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 2019  settembre 26 Giovedì calendario

Biografia di Jovanotti


Jovanotti,
nato a Roma il 27 settembre 1966 (53 anni). Cantante. Il suo vero nome è Lorenzo Cherubini. David di Donatello 2010 per la colonna sonora del film Baciami ancora. Ventisette album pubblicati tra il 1988 e il 2019. Quasi 1 milione e 500mila seguaci su Spotify (a settembre 2019) • «Quanti dischi hai venduto? “Non ho idea. Sette o otto milioni? Di più? Una decina? Non lo so davvero. Sono impreparato”» (Gian Antonio Stella, Sette, 27/3/2015) • «È la banalità di cuore-amore da sempre in testa alle classifiche. Non l’amore disperato del sempre tradito, lasciato e maltrattato, ma l’amore felice ed entusiasta: “sento il mare dentro una conchiglia / l’eternità è un battito di ciglia”» (Francesco Merlo, la Repubblica, 3/3/2019) • «Se la voce stesse ai cantanti come l’uso della macchina da presa ai registi, a Jovanotti non farebbero girare neanche il trailer di Don Matteo» (Andrea Scanzi, La Stampa, 2008) • «Le sue canzoni, in Italia, le conoscono tutti. Il che non vuol dire che piacciano a tutti. Gli vogliono bene in molti e lui ricambia » (lui di se stesso).
F «F come Effe (che sostituisce la “esse”). Esempi: “Io lo fo che non fono folo quando fono folo” […]» (Andrea Scanzi, Il Fatto Quotidiano, 2011)
M «M come masochismo. Quello che porta Jovanotti a scrivere scioglilingua impossibili (per lui) da pronunciare: “Fono folo ftafera fenza di te/mi hai lafciato da folo davanti al cielo/ e non fo leggere, vienimi a prendere/ mi riconofci ho le tafche piene di faffi” (“faffi” sarebbero “sassi”)» (Scanzi, 2011).
Z «Z come Zeta. Jovanotti fa di tutto per non usarla e, quando gli capita (ad esempio la parola “durezza”), trasforma il fonema originario in astruso linguaggio morse, a uso e consumo degli adepti. Che, festanti, lo applaudono. Riverberandone il Verbo» (Scanzi 2011)
Vita È il terzo di quattro fratelli. Famiglia toscana, molto cattolica, originaria di Cortona • «Una casa in affitto a Roma dove suo padre, con un solo stipendio e qualche sacrificio – il mare a casa della zia, la Coca solo a pranzo la domenica, e niente Girella perché le merendine di marca costano – mantiene quattro figli» (Luca Dini, Vanity Fair, 21/1/2015) • Il papà di Lorenzo, Mario Cherubini, lavora in Vaticano: «Era entrato come gendarme. Stava a Cortona, era molto alto e a diciott’anni il parroco gli disse: guarda che in Vaticano cercano gendarmi. Visto che c’è un accordo con l’Italia, invece che fare la naja… Lui andò a Roma a trovare un cardinale amico del parroco e fu preso. Fece il gendarme cinque anni, poi si congedò e fu assunto come impiegato. C’è rimasto cinquant’anni. E pur non avendo titoli di studio ha fatto varie cose […] Ha lavorato nella Sicurezza. In alcuni palazzi extraterritoriali. Insomma, il factotum. E lo ha fatto con immenso amore. Era pazzo del Vaticano. Conserva un foglio con le dediche non so se di cinque o sei Papi» (Stella) • «In casa Cherubini papà Mario profumava di pino silvestre e mamma Viola di meicàp […] lei era la più bella di Cortona, (quasi) laureata in biologia e preda di quelli che ai tempi venivano detti esaurimenti nervosi: ogni tanto minacciava di buttarsi dal terrazzo condominiale, ma presto si preoccupava di cosa avrebbero detto i vicini. Le liti erano pane quotidiano in quel piccolo mondo sotto al Cupolone dove i piatti volavano che era un piacere davanti agli occhi dei quattro figli» (Maria Luisa Agnese, Corriere della Sera, 17/3/2016) • «Abitavo