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 2019  settembre 25 Mercoledì calendario

La Brexit er la clearing house di Londra

FRANCOFORTE
Il nodo del clearing centralizzato sui derivati OTC negoziati a Londra, soprattutto nel caso di una Brexit caotica, è un nodo che se la Commissione europea non dovesse sciogliere in tempo si trasformerà in un cappio per le banche d’investimento europee più operative con le clearing houses della City. Il mercato degli swap a medio e lungo termine sui tassi d’interesse denominati in euro è ancora incentrato a Londra e per le banche Brexit può avere due risvolti negativi: l’aumento dei requisiti di capitale prudenziale per le banche che continueranno ad avere come controparte le CCP londinesi, se queste risulteranno “non qualificate” per l’Esma; il trasferimento delle posizioni in derivati da Londra ad altre piazze finanziarie europee, e dunque dalle filiali londinesi a quelle europee, comporta un giro di vite perché i supervisori europei risultano più severi nel trattamento dei derivati rispetto alla vigilanza britannica.
Il nodo delle “QCCP” (qualified central counterparty clearing) in caso di Brexit non è sciolto de tutto. Le casse di compensazione e garanzia cosiddette “qualificate” hanno un trattamento preferenziale in Europa in fatto di requisiti di capitale per il rischio di credito e di controparte, che è pari al 2%, dunque molto basso. Al momento le tre grandi clearing houses londinesi, LCH, ICE Clear Europe e LME clear, saranno riconosciute automaticamente e autorizzate a operare nella Ue dall’Esma, nel caso di no-deal Brexit. Ma stando a fonti bene informate, questa autorizzazione non equivale alla targhetta di “qualified CCP”: le tre big londinesi, stando alle fonti, avrebbero ottenuto la qualifica di QCCP dopo Brexit solo fino al marzo 2020, ovvero, durante il periodo transitorio riconosciuto dalla Commissione europea.
Senza un’ulteriore proroga o concessione da parte di Bruxelles, dall’aprile 2020 i requisiti di capitale per le banche europee con controparte clearing londinese saliranno: una tegola che va ad aggiungersi ai già stringenti requisiti di capitale che le banche europee devono soddisfare ora, e in prospettiva quelli di Basilea3. Le più soggette a questo rincaro sono le investment bank europee più attive nei derivati e nel mercato dei capitali e dei mutui ipotecari, come Deutsche Bank, Société Générale, BNP Paribas.
La lobby delle banche europee sta già esercitando pressione sulla Commissione Ue, sottolineando come questa norma capestro danneggerebbe il sistema bancario dell’Unione che avrebbe uno svantaggio competitivo rispetto alle banche americane. Gli organi di vigilanza nazionali e l’SSM-BCE starebbero a loro volta mettendo pressione sulle banche europee, per “rimpatriare” le transazioni in derivati denominati in euro da Londra verso le piazze europee e assoggettarle così alla supervisione europea. I derivati OTC sui tassi d’interesse, gli IRS (interest rate swap), hanno rilevanza di rischio sistemico e di politica monetaria, stando alle fonti.
Eurex, la Borsa di Francoforte con trading e clearing centralizzato dei derivati OTC, sta facendo di tutto per attrarre business da Londra: nei giorni scorsi ha lanciato un’offerta a commissioni zero, che durerà fino alla fine dell’anno, per incentivare lo switching in derivati da Londra. Al momento, il 13% del valore nominale in essere dei derivati OTC sui tassi d’interesse denominati in euro viaggia su Eurex clearing. Eurex è soggetta alla vigilanza del supervisore nazionale BaFin e compete con Londra su commissioni, costi di finanziamento e certezza regolamentare. «Abbiamo raggiunto una quota del 30% del mercato dealer-to-dealer in FRAs (ndr. forward rate agreements) a breve scadenza, 3 o 6 mes.Mentre sugli swap a lunga scadenza, che possono arrivare fino a 50 anni, abbiamo una quota dell’8% perché sono difficili da trasferire da una CCP all’altra», spiega il membro del Board di Deutsche Boerse Matthias Graulich, raggiunto da Il Sole 24 Ore a Londra. «Alcune piattaforme, come CapitalLab e Tradelab, hanno iniziato a fornire un servizio dedicato al trasferimento switch di contratti derivati da una CCP all’altra», dice Graulich, secondo il quale finora i volumi sono bassi ma aumenteranno tanto più salirà la pressione di uscire da Londra con Brexit caotica.
La Commissione, stando agli esperti del settore, non ha problemi ad estendere il periodo di transizione per i derivati in dollari Usa,franchi svizzeri, sterline e yen ma potrebbe essere più rigida sui derivati in euro, per spingere le banche a trasferire più posizioni da Londra in Europa continentale. Le banche per ora stanno trasferendo i derivati OTC che scadono, con roll over di posizioni da Londra all’Europa continentale. E puntano sulle CCP londinesiche restino “qualified” a lungo dopo Brexit.