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 2019  settembre 28 Sabato calendario

Biografia di Lisbona

isbona è una meraviglia antica adagiata su un miracolo recente. Un concentrato di storia imperiale e un modernissimo laboratorio di ricette politico-economiche. Un simbolo della vecchia Europa e una delle sue capitali più dinamiche e ottimiste. Il posto giusto dove andare, adesso, per chiunque e per qualunque obiettivo: formativo, informativo o di puro relax. Per questo, prima di godersi una passeggiata sul Tago da terminare al Maat, il museo più cool d’Europa, un mix tra la Tate londinese e la romanissima Centrale Montemartini che dosa magnificamente arte, architettura e tecnologia; prima di constatare compiaciuti – gustandosi un porto tónico (porto bianco e acqua tonica) sulla terrazza supertrendy del «Rio Maravilha» – che la vista del Ponte 25 Aprile forse dà dei punti pure al Golden Gate che tanto ricorda; prima di tutto questo insomma, vale la pena ricordarsi di cosa l’ha reso possibile.
Lisbona e il Portogallo – oggi pare incredibile – solo otto anni fa erano alla merce’ della famigerata (o troppo vituperata?) Troika. Una città e un Paese in ginocchio di fronte a Banca centrale europea, Commissione Ue e Fondo monetario internazionale, che in cambio di un bailout (salvataggio) da 78 miliardi ottennero un durissimo programma di austerità. Come sempre in questi casi, la formula ha prodotto costi sociali pesanti e opportunità di riscatto irripetibili. Un contropiede alla storia che il Portogallo di Cristiano Ronaldo ha condotto con un attacco a due punte: una più sfigata e di fatica – il centrodestra che si è fatto carico delle prime riforme e ne ha pagato il prezzo politico – e una fortunata e talentuosa – i socialisti di António Costa, che dal 2015 hanno usufruito del lavoro sporco dei predecessori e rilanciato il Paese e la sua spettacolare capitale.
Proprio nei prossimi giorni – il 6 ottobre – i portoghesi tornano a votare e i lettori del Corriere che voleranno a Lisbona a dicembre troveranno con ogni probabilità un Costa ancora più saldo al potere, grazie a un salto vitale tra propaganda e buongoverno: diventato premier promettendo il lanciafiamme contro l’austerity, ne ha poi praticato una versione intelligente, e oggi può permettersi una campagna elettorale in cui la difende e ne annuncia il proseguimento. I sondaggi gli danno quasi il 40 per cento e il Blocco di sinistra è nel limbo dell’alleato che vorrebbe cambiare ricetta o farsi oppositore. António Costa è un fenomeno che sarà studiato a lungo nel mondo.
Serve soprattutto questo a capire Lisbona. A capire perché è così attraente per tutti gli stranieri, migranti o pensionati che si beano dello «zero» alla voce trattenute, designer e investitori sedotti da una vocazione manifatturiera vietnamita e da una stabilità politica ormai rara. Il Paese più pacifico del mondo dopo Islanda e Norvegia secondo l’ultimo Global Peace Index. Il posto d’Europa con il più basso tasso di criminalità. La capitale che nel 2018 ha vinto il World Travel Award sia come destinazione urbana sia come «city break»: un ossimoro turistico solo apparente, che in effetti ne suggella l’unicità.
Siccome non è una favola, ci sono naturalmente i lati oscuri, lo stipendio medio a 850 euro, i quartieri gentrificati, il centro storico conquistato da Airbnb, i palazzi fatiscenti che rubano l’occhio quanto le ristrutturazioni più smaglianti, gli uni occupati dagli sconfitti del boom che cercano di resistere, le altre da francesi che si sono fatti la seconda casa dei sogni. Ma chi va a Lisbona avverte a ogni passo la resilienza di una città sopravvissuta a tutto, terremoti, dittature e crisi economiche. E che pare lontanissima dai dubbi di Pessoa («Sto cominciando a conoscere me stesso. Io non esisto»). Lisbona c’è, a Ovest di tutto eppure nel cuore d’Europa.