Corriere della Sera, 29 settembre 2019
Proust innamorato
Che personaggio meraviglioso il Marcel Proust raccontato da Lorenza Foschini in questa «storia d’amore e di amicizia» che rende così vivo il libro Il vento attraversa le nostre anime, pubblicato da Mondadori. Il Proust costretto ad abbandonare il suo celebre appartamento di Boulevard Haussmann per trasferirsi in un appartamento solo un po’ più piccolo, ma che descrive agli amici addirittura come «il tugurio». Il Proust che costringe, nel tratto conclusivo della sua vita, persino Reynaldo Hahn, il coprotagonista di questa storia, a chiedere notizie solo attraverso le domande annotate su un foglio e poi riferite da Céleste, la fedele governante, all’amico di una vita malato. Il Marcel Proust che dovrebbe uscire di tanto in tanto da quel «tugurio», ma per uscire, scrive a Gaston Gallimard, «bisognerebbe arrivare fino all’ascensore. Vivere non è sempre comodo».
Non sono solo bizzarrie, ma le manifestazioni di un oltranzismo caratteriale che impedirà a Proust, roso dai tormenti di una gelosia patologica e prigioniero di un sentimento del possesso spinto al parossismo, di vivere il sentimento appassionato sbocciato nel 1894 tra «il giovane uomo ancora sconosciuto, di buona famiglia borghese, di rara intelligenza e raffinata cultura, e di salute malferma» e Reynaldo Hahn.
Lorenza Foschini di questo amore ha dato una rappresentazione vivida, lavorando su testimonianze e carteggi che il perbenismo delle famiglie aveva voluto, se non distruggere, almeno occultare. E ne ha ricavato una narrazione, che da una parte è scandita dai rispecchiamenti letterari che Proust catturò da questa relazione per dare linfa ad alcuni passaggi essenziali della Recherche. Dall’altra per ricostruire la storia di un rapporto che segnerà per sempre il modo di stare al mondo dei due protagonisti. Reynaldo, quello più sfortunato e malinconico dei due, ha un passato da enfant prodige dotato di una voce fascinosa e piena di grazia, musicista raffinato, l’uomo che Massenet considerava il suo «allievo prediletto». Mosso da gusti raffinati e molto tradizionali, diffidava della musica tedesca e in particolare dell’opera di Richard Wagner, cui invece Proust tributava un culto quasi idolatrico. Alla fine della Prima guerra mondiale stentò a ritrovare il suo rassicurante universo culturale, sconvolto dall’irruzione di novità che non riusciva a far sue, a differenza di Marcel, rabdomanticamente pronto ad annusare qualunque profumo di novità da riversare nella sua opera.
La frattura
Si spalanca tra i due uno squilibrio
destinato a sfociare forse in rancori indicibili
Particolare molto significativo, Reynaldo è omosessuale, ma ostenta un disprezzo profondo per quelli che chiama «invertiti». «Cosa spinge un ragazzo di diciannove anni a manifestare in modo così violento la ripugnanza contro coloro che hanno la sua stessa indole?», si chiede Lorenza Foschini. La quale rintraccia nella Recherche un passaggio in cui è descritto il disprezzo di Reynaldo: «D’altronde l’invertito, messo in presenza di un altro invertito, vede non soltanto un’immagine sgradevole di se stesso…» e così via.
Forse c’è il riflesso in queste parole di una grande paura, alimentata in quegli anni dalla persecuzione che aveva colpito Oscar Wilde, «lo spettro dell’infamia sociale, la minaccia del dolore che un’onta simile potrebbe arrecare», la derisione: «Senza onore se non precario, senza libertà se non provvisoria», un giorno sugli altari, il giorno dopo nella polvere. È questo sentimento di instabile e angosciosa precarietà che condiziona sia in Marcel che in Reynaldo l’atteggiamento verso l’omosessualità, mal tollerata non solo negli ambienti del perbenismo borghese, ma anche in quello culturale, apparentemente più libero nel passaggio tra i due secoli, ma in realtà condizionato da pregiudizi e avvelenato da maldicenze.
Lorenza Foschini individua nella gelosia, nella possessività esasperata di Marcel, che diventa tortura, catena di rimproveri e ricatti infiniti, l’origine della rottura tra i due, anche se l’amicizia durerà molti decenni fino alla morte dell’autore della Recherche. «Nello scrivere la storia d’amore di Swann e Odette», scrive la Foschini, Proust si ricorderà di quel momento doloroso, dell’«ansia del possesso» e dei dolori della gelosia. Ma un altro elemento emerge da questa ricostruzione: e cioè l’incapacità di Reynaldo, pupillo della migliore tradizione musicale, di creare il grande capolavoro, l’opera più importante della sua carriera. Si spalanca tra i due una dissimmetria destinata a sfociare forse in rancori indicibili, in invidie mal represse. Mentre Proust mette mano alla Recherche, Reynaldo non sa fare altrettanto nel suo campo estetico. Questo dettaglio li dividerà. Anche se ciò che resta della loro vita terrestre è sepolto a poca distanza nel cimitero Père Lachaise. Riuniti, almeno nell’immaginazione.