Corriere della Sera, 27 settembre 2019
L’Infinito di Leopardi
RECANATI (MACERATA) «Sempre caro mi fu quest’ermo colle / E quest’orto, che da tanta parte / Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude». In questo anno, in cui ricorre il bicentenario dalla stesura dell’Infinito di Giacomo Leopardi, sono giunti a compimento i lavori di restauro dell’antico orto-giardino dell’ex Convento di Santo Stefano (XV secolo) in cui l’idillio è ambientato. Ora, la siepe di bosso un tempo infestata da altre erbe – ma più che la siepe, a oscurare la vista dell’orizzonte a Giacomo era un muro di mattoni —, è in un orto-giardino realizzato dal Fai, un progetto di valorizzazione unico nel suo genere: «È la sfida più inconsueta e affascinante che il Fai abbia affrontato dalla sua nascita: una visita guidata dentro una poesia, opera d’arte immateriale per definizione», racconta il presidente Andrea Carandini.
Ieri, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, il Fai (Fondo per l’ambiente italiano), con il Comune di Recanati e il Centro nazionale di studi leopardiani ha inaugurato questo suo primo Bene nelle Marche. A fare gli onori di casa anche il sindaco di Recanati Antonio Bravi, il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli e la contessa e discendente Olimpia Leopardi, che ha aperto al Presidente Casa Leopardi, impavesata con stemma di famiglia. L’Orto sul Colle intitolato alla lirica di Leopardi sarà aperto al pubblico da domenica 29 settembre (oggi e domani apertura gratuita per i recanatesi).
Il presidente della Repubblica, dopo aver ricordato coloro che ancora soffrono per le conseguenze del terremoto, ha ringraziato il Fai e ammonito che la «nostra cultura, come quella espressa da Leopardi, non tollera confini e l’omaggio al poeta è accompagnato da riconoscenza e affetto per quanto ha lasciato a ognuno di noi». Poi un pensiero personale: «Ero all’inizio della mia vita politica quando lessi qualche passaggio dallo Zibaldone di Leopardi. Lì, il poeta scrive che lo scopo della società è il bene comune e la società contiene un principio di unità, anche se in Leopardi ciò è accompagnato allo scetticismo che nessuna forma politica possa far raggiungere la felicità ai cittadini. Ma Leopardi fa intendere che la società deve essere una comunità di vita».
«Questo intervento dimostra quanto l’Italia sia avanti con la tutela grazie al fatto che i padri costituenti la inserirono come base della Repubblica, grazie al ruolo delle soprintendenze e alla collaborazione con i privati», ha ricordato il ministro Franceschini. «Qui, nelle aree interne della Penisola, possiamo crescere nella ricezione turistica. La forza dell’Infinito è stata dimostrata dall’iniziativa del “Corriere della Sera” di tradurre nei diversi dialetti questa lirica; io stesso – ha ironizzato Franceschini – ci ho provato in ferrarese: ebbene, la forza della poesia resiste in qualsiasi dialetto».
Gli interventi di rifunzionalizzazione, iniziati nel 2017, hanno riguardato il Centro studi leopardiani (nato nel 1937) e l’orto-giardino in cima all’ermo colle, un tempo orto del monastero curato dalle monache e ancora oggi luogo di quiete punteggiato di cipressi. Questo è stato restituito alla sua storica natura grazie a un progetto donato dall’architetto-paesaggista Paolo Pejrone. Il lavoro è stato reso possibile anche grazie all’intervento dei privati, il Gruppo Tod’s e il Gruppo Gabrielli (con iGuzzini). «Ero amico di Anna, la pronipote del poeta, e poiché facevo fatica a ricordare a memoria le poesie ho pensato di rimediare così» ha scherzato il patron di Tod’s Diego Della Valle. «Bisogna far sapere che intorno ad Ancona ci sono luoghi bellissimi da visitare e Recanati è uno dei più raffinati». Recanati è costruita su una cresta che forma un anfiteatro naturale tra il Palazzo Colloredo e Casa Leopardi. Il Gruppo Gabrielli ha installato una webcam che consente di vedere il colle in diretta da tutto il mondo.
La visita-tipo inizia dal Centro studi con una installazione multimediale: è un racconto in cinque atti (25 minuti, voci di Lella Costa e Massimo Popolizio) sulla poesia L’Infinito, scomposta e ricomposta. Dunque... Leopardi aveva 21 anni, passato un brutto 1819, si voleva ribellare e andarsene da Recanati. Ha scoperto, leggendo Voltaire e i trattati scientifici, che il Tutto è Nulla. Cosa può dare un po’ di felicità all’uomo? Solo le Illusioni, che si sentono senza ragionare. E dove si possono sentire queste illusioni? Ecco, dopo cinque stanze che spiegano cosa sia l’Infinito, e una stanza immersiva dove provi sbigottimento di fronte al Nulla, lo puoi sentire nell’orto del giovane Giacomo.
Nell’Orto sul Colle dell’Infinito crescono, nella quiete, quelli che Gozzano avrebbe chiamato «l’insalata e i legumi produttivi» insieme alla tipica vegetazione del Conero. Zone a orto e frutteto si alternano a radure erbose, vialetti recuperati e interventi realizzati con materiale locale. Fichi, uve, rose, bignonie e glicini, anche con erbe di farmacopea, tra il profumo di salvia, lavanda e lentischio adornano i vialetti e ombreggiano le soste. Ci sono rari iris tra le file dei più domestici carciofi. La cappella, con semplici arredi liturgici, è lo sfondo del percorso. Dall’Orto si vede «il mar da lungi e quindi il monte», ovvero i Monti Sibillini, ciò che Giacomo immaginava, poiché il colle è stato trasformato in belvedere solo nel Novecento. L’Infinito era dentro di lui.
Accanto a Palazzo Leopardi, ovvero la casa natale dove il poeta si esercitava nello «studio matto e disperatissimo» e alla Casa di Silvia (recuperata un paio d’anni fa) si aggiunge ora il museo dell’Orto sul Colle dell’Infinito, luogo che integra e completa la conoscenza di Leopardi, restituendo al pubblico la possibilità di «naufragar» nel pensiero dell’autore più amato della letteratura italiana.