Corriere della Sera, 27 settembre 2019
L’ULTIMO ROMANZO DI MCEWAN DOVE JOHNSON DIVENTA UNO SCARAFAGGIO
«Nomi e personaggi sono il prodotto dell’immaginazione dell’autore e qualsiasi somiglianza con scarafaggi reali, vivi o morti, è del tutto casuale».
Non c’è neanche bisogno di arrivare all’incipit della novella: basta l’epigrafe, è puro McEwan. Lo humour nero, il sarcasmo del giovane McEwan più che dell’umanista degli anni più recenti. Settantunenne, vincitore del Booker e autore di un best-seller a sorpresa (consegnandolo all’editore si scusò, «è un libro per pochi») che non solo ha venduto sei milioni di copie (Espiazione, Einaudi) ma ha anche avuto una fortunata versione cinematografica, McEwan ha ora trovato la via d’uscita da un certo inevitabile imborghesimento – la bella casa settecentesca a Bloomsbury, lo studio con il megaschermo del Mac sul quale scrive davanti alle grandi finestre su una adorabile piazza – grazie a Brexit.
Stava girando il Regno Unito per la promozione di Macchine come me (sempre Einaudi), il suo homage ai libri di fantascienza di Isaac Asimov ambientato in una Londra del 1982 nella quale la guerra delle Falkland è finita con la sconfitta dell’Inghilterra, i Beatles hanno organizzato una reunion perché John Lennon non è morto, il matematico Alan Turing eroe della Seconda guerra mondiale (decifrò i codici di comunicazione tedeschi) è ancora vivo (in realtà morì suicida negli anni ‘50, perseguitato dalla giustizia britannica perché omosessuale e sottoposto a castrazione chimica).
McEwan non aveva in programma di scrivere un altro libro, almeno per un po’. Tra una presentazione e l’altra però, bombardato dalle notizie su Brexit che quotidianamente lo rabbuiavano, ha reagito allo stress nell’unico modo a disposizione di un romanziere: ha scritto un libro. Una novella, che esce oggi nel Regno Unito, che il Corriere ha letto in anteprima e che si intitola The Cockroach, lo scarafaggio. Soltanto 112 pagine pubblicate dalla Penguin in un corpo tipografico decisamente abbondante, con larghi margini: è un racconto lungo nel quale McEwan parte da un’idea buffa – rivisitare La metamorfosi kafkiana, la storia di un uomo che si risveglia all’improvviso trasformato in uno scarafaggio – per lanciare un j’accuse da progressista indignato contro il primo ministro Boris Johnson e il suo «do or die», la scelta di realizzare Brexit a tutti i costi entro il 31 ottobre.
L’insetto di McEwan fa il percorso opposto di quello kafkiano e da scarafaggio si ritrova nei panni di un uomo. Un uomo con un lavoro molto importante: il primo ministro del Regno Unito.
«Quella mattina Jim Sams, intelligente ma superficiale, si svegliò dopo aver fatto sogni inquieti: si era trasformato in una gigantesca creatura (gioco di parole sul Gregor Samsa kafkiano, ndr)». Sams è una caricatura di Boris Johnson, premier-scarafaggio che capisce subito, pur nella confusione di quel risveglio sotto forma umana, che anche i membri del suo governo sono in realtà scarafaggi con sembianze umane. È un ex-insetto anche il presidente americano Tupper, che elogia Sams e lo invita a creare problemi all’Ue anche se McEwan non usa mai la parola «Brexit»: nella sua versione, il Regno Unito è spaccato non tra «Leave» e «Remain» ma tra «Reversal» e «Clockwise», inventando una demenziale teoria secondo la quale sono i lavoratori a dover pagare i datori di lavoro.
È pura satira politica perché dopo poche pagine l’idea kafkiana si dissolve e lascia il posto alla descrizione di un mondo politico allo sfascio dove i ministri-insetto suggeriscono al frastornato Sams di «isolare i dissidenti e prorogare il parlamento», e l’unica persona sensata governa la Germania. È un instant book di satira politica, ma non è un McEwan memorabile.
È uno sfogo, scritto con classe. Come ha spiegato l’autore a Today, il programma radiofonico della Bbc: «Dovevo sfogarmi, scrivere qualcosa, lo humour e la satira erano l’unica via rimasta».