27 settembre 2019
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Biografia di Giovanni Tria
Giovanni Tria, nato a Roma il 28 settembre 1948 (71 anni). Professore di Economia. Uomo politico. Già Ministro dell’Economia e delle Finanze nel primo governo Conte, dal 1° giugno 2018 al 5 settembre 2019. Considerato l’uomo che doveva tenere a bada le richieste di Salvini e Di Maio in quel governo e accontentarli senza sfasciare i conti dello Stato • Ha insegnato Economia politica, Economia dello sviluppo e Storia del pensiero economico. Nel 2017 era diventato preside della Facoltà di Economia di Tor Vergata. Quando fu chiamato a fare il ministro stava per andare in pensione • «Credo di essere l’unico parlamentare che lo conoscesse» (Alberto Bagnai) • Era stato anche consulente economico di Forza Italia • «Chi fa parte di un governo è un politico. Il ministro tecnico non esiste» (lui a Carlo Tecce, Il Fatto Quotidiano, 30/4/2019).
Vita «Come molti pompieri anche Giovanni Tria è nato incendiario. Figlio di un dirigente di Confindustria e di una pacata professoressa di francese, ha scelto il controcanto. Ai tempi del liceo romano Virgilio militava niente meno che tra i maoisti di Stella Rossa. Albeggiava il ’68. Le guardie rosse irrigavano la bella Rivoluzione culturale, anche se ancora non si sapeva con quanto sangue. […] Tria studia e viaggia. All’inizio, persino su una motocicletta Bmw, come gli hipster di Nel corso del tempo […] di Wim Wenders. Un po’ di Oriente, le isole greche, la Turchia. Traversate che ancora oggi sono i migliori ricordi a cui appendere un po’ di malinconia. Dopo la moto, la laurea in Giurisprudenza alla Sapienza, la carriera accademica in Italia, in America, persino in Cina dove stava per nascere il liberismo-comunismo di Stato» • In Italia insegna economia proprio alla Sapienza, e all’Università di Tor Vergata. Alla Columbia University di New York, nei primi anni Ottanta, segue i corsi di Edmund Phelps (premio «Nobel» per l’economia nel 2006). In Cina, invece, ci va almeno una volta all’anno dagli anni Settanta («capisce il mandarino», secondo Stefano Lepri, La Stampa, 2018) • «Da lì in poi: due mogli, due figli, le vacanze in gommone a Patmos. E sul lavoro: molto prestigio, molti incarichi […] Senza essere mai stato socialista, tantomeno craxiano, entra nel comitato scientifico della fondazione intitolata a Bettino Craxi, uno dei politici più svelti a moltiplicare il debito pubblico italiano. E senza mai essere stato di Forza Italia, tantomeno berlusconiano, collabora al programma economico del nascente partito di Silvio B, quello che prometteva “il diritto naturale” a una sola aliquota massima del 33 per cento, oltre al celebre milione di posti di lavoro» (Corrias) • Nei giorni felici della docenza economica a Tor Vergata, il professore, mentre attende il completamento nella nuova sede, divide una stanza in un bunker sotterraneo con l’allora collega ed ex ministro della PA Renato Brunetta. «Abbiamo scritto tanti articoli assieme, Renato è molto bravo nelle presentazioni. In conferenza stampa mi batte dieci a zero» (Carlo Tecce, Il Fatto Quotidiano, 30/4/2019) • Una volta al governo, Brunetta lo vuole a capo della Scuola nazionale di Amministrazione della presidenza del Consiglio • «Un perfetto moderato italiano d’alta classe intellettuale che nel corso degli anni ha saputo convivere con il bianco e il nero, il dritto e il rovescio. Con le intemperanze del suo amico Renatino Brunetta, di cui fu consulente, durante i fasti del berlusconismo tanto arrembante da condurci fino all’orlo del baratro. Poi con le commoventi imperizie di Marianna Madia, creatura d’acquario veltroniano, che da ministro della Pa si definiva orgogliosa di “portare in dote la mia straordinaria inesperienza”» • Dal 2002 al 2006, poi di nuovo dal 2009 al 2013 è delegato italiano all’Organizzazione internazionale del lavoro • Nel 2017 è eletto preside di Economia a Tor Vergata • «Europeista convinto, ha criticato la Germania per il suo “strapotere economico”. E su quelle righe si è conquistato l’amicizia e la stima di Paolo Savona, il quasi sovranista che ha evocato il cigno nero dell’uscita dall’euro, evento che ancora naviga nella nostra opaca palude. È stato proprio lui – come rivelato a Repubblica – a chiamarlo al telefono una sera di maggio: il presidente Mattarella non mi vuole all’Economia, “andresti tu al mio posto?”» (Corrias) • Si deve formare il primo governo Conte, con Lega e Movimento 5 Stelle, ma il presidente della Repubblica Savona in via XX settembre non ce lo vuole • «“Ero all’università, stavo per finire una riunione, mi telefona [Paolo] e mi chiede un incontro. Ho conosciuto il premier Conte e i vice Di Maio e Salvini il giorno prima del giuramento al Quirinale. […] accetta l’etichetta di “savoniano”? “C’è stima tra di noi, siamo amici, ci sentiamo spesso. Entrambi abbiamo criticato le politiche di austerità dell’Europa […] S’era creata una discussione intorno a Savona contrario all’euro, ma era una discussione fuorviante. Savona contesta l’architettura dell’euro e auspica una funzione più ampia della Banca centrale europea, temi che condivido» (Tecce) • «Tria nicchia, ci pensa, poi accetta di salire in giostra» (Corrias).
