) • I russi ne approfittano. Una loro flotta si piazza nel porto di Luanda e, la vigilia di Natale del 1979, l’armata rossa invade l’Afghanistan: «un paese che nemmeno due americani su un milione sarebbero stati in grado di individuare sulla mappa e dove nessun diretto interesse americano era identificabile, oltre al fatto che lì c’erano i sovietici» (Robert Kagan, Il Foglio, 29/05/2014) • Carter è costretto a cambiare rotta: decide di boicottare le Olimpiadi di Mosca del 1980 • Come se non bastasse, in Iran intanto era scoppiata la rivoluzione islamica: «“Abbandonò lo Scià, che era corrotto finché vuole, ma aveva il secondo esercito del mondo. […] lo Scià, esiliato, si trovò a girare per il mondo e non sapeva come fare perché non aveva un soldo, neppure per pagarsi l’albergo: lo avevano abbandonato da un giorno all’altro. Insomma Carter si giocò l’Iran”» (Roberto Gervaso a Pistelli) • «Il fondo della popolarità (il 66% di cui godeva nel gennaio dell’inaugurazione è via via crollato al 34% di fine mandato) lo toccò quando […] gli “studenti” del regime fondamentalista sequestrarono nel 1979 i 52 diplomatici e ospiti presenti nell’ambasciata Usa di Teheran» (Maggi) • Nell’aprile dell’80, gli americani organizzarono un blitz militare per liberarli, ma «gli elicotteri e gli aerei decollati dalla portaerei Nimitz finirono in mezzo a una tempesta di sabbia, un elicottero e un aereo di scontrarono in volo, persero la vita 8 militari americani» (Roberto Zichittella, Famiglia Cristiana, 2015) • Il suo segretario di Stato Cyrus Vance si dimette in segno di protesta • Gli americani non ne possono più di questo Jimmy Carter: «si erano stancati della sua onestà un po’ deprimente e sognavano il ritorno alle illusioni di grandezza di un’America “luminosa città sulla collina”» (Zucconi 2012) • «Il risveglio avvenne con il vento del lontano ovest, della California, che soffiava nelle vele di uno strano personaggio, un cavallo pazzo, anche se nient’affatto sprovveduto o impolitico, come Ronald Reagan» (Stefano Cingolani, Il Foglio, 16/1/2016) • In un dibattito in tivù nel 1980, Reagan sbatte in faccia a Carter la frase «Gli americani stanno meglio oggi o quattro anni fa?» e dopo che il presidente finisce di parlare lo prende in giro dicendo «There you go again» (che significa più o meno «Ecco, ci risiamo!»). La frase che diventa famosissima • Reagan vince le elezioni con «un risultato imbarazzante: 44 milioni di voti popolari al repubblicano contro i 35 milioni del presidente in carica, e 489 Grandi Elettori contro 49 […] L’umiliazione venne però nell’ultimo giorno della sua presidenza, quando Teheran rilasciò i prigionieri precedendo di qualche ora l’ingresso alla Casa Bianca di Reagan: evidentemente, un presidente più temuto» (Maggi). Erano passati 444 giorni dal sequestro • Dopo l’insediamento, assieme alla moglie, Reagan presiede «a una serie di eleganti balli in maschera, per la delizia dei [suoi] tanti sostenitori facoltosi» (Cornog). E fa anche togliere dal tetto i pannelli solari.
