ItaliaOggi, 26 settembre 2019
A Berlino una vera autostrada per ciclisti
Hitler, tra tanti difetti, non andava in bicicletta. Quando era giovane e sognava di diventare un artista, una bici era cosa da signori, e lui si arrangiava a vendere quadretti kitsch ai turisti. Dopo la guerra, le ricche signore di Monaco gli regalarono un’auto di lusso, una Horch cabriolet. A Berlino, il sindaco, il socialdemocratico Michael Müller, seguendo la moda ecologica, ha deciso di sacrificare alle biciclette uno degli ultimi resti di «Germania», la capitale del Reich millenario, che l’architetto Albert Speer avrebbe costruito al posto della vecchia Berlino (che il Führer mai amò). La Strada del 17 giugno passa per la Stele della Vittoria, e giunge alla Porta di Brandeburgo, per continuare oltre con la Unter den Linden, in quella che era Berlino Est, ed è parte di un’asse che doveva attraversare «Germania» da est a ovest, da Pankow allo Stadio Olimpico.Le società culturali stanno cercando di bloccare il piano del sindaco di costruire palazzoni al Checkpoint Charlie, l’unico punto di transito del Muro per gli stranieri, reso famoso da libri e film di spionaggio, ma tacciono sull’arteria trionfale di Speer. Dovrebbe essere trasformata in una sorta di autostrada per ciclisti, lunga 16 chilometri, «in modo che possano andare veloci e sicuri da una parte all’altra della metropoli», promette Müller. I ciclisti conquisterebbero anche la Bismarckstrasse, dove si trova la Deutsche Oper. Fino alla fine dell’Ottocento era in terra battuta, e ci passavano i dragoni a cavallo diretti al Campo di Marte, su per giù dove oggi si trova lo Stadio Olimpico. I lampioni sono ancora quelli dell’inizio del«secolo scorso. Il sindaco di Tubinga, il verde Boris Palmer, di recente ospite nella capitale, si è meravigliato che «ancor oggi in un centro urbano le auto possano circolare così liberamente», appunto quel che sognano milanesi, romani, e parigini. Ma se si viaggia senza intoppi si inquina meno. Ogni giorno vi transitano circa 50 mila vetture in un senso e nell’altro, e appena quattromila ciclisti, lungo le piste a loro riservate.
«Domani ci dovranno passare almeno 10 mila o 20 mila ciclisti», si augura il sindaco. L’asse di Speer verrà sacrificato per un programma a favore della bicicletta che coinvolge l’intera città, battezzato Radschnellverbindungen, Rsv, qui amano le sigle, che prevede circa 100 chilometri di piste ciclabili, larghe 3-4 metri, e lunghe non meno di cinque chilometri. Si cambieranno le regole del traffico: i ciclisti avranno la precedenza alle rotonde e agli incroci, vantaggio che provocherà nuovi incidenti in nome dell’ideologia a due ruote.«
Nel 2018, scrive il Tagesspiegel, le vittime della strada sono diminuite di quasi il 3%, i ciclisti vittime di incidenti aumentati di oltre l’11, uno al giorno nei primi cinque mesi di quest’anno. Perché, spiega il primo quotidiano di Berlino, gli automobilisti pensano alla propria sicurezza, e tutti si mettono la cintura, ed evitano di«bere al volante, mentre i ciclisti sono convinti di avere sempre ragione e che la loro sicurezza dipenda dagli altri. Un commento contro il pensiero dominante.«
La Bismarckstrasse oggi è larga 50 metri, ma verrà ridotto il traffico automobilistico, sui due lati verranno aperte le piste ciclabili più larghe, e sarà vietato il parcheggio trenta o quaranta metri prima e dopo ogni incrocio. Si eliminerà anche il parcheggio a spina di pesce al centro della strada, per piantare alberi. I lavori non potranno cominciare prima del 2023, e dureranno almeno 18 mesi.
Per quella data, Müller non dovrebbe essere più sindaco, in base ai sondaggi, e al suo posto ci sarà comunque un borgomastro verde. L’obiettivo ideale è di tramutare Berlino nella prima capitale europea autofrei, senza auto. Perché no, purché i primi a vendere le auto siano i politici e imitino i ragazzi del Piratenpartei, che, dopo essere entrati al senato cittadino con oltre l’8%, andavano al lavoro in bicicletta. E dopo cinque anni, crollarono al due. I berlinesi sono ecologici, ma non fanatici.