Corriere della Sera, 28 settembre 2019
L’industria dei crediti deteriorati
DAL NOSTRO INVIATO
VENEZIA L’eredità della crisi in Italia ha un dato ormai storico: 330 miliardi di euro di crediti in sofferenza o deteriorati (npl). Sebbene non siano più una minaccia per la «stabilità» del sistema – rassicura Bruna Szego, capo della regolazione e analisi Macroprudenziale della Banca d’Italia – le banche continuano ad averne nei loro portafogli per circa 164 miliardi lordi, di cui oltre 74 miliardi sono utp, ovvero crediti di imprese in difficoltà ma che possono ancora riprendersi. Ma le banche hanno fatto anche enorme pulizia: più della metà, circa 177 miliardi, è stata ceduta a investitori specializzati. Ora il tema è quello del loro recupero, oggi fermo a 11 miliardi, con un ritmo del 3% all’anno.
Attorno agli npl vive ormai una vera industria composta da «49 servicers (le società che gestiscono i crediti, ndr), 984 agenzie di recupero, 13.300 dipendenti e che cresce a doppia cifra», spiega Luciano Colombini, amministratore delegato di Banca Ifis, uno tra i maggiori operatori degli npl che da otto anni organizza gli Npl Meeting: ieri erano oltre 1.100 gli operatori presenti nel palazzo del Cinema di Venezia. Per accelerare si punta a investimenti in tecnologia, blockchain e intelligenza artificiale, dai programmi per la lettura automatica dei documenti alle reti neurali che suggeriscono l’approccio migliore per trattare con il debitore. E poi servono «economie di scala», cioè le aggregazioni. Proprio Ifis sta trattando con Credito Fondiario, anche se il progetto mostra difficoltà.
Ma le cose non vanno bene per tutti. Come emerge dal periodico report di Moody’s, sono indietro nei tassi di recupero 9 cartolarizzazioni su 14 che hanno ricevuto le Gacs, la garanzia dello Tesoro. Se le cose andassero male per tutti, lo Stato sarebbe potenzialmente esposto per circa 10 miliardi. Ma ad oggi «non ci sono elementi di preoccupazione», dice Stefano Cappiello, direttore generale del Tesoro con delega su banche e sistema finanziario: «Due anni sono pochi per valutare questa esperienza». Il governo in ogni caso sta stringendo le maglie: se per due volte consecutive il servicer non centrerà gli obiettivi, verrà sostituito. Il mercato «si conferma vivace», commenta Ifis. Per il 2019 stima 46 miliardi di transazioni di npl, il 17% coperte da Gacs e il 35% nel mercato secondario, cioè di investitori che vendono pacchetti di crediti ad altri operatori, e 29 miliardi di utp. Altri 43 miliardi di npl sono arresi nel 2020. Proprio ieri Illimity, fondata da Corrado Passera, ha rilevato 850 milioni di npl, di cui 730 da Unicredit.