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 2019  settembre 26 Giovedì calendario

Intervista a Edoardo Nesi

Certo è che questo nuovo romanzo di Edoardo Nesi, La mia ombra è tua (La nave di Teseo, pagg. 272, euro 18), che va in libreria oggi a quasi dieci anni dallo Strega con Storie della mia gente e a quattro dall’ultimo, L’estate infinita, ha visto passare parecchia acqua sotto i ponti per l’autore pratese classe 1964, compresa la lunga esperienza politica. Eppure con i due protagonisti, Emiliano De Vito e Vittorio Vezzosi, Nesi ci fa divertire un sacco, segno che la vena retorica non ha preso piede su quella provocatoria. Emiliano è una «brillante promessa» con la testa piena di versi poetici e gusto per la bellezza, Vittorio invece è già un «solito stronzo», che sulla scrivania ha cocaina e computer, per sfornare un secondo romanzo che stia al pari di «I lupi dentro», sua opera prima e unica che gli ha dato fama e una certa credibilità da guru. Ci vorrà la narrazione di Nesi perché il Vezzosi diventi «venerato maestro» per Emiliano, con un epifanico viaggio insieme in auto e varie scoperte esistenziali, mentre fuori scorre questo folle mondo in mutazione, che Nesi cattura con arguto ardore da castigamatti.
Chi sono allora questi due protagonisti? Vitelloni o compagni?
«Emiliano coi suoi studi di lettere antiche è fuori da ogni caratterizzazione e così Vittorio, con la sua carriera letteraria concentrata su un solo libro. Divisi da una trentina d’anni, rappresentano solo sé stessi, altro che generazioni: queste cose generazionali mi avevan già rotto i coglioni una trentina di anni fa, figurati adesso. Entrambi hanno una cosa in comune: sono malati di letteratura».
Perché?
«Perché a me personalmente la letteratura ha salvato la vita. Da sempre quando ho momenti di difficoltà mi metto a leggere qualcosa di bello e questo mi fa da balsamo. Ho voluto che i due fossero come me, che considerassero il sapere come il cuore pulsante delle loro vite».
Le sembra il momento per un romanzo del genere?
«Sì. Sono impaurito dal meccanismo che fa sì che le opere d’arte stiano tutte insieme in internet: sento la mancanza di una gerarchia di qualità. Non si legge abbastanza, non si riguardano abbastanza i film, non si sente la musica bella. Un suicidio».
Ma non ha paura che Emiliano e Vittorio sembrino due sfigati a cui resta solo la letteratura?
«In effetti fino a un certo punto del libro lo sembrano. Ma poi entra in scena una disperata e potentissima e pervasiva storia d’amore».
Il romanzo è anche un modo per darci la sua fotografia della contemporaneità: un disastro?
«Ci sono parecchie cose che non vanno, diciamo. La libertà personale è sempre più minacciata: siamo sempre meno in grado di fare come cazzo ci pare, le proibizioni e i sensi di colpa che ci viene chiesto di provare son sempre di più. Chi ha passione per le auto o le Vespe d’epoca, come accade nel romanzo, tra poco si sentirà minacciato dal fatto che siccome queste inquinano non le potrà più usare. Anche perché internet e telefonini fanno sì che ogni nostra mossa sia non solo spiata, ma raccontata da chiunque».
Altro da reclamare?
«Chiunque diventa una superstar pur non sapendo fare niente. Basta inventarsi una storia perché la gente ci caschi: Emiliano ha studiato per vent’anni lettere antiche, si è fatto un culo così per imparare questa roba e nulla vale come un personaggio ben comunicato su internet. Questo fa dubitare della sanità mentale delle persone. Per questo il Vezzosi se ne sta isolato in collina».
Insomma, il Vezzosi non comprerebbe mai il libro della De Lellis.
«Farò una figuraccia a non conoscere questa De Lellis: vedo che è una bella ragazza, ma non so chi sia».
Un’influencer napoletana che ha scritto Le corna stanno bene su tutto, in questo momento il libro più venduto in Italia.
«Dopo che ho vinto lo Strega sono stato a Francoforte: ci sono gli editori di tutto il mondo che mostrano le loro cose e padiglioni interi di questi editori fan solo manuali. Sui manuali si fonda l’editoria di tutto il mondo. La gente deve leggere quello che vuole».
Non considera questo fenomeno un indicatore del fiasco culturale di questo paese, dunque.
«Non mi scandalizzo. Comunque non abbiamo parlato della nostalgia».
Tema centrale del romanzo.
«Forza potentissima adesso, primaria. Arte, design, industria, moda vendono bene oggi perché sono riedizioni di cose del passato. Tanti di noi, un po’ anch’io, si vive nell’idea che prima negli anni ’80 e ’90 – fosse meglio: lavoro per tutti, si guadagnava di più... Rischiamo di diventare come il grande Gatsby quando diceva Rimetterò le cose a posto. Ma chi vive con la testa voltata all’indietro è destinato all’infelicità.