Giudizi «Il Vangelo sociale – il Dio di Woodrow Wilson, John Foster Dulles e Jimmy Carter – è stato il pilastro del cosiddetto “consenso protestante” che ha dominato la cultura americana fino al 1960» (l’economista David Goldman, citato da Giulio Meotti, Il Foglio, 3/9/2016) • «Un mondo [lontanissimo] dalla acrobatica moralità di Clinton e dal bellicismo texano di Bush» (Zucconi) • «Un uomo politico affabile, chiaro e pratico» (il Dalai Lama) • «Un presidente moralista che fece sembrare deboli gli Stati Uniti» (The Economist) • La sua fu una «politica idealista, sganciata dalla realtà e destinata a indebolire il mondo libero perché promuoveva il cambiamento politico soltanto nei paesi retti da regimi autoritari di destra, cioè gli alleati nella guerra contro l’imperialismo sovietico, e mirava a destabilizzare i regimi amichevoli o neutrali senza alcuna certezza che poi non venissero sostituiti da teocrazie totalitarie e reazionarie. […] una politica che aveva aperto la strada alla rivoluzione islamista dell’ayatollah Khomeini, con i risultati che sono cominciati a essere evidenti soltanto l’11 settembre 2001» (le critiche dei repubblicani, citate da Christian Rocca, Il Foglio, 9/12/2006) • «Un maniaco della precisione. Noiosissimo […] Rammento una riunione […] a Tokyo. Lui non era ancora presidente. Ma ho il ricordo netto di un uomo sempre pronto a impartire una lezioncina. Il che lo rendeva antipatico a tutti. In albergo, a colazione tutti lo fuggivano […] Era anche poco intelligente, come dimostrò il fallimento dell’operazione per la liberazione dei 52 ostaggi americani nell’ambasciata di Teheran. “Non voglio nemmeno un morto”, disse. Ma come si può immaginare che un’operazione del genere possa essere indolore? Suvvia...» (il politologo Giovanni Sartori) • «Sembra uscito da un film di Peter Sellers. Un insopportabile moralista, la Bibbia sempre in mano e, in testa, il vuoto, il nulla» (Roberto Gervaso) • «Non mi sono interessato alla politica finché non ho servito nelle forze armate e ho visto i pasticci combinati da Jimmy Carter» (Steve Bannon) • «Un piccolo uomo mediocre, che sorride come un compiacente basilisco» (lo storico Arthur Schlesinger) • «Obama riuscirà a far peggio di Carter» (il politico Antonio Martino, citato da Orazio Carabini, Il Sole 24 Ore, 3/7/2009).
Pensionato «Il problema di che fare dopo essere stato per quattro o otto anni l’uomo più potente del pianeta è comune a molti inquilini della Casa Bianca» (Maurizio Stefanini, Libero, 24/6/2016) • «Altri presidenti usciti malconci dalla loro avventura sul massimo soglio si sarebbero consolati giocando a golf, come l’onesto Ford, scrivendo memorie autoassolutorie, come il ringhioso Nixon […] Ma Jimmy […] aveva la propria fede cristiana, refugium trombatorum, oltre che peccatorum. Da subito riprese a predicare nella chiesina battista di Maranatha, fra gli alberi di pecan, le noci americane, a Plains. Gli era stato proposto un pulpito televisivo, che lui ha sempre rifiutato, perché troppo ostentato, troppo sfacciato per la sua modestia. Ai congressi del suo partito, il Democratico, aveva accettato, come penitenza, di fare comparsate nelle ore in cui nessuno guarda la televisione, per non suscitare brutti ricordi nel partito e nell’elettorato. Ma per i trent’anni trascorsi dalla sua cacciata dal paradiso artificiale della politica, “non è trascorso un giorno nel quale non abbia letto pagine della Bibbia”. E non c’è stata sera nella quale, prima di addormentarsi al fianco della moglie Rosalynn, […] non abbia discusso con lei un passaggio del Libro» (Zucconi 2012) • «Poi, nell’82 fondò il Carter center ad Atlanta, e lo elevò rapidamente a un faro dei diritti civili, della lotta alla fame e alle malattie, e a un simbolo di pace» • Diventa una specie di ambasciatore itinerante per l’America e per l’Onu: si impegna per la pace in Etiopia, Eritrea, Nicaragua, Haiti, va a trovare Fidel Castro e i nord coreani, sempre con la moglie al fianco. Lavora in 120 nazioni • «Si è dato da fare in tutti i modi possibili […] un po’ perché l’avevano trombato relativamente giovane dopo un solo mandato; un po’ perché per la cosa migliore che aveva fatto, gli accordi di Camp David, il Nobel per la Pace l’avevano dato ai suoi sodali Begin e Sadat, e non a lui. Tanto si è dato da fare […] che a sua volta ha raggiunto il Nobel nel 2002» (Stefanini) • Sostiene che non si dovrebbe poter fare il presidente dopo gli ottant’anni • Negli ultimi anni ha anche affrontato un cancro, ma lo ha sconfitto • «Quando lasciai la Casa Bianca calcolai di avere ancora 25 anni a mia disposizione. Ringrazio Dio di non averli sprecati”» (citato da Ennio Caretto, Corriere della Sera, 12/10/2002). Nel 2019 ne sono passati già 38.
