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 2019  settembre 29 Domenica calendario

Intervista a Luciana Littizzetto

Oggi torna con Fabio Fazio a Che tempo che fa, su una rete diversa, Rai 2, «ma con lo stesso spirito. Anzi, ancora più entusiasmo, è un nuovo inizio». Luciana Littizzetto racconta che la tv non le è mancata «perché il rapporto con gli spettatori non s’interrompe mai». Tra gli ospiti l’ex ministro dell’Economia Giovanni Tria, Federica Pellegrini, Manuel Bortuzzo, Michela Murgia, Mahmood. L’appuntamento serale è preceduto alle 19.30 da Che tempo che farà, con Fazio che intervista Gino Strada. Ospiti fissi il Mago Forest, Ale e Franz, Raul Cremona e Gigi Marzullo. Luciana cosa le manca quando non fa televisione? «Con Fabio ci sentiamo ogni tanto, ma” mancare” è un verbo strano. Ho confidenza con il pubblico, c’è un’altra trasmissione che si svolge per strada, è un dialogo continuo». Cosa le chiedono? «Sempre la stessa cosa: “Dove hai lasciato Fazio?”. Immaginano la coppia, non possono pensarci disgiunti. Nel nostro mestiere è importante prendersi delle pause, fare benzina, leggere, fermarsi, vivere. I tempi sono stretti perché le notizie cambiano velocemente: quello che ieri era bianco diventa nero o fucsia. Il pezzo invecchia». Punta molto sulla “notizia balenga”. «Adesso su Rai2 con le notizie balenghe mi scatenerò. Sono le più semplici, danno spazio alla follia più pura e raffinata anche se alcune sono talmente surreali che quasi non ci credi. Devi trovare una cosa che ti consenta di spaziare». È più difficile far ridere? «È difficilissimo. La “balenga” è un mondo a parte, per tutto il resto bisogna trovare la smarginatura, la riflessione». È vero che Fazio non sa mai prima cosa farà? «Certo. A Mai dire gol praticavo lo stesso metodo coi miei mitici Gialappi. Uno dei marchi del comico è l’imprevedibilità. Arrivo a Milano, vado in sala trucco, mi riesumano come possono. Arriva il pirla, cioè Fabio, lui fa prima di me, si lava i capelli. Gli dico: “Allora parto con questa notizia, chiudo con la letterina”. Ma non sa nulla se no mi mette l’ansia, continua a chiedere: “Sei sicura?”. Mi diverto di più spiazzandolo». Cos’ha significato lo spostamento su Rai 2? «Intanto ci hanno sfrattato, ci hanno messo al secondo piano. Dettagli logistici a parte, sono molto contenta perché tutto quello che comincia mi piace. Facciamo un mestiere meraviglioso e dobbiamo portare leggerezza, intelligenza e sollievo anche se si parla di cose profonde». In cosa pensa di avere talento? «So ascoltare e capire quello che succede nel costume e nella società. Credo che sia importante stare sempre sul quotidiano. Spero che saremo liberi di raccontare e di disturbare. Non ho mai smesso di farlo, è scritto nel mio Dna». I comici sono ascoltati? «Dipende. Sono contenta perché l’anno scorso ho fatto un appello per una medicina che cura il Parkinson introvabile e qualcosa si è mosso. Non perché tu, comico, cambi le cose, ma scateni il movimento. Non sei un politico, ma sei l’altoparlante della gente». L’altoparlante sono diventati i social, con i loro veleni. Anche lei ne è stata vittima: che impressione fa? «È un altro mondo. Una volta commentavi in salotto quello che succedeva, ora si fa in diretta. Sui social c’è l’intelligenza ma è anche la cloaca dei sentimenti ignobili. Con le donne ci vanno giù pesanti, specie se sono determinate. Quelle che prendono posizione danno noia». L’hanno aggredita quando ha preso posizione sulla Open Arms. «Quando arriva la “shitstorm” non fa piacere ma ci sono momenti in cui un personaggio pubblico deve prendere posizione. Come puoi tacere? Poi c’è una misura in tutto, i politici devono essere i primi ad averla». Si è pentita di essere intervenuta sui migranti? «Prevedevo che mi avrebbero criticata, ma non con quella ferocia. Non credevo che i post sarebbero durati così tanto ma lo rifarei. Era insopportabile umanamente. Non sono un politico, penso che la soluzione dei problemi non sia facile. Ora sono contenta che al Ministero dell’Interno ci sia una donna, Luciana Lamorgese. Vedo cambiamenti, la voglia di mediare. Il braccio di ferro non funziona mai. Da madre – e lo dico ai miei figli – penso che siamo nati nella parte più felice del mondo. La paura che continuano a instillarci ci confonde le idee e ci fa scordare l’umanità. Rimaniamo umani». Non c’è rispetto neanche per la malattia: pensi a cosa è successo a Nadia Toffa e ora a Emma. «È spaventoso. Ha ragione Gabriele Muccino quando scrive che sono persone che hanno i vermi nel cuore. Ci vuole rispetto, anche dei luoghi dove ci confrontiamo. A i discorsi al Senato ho ascoltato La Russa con rispetto, non condivido le sue idee ma condivido il dissenso leale». Le donne vengono insultate per il fisico o l’età. «Gli uomini con le stesse caratteristiche vengono esaltati, con gli anni guadagnano fascino. La donna invece viene disprezzata e finisce per fare autoironia, ridimensionarsi da sola per non essere ingiuriata. Alla faccia di chi mi dice racchia, befana, rispondo che non sono fata ma strega. Mi piace il caldo. Bruciatemi, sono abituata alle caldane. E poi vorrei ricordare una cosa che ha detto Lidia Ravera». Prego. «Lidia, che è una donna bella, aveva parlato della vecchiaia e di come avesse fatto a metabolizzarla. Ha detto: “Ho imparato a sculettare col cervello”. Quindi nella mia televisione si prova a un po’ a sculettare, ma col cervello». Chi sono gli hater? «Penso che siano persone con una bestia dentro che li divora, parole così cattive nascono dal male. A me non vengono neanche in mente, adesso pure i più piccoli si permettono di dire delle cose... Perché i social hanno questo di orribile, tutto è possibile: non hai nessuno davanti. I modelli dei ragazzi sono quelli che in tv gridano per non far parlare l’altro. C’è un’insofferenza, ormai vogliono la vita on demand come in televisione». La sua tv preferita? «La generalista con i suoi appuntamenti: il lunedì c’è quello, la domenica quell’altro. Sarà obsoleto ma l’appuntamento crea una familiarità col pubblico». Ha cambiato qualcosa nel suo intervento comico? «C’è una piccola novità che devo mettere a punto. Tranquillizzo tutti: non sarà un balletto perché voglio bene al pubblico. So fare solo l’idiota. Come quegli uccellini che possono beccare un unico seme».