Corriere della Sera, 28 settembre 2019
Intervista a Villani, candidato sindaco di Parigi
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI Un candidato eccentrico, non solo per le cravatte Lavallière e le spille con i ragni appuntate sulla giacca. Cédric Villani, 45 anni, è un importante matematico, vincitore nel 2010 della medaglia Fields (l’equivalente del Nobel) per le sue – non popolarissime – «prove dello smorzamento di Landau non lineare e della convergenza verso l’equilibrio nell’equazione di Boltzmann».
Eppure Villani (origini italiane, tra Napoli e Genova) punta a diventare sindaco di Parigi, e gli ultimi sondaggi lo danno a sorpresa poco dietro la sindaca uscente Anne Hidalgo e a pari merito intorno al 15% con il collega macronista Benjamin Griveaux, che però ha ottenuto l’investitura del partito.
Vicino a Macron dalla prima ora, eletto deputato, il ribelle Villani si presenterà alle elezioni di marzo 2020 contro la volontà di La République En Marche. Nel suo quartiere generale, a due passi da Notre-Dame, spiega perché la sua candidatura è «nuova, benevola, indipendente» e capace di attrarre il voto popolare, nonostante l’equazione di Boltzmann.
Che cosa ha di diverso la sua proposta politica rispetto a quella dei concorrenti?
«Io provengo dall’esterno della politica, ho una carriera nel mondo scientifico al quale potrei tornare in qualsiasi momento. Poi non attacco mai gli altri, mi concentro sul mio dialogo con i cittadini, preferisco non criticare gli avversari. Infine, non ho l’appoggio di alcun partito, anche se faccio ancora parte di LREM».
Dove trova allora i soldi e la struttura per andare avanti nella campagna?
«I soldi si trovano, ci sono le donazioni, punto a raccogliere un milione di euro. Poi molti militanti ed esperti si sono fatti avanti. Sono con me elettori macronisti e anche di altre aree politiche».
È sorpreso dai sondaggi che la danno in buona posizione nonostante la ribellione al partito?
Sorpresa
Gli ultimi sondaggi lo danno a sorpresa poco dietro la sindaca uscente Anne Hidalgo
«No, sono contento ma non sorpreso. Nei mesi scorsi ho parlato molto con i parigini, ho capito di avere uno spazio a disposizione».
Qual è il suo programma?
«È ancora presto per i dettagli. Le elezioni sono a marzo, tra sei mesi, e io voglio approfittare di questo tempo per consultare i cittadini».
Come fece Macron prima delle presidenziali, col programma che è arrivato all’ultimo momento?
«Sì, quel metodo mi piace. Il programma si fa con gli esperti ma anche con gli elettori, consultandoli prima, per rispondere ai loro bisogni».
La sua candidatura è un ritorno al macronismo delle origini? Ora che Macron e il suo partito sono al potere, un uomo fuori dell’apparato si rivolge, di nuovo, direttamente ai cittadini.
«Molti lo pensano. Dicono che si tratta di un ritorno ai primi passi del movimento, che rappresentiamo il seguito di quello slancio iniziale».
Ma con Macron che rapporto ha adesso?
Ho fatto attenzione a non rompere con il presidente La mia è una iniziativa di libertà, non un attacco nei suoi confronti
«È una cosa che riguarda me e lui, ma ho fatto attenzione a non rompere. La mia è una iniziativa di libertà, non di attacco nei suoi confronti».
Lo scorso inverno Parigi è stata presa d’assalto dai gilet gialli. Che cosa pensa di quegli eventi?
«Due cose. La prima è che quando si lascia crescere la contestazione è difficile tornare indietro, sarebbe stato meglio offrire subito risposte al malcontento. Poi, vedo una lezione: il dibattito con gli elettori è fondamentale».
Lei che pone l’accento sull’ambiente, che cosa pensa di Greta Thunberg?
«Mi piace molto. Preferisco una giovane svedese troppo emotiva a un leader americano troppo cinico».
Come ha vissuto le polemiche tra Francia e Italia?
«Malissimo, ho origini italiane e non c’è Paese che abbia visitato di più. Uno dei miei allievi italiani, Alessio Figalli, ha ricevuto la medaglia Fields 2018, e ho ottimi rapporti con il suo maestro Luigi Ambrosio della Normale di Pisa. La Francia è la mia patria, ma un po’ anche l’Italia».
In un’epoca di rivolta contro le élite, non pensa che l’immagine di genio della matematica possa giocare a suo sfavore?
I gilet gialli? Se si lascia crescere la protesta, poi è difficile tornare indietro: sarebbe stato meglio offrire subito delle risposte
«Non mi pare. Sono conosciuto anche perché ho dedicato molto tempo a fare divulgazione in conferenze e trasmissioni pubbliche. E parlo alla gente con facilità».
Qual è il suo più grande desiderio per Parigi?
«Farla tornare la ville lumière, la città che mostra la luce al mondo. Mi spezza il cuore vederla attraversata dalle tensioni, piena di nervosismo per il traffico, l’inquinamento, il costo impossibile delle case. Vorrei essere il sindaco di una Parigi più mite».