Famiglia Il 7 luglio 2019 ha festeggiato 73 anni di matrimonio • La cosa fatta nella vita che lo rende più fiero: «Aver sposato Rosalynn» (Roberto Zichittella, Famiglia Cristiana, 2015) • Tre figli e una figlia: «John William (Jack), James Earl III (Chip), Donnel Jeffrey (Jeff) e Amy Lynn» (dal sito della casa Bianca) • Solo Amy era abbastanza piccola da abitare coi genitori alla Casa Bianca: «Subito tormentò il padre con i suoi rifiuti degli orpelli e dei cerimoniali» (Zucconi 2015): andava sui pattini a rotelle nella East Room, fu sorpresa a leggere un libro a tavola durante una cena in onore del primo ministro canadese, volle una casetta sull’albero nel giardino della Casa Bianca: «Il padre, dotato di un notevole talento da carpentiere dilettate, dovette collaborare a costruire per farla contenta, insieme con il Genio Militare, rispettosamente preoccupato della solidità di quella baracchetta tra i rami, dove Amy trascorreva più tempo che nella residenza» (Zucconi 2015) • Invece «Chip, il secondogenito, saliva sul tetto a farsi le canne» (Francesca Frediani, il Venerdì 8/7/2016)
ET Alcune sue parole sono incise sul disco d’oro sistemato a bordo della sonda Voyager che nel 1977 la Nasa lanciò verso i confini del sistema solare. Se gli alieni riuscissero a intercettarlo, tra i «suoni della Terra», sentirebbero anche Carter che dice: «Questo è un regalo di un piccolo e distante pianeta, un frammento dei nostri suoni, della nostra scienza, delle nostre immagini, della nostra musica, dei nostri pensieri e sentimenti. Stiamo cercando di sopravvivere ai nostri tempi, così da poter vivere fino ai vostri» • Durante un comizio nel 1969 disse di aver visto un ufo (Tullio Avoledo, Corriere della Sera, 21/6/2017)
La Bomba «Salve a tutti. Sono qui al SAC e volevo vedere come funziona questa roba”» (lui quando provò il funzionamento dei codici nucleari, Marco Berchi, Il Messaggero, 1/7/2013)
Libri Ha scritto più di trenta libri, tra cui un romanzo (Il vespaio, ambientato nel Sud all’epoca della guerra d’indipendenza), una raccolta di poesie («orrende») e saggi contro l’aborto, sulla religione («il quinto evangelista»), e contro le colonie israeliane nei Territori palestinesi.
Curiosità Alto 1 metro e 77: è stato il secondo presidente americano più basso dopo la prima guerra mondiale (il più basso di tutti era Truman, 1 e 70) • Nel 1977 Andy Warhol gli fece un ritratto, «ricevendo in cambio due sacchetti di arachidi autografati» (Felice Modica, Libero 26/7/2013) • Gli hanno intitolato un sottomarino da guerra, la USS Jimmy Carter • È stato membro della Commissione Trilaterale, il think tank fondato nel 1973 da David Rockfeller • «I servizi segreti lo chiamano in codice “il diacono”» (Ennio Caretto, Corriere della Sera, 12/10/2002) • Secondo Adnkronos, durante il suo mandato ha visto 580 film (nel ‘77, quando entrò alla Casa Bianca, uscirono La Febbre del Sabato Sera e il primo Guerre Stellari) • Pur essendo molto religioso è favorevole alle nozze gay, cosa ammessa dalla sua congregazione: «L’omosessualità era certamente diffusa anche nel mondo antico eppure Cristo non dice una sola parola di condanna o di discriminazione» • È citato nella canzone IEAIAIO dei System of Down • La sua casa natale a Plains, Georgia, si può visitare • «Oggi un Jimmy Carter non sarebbe eletto neppure alla carica di accalappiacani» (Zucconi 2012).