Sisifo «È ministro di un governo dove Matteo Salvini ha lo sguardo di una ruspa e il guaglione Gigi Di Maio dichiara da un balcone di avere appena abolito la povertà, saluta la “prima manovra del popolo” e detta con spericolata fierezza il suo migliore nonsense: “Tra i numerini dello spread e gli italiani, io sto con gli italiani!”» • «Quando al governo c’era il politico Renzi e al Tesoro il tecnico Padoan, la battaglia per far tornare i conti era un corpo a corpo. Ora Tria si troverà davanti […] ben due azionisti forti, con obiettivi non convergenti» (Alessandro Barbera, La Stampa, 2/6/2018) • Lui che con Brunetta, in un articolo, aveva scritto «l’eccesso di virtù (surplus delle “formiche”) produce più danni dell’eccesso di deficit (dei paesi “cicala”)» è costretto a barcamenarsi tra le richieste di Lega e 5 Stelle e, al tempo stesso, tenere a posto il bilancio • «Un po’ sorpreso, un po’ frastornato […] sa bene perché Mattarella lo ha richiamato dalla prospettiva imminente della pensione. “Non è mia intenzione sfasciare i conti pubblici”, confida agli amici» (Barbera) • Tria, da ministro, vende titoli di Stato italiani ai cinesi, tratta con la Commissione europea per evitare la procedura di infrazione nel 2018, prova a realizzare flat tax e reddito di cittadinanza • Al ministero «conferma tutta la squadra scelta da Padoan» (Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 30/9/2018) • Di Maio non si fida di lui, gli piazza come vice la grillina Giulia Castelli. Ma Tria non le dà deleghe, non le fa fare nulla («Io quello lo asfalto. Lo asfalto, adesso gliela faccio vedere io. Adesso mi scrivo io la delega, la porto in Consiglio dei ministri e la faccio approvare al presidente del Consiglio Giuseppe Conte»). Pure per il sottosegretario Alessio Villarosa è lo stesso. «“Fammi andare via”, ha chiesto a Di Maio, “senza deleghe qui al Mef non servo a niente”» (Valerio Valentini, Il Foglio, 4/12/2018) • Ma anche Salvini lo critica spesso e volentieri. E i leghisti Borghi e Bagnai lo attaccano • «È giusto che un tecnico abbia le sue idee, ma la responsabilità politica è nostra: decidiamo noi» (Claudio Borghi, Gian Antonio Stella, Corriere della Sera, 22/8/2019) • Tria «è un intruso, […] come se la sua nomina a ministro fosse figlia di nessuno. “È poco coraggioso”, gli rimproverano i leghisti; “Va rimesso in carreggiata”, incalzano i grillini, quando pure non ne preconizzano le inevitabili dimissioni. “Tria fa rima con massoneria”, scrive su Twitter l’ineffabile senatore del M5s Elio Lannutti» (Valentini) • «Quante volte ha minacciato le dimissioni? “Mai. Le dimissioni si danno, non si minacciano”» (Tecce) • «“Se continua così può tornare a casa”, cit. Di Maio. “Più coraggio o faccia il panettiere”, cit. Salvini. Quando legge simili attestati di stima, come reagisce? “Non mi fa piacere. All’inizio telefonavo per capire e ogni volta mi smentivano di aver espresso questi apprezzamenti. Poi ho smesso, non ci faccio caso. Si tratta di dichiarazioni pubbliche, forse pensano di incentivare il consenso politico, non credo serva. L’importante è che in privato – come accade – si vada molto più d’accordo e ci sia molta più armonia. Un dubbio mi è rimasto: perché panettiere? Ci ha riflettuto? Forse Salvini ha letto Adam Smith che dice “non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo”» (Tecce) • L’addetta stampa del capo della Lega lo porta via alla fine di una conferenza per non farlo parlare troppo. Claudio Borghi gli spegne platealmente il microfono durante un battibecco con Brunetta in Commissione Bilancio • Maurizio Crozza lo imita imbavagliato come un ostaggio, alza un cartello con scritto «Hanno i miei figli. Chiamate l’Onu» • Brunetta lo incalza anche in Parlamento; lui perde la flemma e sbotta: «Stai zitto, per la miseria!» • «Fesserie, ci vogliamo bene» (Brunetta a Tecce, Il Fatto Quotidiano, 4/2019) • «Spesso la notte non dormo perché il peso del mio ruolo è enorme, condiziona milioni di persone» (lui a Tecce) • «Nell’ufficio del ministro del Tesoro in via XX Settembre […] con le sue pesanti tende di broccato e la celebre