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 2019  settembre 29 Domenica calendario

Gli epitaffi più divertenti

■ «Scusate la polvere». Dorothy Parker, scrittrice e giornalista famosa per il suo spirito caustico, non si smentisce neanche nell’ultimo transito terreno, fino ai piedi della tomba. Infatti sono queste sono le parole che ha scelto come epitaffio. L’addio, prima di varcare la soglia fatale, hail sapore di un’ultima, geniale presa in giro. a morte è cosa talmente seria e dolorosa da poterci scherzare sopra. Sberleffi, ironie, aforismi fulminanti, illuminazioni beffarde, ma anche nostalgiche o pervase da una vena di sincera speranza: sono gli epitaffi che, in giro per il mondo, si leggono sulle sepolture di uomini e donnecelebri eammirati. Parole studiate per non farsi dimenticare, per stupire e provocare, ancora un’ultimavolta. Tutto nasce nell’antica Grecia, quando alla cerimonia di commiato ad un defunto veniva letto un discorso commemorativo. Quel discorso era appunto definito “epitaffio”. Poi, nel tempo, il termine è diventato di uso comune nell’indicare l’iscrizione sepolcrale. E a proposito di speranze venate di ironia, ecco cosa si è fatto scolpire sulla pietra Frank Sinatra: «Il meglio deveancoravenire».AncheMartin Luther King ha voluto lasciare parole fiduciose e felici, riguardo la vita oltre la vita: «Finalmente libero, finalmente libero, grazie a Dio onnipotente sono finalmente libero». COMICI Spike Milligan è stato uno dei comici inglesi più famosi del Novecento – in Italia non è altrettanto famoso – ma anche solo il suo epitaffio merita un posto d’onore.Con tuttol’umorismo nero di cui era capace, prima dimorire perinsufficienza renale nel 2002, espresse il desiderio che sulla sua lapide fosse scritto: «Ve lo avevo detto che ero malato». A causa del divieto da parte della diocesi di St. Thomas, dove è stato sepolto, la frase fu riportata in gaelico, sconosciuto ai più. Del resto, Milligan era di origine irlandese. Un altro celebre scrittore di origine irladese, dotato di fascino e verve, eraGeorge Bernard Show, celebre per le sue battute. Doveva andarsene senza prodursi nella sua specialità? E quindi sulla tomba si legge: «Sapevo che se avessi aspettato abbastanza a lungo qualcosa di simile sarebbe successo». In quanto a ironia beffarda, è noto che gli anglosassoni sono dei campioni.Ma certo è più difficileimmaginare che uno scrittore francese, profondamente credente, autore di romanzi potenti e dolenti, comeGeorges Bernanos (citiamo un titolo per tutti: Diario di un curato di campagna) potesse desiderare una frase commemorativa di questo tenore: «Si prega l’angelo trombettiere di suonare forte: il defunto è duro di orecchie». Caustico e geniale il fisico Werner Heinsenberg che volle congedarsi così lapidariamente: «Giace qui da qualche parte». I nostri grandi non sono da meno, in quantoa originalitàeatteggiamento filosofico davanti all’ineluttabile. Vittorio Gassman lascia come suo ultimo motteggio questa frase: «Non fumaiimpallato», riferimento al gergo televisivo, per cui impallare vuol dire coprire, oscurare. Come dargli torto? Per il mitico Mike Bongiorno non poteva mancare il suo «Allegria», che lo accompagna anche nell’altro mondo. Mentre Aldo Fabrizi oltre che immenso attore è stato ungran buongustaioeamante della cucina, dunque non stupisce che sulla sua tomba si sia fatto in inciderel’epitaffio «Tolto da questomondo troppo al dente». SCANZONATE Piccolo capolavoro di ironia e di sintesianche quelloinciso perAlberto Sordi: «Sor Marchese, è l’ora», con esplicito riferimento ad una delle sue interpretazioni più straordinarie, il Marchese del Grillo. Mentre Franco Califano lascia aperta ogni possibilità: «Non escludo il ritorno», silegge sulla lapide. Una “disgressione” dalle note allegre e scanzonate. Sul luogo in cui è stato sepolto Primo Levi si legge solo un numero, 174517. Questo è il numero identificativo tatuato sul braccio dello scrittore durantela prigionia adAuschwitz. L’effetto è traumatizzante, simile a quello provocato dalla visita nel museo dell’Olocausto a Gerusalemme, lo Yad Vashem, nella sala del memoriale dei Bambini, dove una voce registrata elenca, uno ad uno, i nomi delle piccole vittime della Shoah. Poetica la frase per ricordare Tazio Nuvolari, il grande precursore dei campioni di automobilismo: «Correrà veloce sulle vie del Cielo». TOUR CIMITERIALI Sicapisce, allora, cheanche scrivere epitaffi è un’arte. Tanto che poeti e scrittori non si sono sottrattialfascino di fare poesia o letteratura traendo ispirazione dal tema delle tombe e dei cimiterifoto che si distinguono per le parole di commiato rivolte a questo mondo. Da Edgar Lee Masters e la sua Antologia di Spoon River, diventata un classico a sua volta fonte di ispirazione per molti altri, al contemporaneo Cees Nooteboom, che nel libroTumbasracconta le sue peregrinazioni alla ricerca delle sepolture di autori amati, da Marcel Proust a Robert Louis Stevenson, da Jorge Borges a Giacomo Leopardi. I tour cimiteriali, del resto, oggi sono diventata una vera tendenza per il turismo meno massificato; in luoghi come il Verano a Roma, il Monumentale diMilano, il Pere Lachaise a Parigi, si possono trovareveri capolavori di scultura e perle di stringata saggezza e di poesia vagabondando tra le tombe illustri e non illustri. E in effetti,a conclusione di questa carrellata di epitaffi famosi e divertenti, ci sembra opportuno segnalare quello posto sulla tomba di una persona comune, senzafama, tale Johnny Yeast, che però, ironia della sorte, è diventato celebre proprio per via del suo epitaffio: «Qui giace Johnny Yeast. Scusate se non mi alzo». © RIPRODUZIONE RIS