la Repubblica, 27 settembre 2019
Il derby tra guglie e anelli per il nuovo San Siro
MILANO – Da una parte “Gli Anelli di Milano”, due ellissi intersecate a simboleggiare Inter e Milan, rivali ma unite nel progetto di una casa comune. Dall’altra, “La Cattedrale” a forma di parallelepipedo, che richiama le guglie del Duomo e la Galleria Vittorio Emanuele II. Gli studi internazionali di architettura Manica/ Cmr e Populous ieri hanno presentato i progetti per il nuovo stadio di San Siro, «da realizzarsi entro il 2026, anno delle Olimpiadi invernali», come ha garantito l’ad interista Alessandro Antonello. Chiunque vinca la gara, il destino dello storico Meazza è segnato: «Ha fatto il suo tempo. Anche se ci siamo affezionati, va abbattuto», ha ribadito il presidente del Milan, Paolo Scaroni. L’ultima parola sul destino dell’area spetta comunque al Comune. Il sindaco Beppe Sala ha chiesto al Consiglio comunale di esprimersi con un voto. Sarà poi la giunta, come previsto dalla legge sugli stadi, a valutare la pubblica utilità del masterplan presentato lo scorso luglio. Dopo l’ok di Palazzo Marino, la cui decisione è attesa entro metà ottobre, Milan e Inter sceglieranno quali dei due progetti realizzare. Il Comune potrà proporre variazioni o modifiche su verde, viabilità e sicurezza, oltre al ridisegno di tutto il quartiere. Ma non è ancora il tempo. Ieri, nell’aula magna del Politecnico, è stato il giorno dei video promozionali e dei discorsi “emozionali” dei progettisti. Entrambe le strutture potranno essere illuminate di blu, se gioca l’Inter, o di rosso, per le partite del Milan. L’obiettivo delle società è aumentare i ricavi. E ieri il cda dell’Inter, approvando il bilancio 2018/19, ha annunciato di aver superato per la prima volta quota 400 milioni (415), con un aumento del 20% rispetto all’anno precedente. In ogni caso, il nuovo San Siro sarà di proprietà comunale, con una concessione ai club per 90 anni, così come le strutture di corredo: parchi, centri commerciali, immobili residenziali e grattacieli per hotel e uffici, per un investimento da 1.2 miliardi. In città resiste la fronda di chi vorrebbe salvare il Meazza. Marco Bestetti, presidente del Municipio 7, è capofila del partito bipartisan, dalla Lega a parte del Pd: «Il Comune incarichi un advisor in grado di dirci se valga o meno la pena demolire o rimodernare», ipotesi scartata dalle squadre. Più secco Matteo Salvini: «Abbattere il Meazza è un delitto, un oltraggio alla storia sportiva italiana e mondiale». Massimo Moratti è più realista: «A me sembra esagerato abbatterlo, ma le società hanno fatto i loro conti. E al Milan serve anche per a trovare l’acquirente finale».