scrivania di Quintino Sella […] Giovanni Tria sedeva meditabondo, a mandar giù in silenzio la sua frustrazione. A parte qualche occasionale scoppio d’ira: di tanto in tanto diventava nervoso, molto nervoso. Persino esasperato. […] “Ho un certo terrore di lui, di Di Maio”, ha confessato Tria a un amico […], abbassando la voce mentre chiudeva la porta. “Parla di cose insensate. Mi chiede di fare cose che io non posso fare!”, si è sfogato […]. “Ha cercato di dimettersi in almeno due distinte occasioni, ma il presidente della Repubblica ha detto di no. […] Talvolta, se sente dire che Di Maio sta arrivando al ministero, cerca di nascondersi o di non farsi trovare in ufficio”, ricorda l’amico di Tria con una piccola risata» (Alan Friedman, La Stampa, 3/9/2019) • «Avere un garante dei conti che alla bisogna possa essere additato anche come capro espiatorio, è la vera pacchia degli incapaci» (Valentini) • «Quella del ministro Giovanni Tria è una fatica di Sisifo. Lui si trascina sulle spalle il peso del debito pubblico italiano, e quelli, ogni volta, con spensieratezza, quasi lasciano rotolare il masso di nuovo verso valle. E allora è forse proprio questo il conflitto più profondo all’interno del governo, quello più vero» (Salvatore Merlo, Il Foglio, 14/7/2018) • «Tria è un ministro precario? “Chi è stabile al giorno d’oggi?”» (Tecce).
Personalità «Abitudine maniacale al mantenimento del decoro, fosse anche raccogliendo cartacce e sostituendo vecchi annunci e volantini sulle bacheche studentesche, cosa che spesso e volentieri è stato visto fare per i corridoi» di Tor Vergata» (Rizzini).
Giudizi «Un professore dal sorriso ironico dietro il quale s’intuisce la capacità di irrigidirsi per le cose in cui crede» (Federico Fubini, Corriere della Sera, 10/06/2018) •
«Il ministro della Realtà» (Claudio Cerasa, Il Foglio, 11/7/2018) • «Un buon curriculum, a parte i trascorsi con Brunetta» • «Meno male che Tria c’è» (Renato Brunetta) • «Serietà, è un socialista che non ha mai nascosto le radici ideologiche di provenienza» (Stefania Craxi) • «Un keynesiano di destra» (il presidente dell’Inps Pasquale Tridico) • «La battuta che circola tra i broker di Londra? Quando parla Tria si compra, quando parlano altri improbabili economisti del giro gialloverde si vende» (ancora Brunetta) • «La scarsa dimestichezza di Giovanni Tria con i mercati non aiuta: nel mondo della finanza la parola data è tutto e la reputazione, una volta perduta, non si riacquista più. Sembra si faccia il possibile perché l’Italia scivoli verso l’America Latina, cioè divenga un Paese in cui le promesse della classe politica negano l’aritmetica» (Francesco Giavazzi, Corriere della Sera, 20/10/2018).
Curiosità Suo figlio Stefano, avuto dalla prima moglie, faceva lo skipper per una ong che salvava i migranti: «Se mio figlio andasse sui barconi, gli tirerei le orecchie”. Ha seguito il consiglio di Salvini? “No, io ammiro mio figlio e rispetto le sue idee, tutte, soprattutto quelle distanti dalle mie. Ha due lauree, è adulto, non va in giro con leggerezza”» (Tecce) • «Motociclista tanto convinto quanto defilato» (Rizzini) • Non crede in Dio • La leggenda narra che balli il tango. «Ci ho provato, ma inutilmente» (Corrias) • Ha scritto di economia per Il Foglio e Il Sole 24 Ore • «Considera Gianni De Michelis – conosciuto dopo la caduta di Tangentopoli – uno dei “politici più intelligenti” della nostra storia recente» (Corrias) • «Mentre i tre cercavano di dare ognuno la propria direzione, la barca smarriva la rotta e veniva sballottata qua e là dalle onde del burrascoso oceano. E nel tumulto generale, l’iceberg se ne stava implacabile all’orizzonte […] con il capitano Giovanni Tria al timone della nave Italia. Un capitano di nome ma non sempre di fatto, pieno di lividi a furia di prendere botte dai membri dell’equipaggio, e che ogni volta che scorgeva Di Maio o Salvini correva a nascondersi – se non nella cabina di comando, di sicuro in qualche ufficio dalle parti di via 20 Settembre. Non c’era da stupirsi che talvolta Tria avesse la faccia di uno in preda al mal di mare» (Friedman).