accanto a Emanuela Orlandi, i miei primi ricordi pubblici sono […] l’estate dei tre papi, il corpo di Giovanni Paolo I con le scarpe rosse nuove, l’elezione di Wojtyla, che seguii da piazza San Pietro. E poi l’attentato, il babbo che telefona: “Non uscite di casa…”. Fino a quel giorno, piazza San Pietro era stata il nostro cortile di giochi (a Cazzullo) • «“Da bambino avevo accesso dappertutto, una volta mi sono affacciato dalla finestra del Papa”. E hai urlato: “Questo è l’ombelico del mondo!” “Purtroppo non la sapevo ancora”» (Massimo Gramellini, La Stampa, 1/9/2013) • «“Ogni tanto […] facevo le scivolate sul pavimento della Cappella Sistina”. Ma dài: la Cappella Sistina! “Il pavimento era liscio. Lustrato dai secoli. Prendevo la rincorsa e via! Adesso immagino che siano cambiati i sistemi di sicurezza ma allora ci arrivavo, da casa, passando tre portoni. Tre. Entravo da una porta vicinissima alla casa del Vaticano dove abitavamo, dietro la Sala Nervi. Passavo il cortile di San Damaso, dove lavorava papà, e siccome mi conoscevano tutti… Era fantastico, il Vaticano. Per me era come se ’l mì babbo lavorasse agli Universal Studios” […] Il ricordo più netto? “Il silenzio. Fuori c’era il caos di Roma. Il traffico. I clacson. Entravi e c’era il silenzio. Strade vuote. Giardini. Una macchina ogni tanto…” Il papà era un gendarme anche a casa? “Sì, aveva un po’ interiorizzato il ruolo. Coltivò per anni amicizie vaticane sperando che un giorno avrebbero fatto svoltare anche noi figli […] è stata una grande delusione, per lui, che nessuno di noi sia poi entrato in Vaticano…”» (Stella) • «Nostro padre aveva il senso del comando e nostra madre per la Santa Messa» (Anna Cherubini, sorella di Lorenzo, nel libro L’amore vero, Rizzoli, 2016) • Mario Cherubini è anticomunista. Si ricorda di suo padre, il nonno di Lorenzo, fascista, che dirigeva l’ospedale di Cortona: «Dopo [la guerra, ndr] lo vennero a prendere e lo restituirono che era un altro. E mio padre, bambino, non l’ha mai dimenticato». L’unica sovversiva in famiglia era la zia, iscritta al Pci • «Sotto casa c’erano un ritrovo di fasci e uno di comunisti. A me piacevano le moto dei comunisti e le scarpe dei fascisti. Nella mia testa di bambino non esistevano pregiudizi» (Gramellini) • «Gli Anni Settanta sono un falso mito. Serrande abbassate, morti di overdose pure tra i boyscout come me. Il mio capo squadriglia leggeva Lotta continua a messa […] Erano anni tristi» (Cazzullo) • «All’oratorio ero uno che le prendeva le botte, non le davo. Ho sempre sofferto le liti» (Stella) • «Da bambino a Roma ero il toscano, a Cortona ero il romano» (Dini) • «Ero cicciottello, goffo, inetto negli sport. Se poi non hai i soldi per comprarti le scarpe giuste e la cintura giusta, soffri un po’ e ti butti sulle cose dove puoi emergere. Allora facevo l’originale. Ero bravo a disegnare: le mie caricature facevano ridere tutti» (Dini) • Il padre ama l’opera lirica, la sorella Anna studia pianoforte («pensa che rottura…»). Ma a Lorenzo piacciono altri generi. «Si diventa delle rockstar, in fondo, perché amiamo le rockstar. Ricordo che da ragazzino tutto mi affascinava di quel mondo. Tutto» (Stella) • «Quando ho cominciato avevo quattordici anni e volevo comprarmi le Adidas, sfondare, dimostrare a me stesso di avere un valore e un posto nel mondo. E anche […] far ridere la mia mamma, sapere che era orgogliosa di me, alleviarle un po’ la fatica di dover tirare su quattro figli. Ognuno di noi ha la sua molla, ognuno ha la sua fame che spinge verso la passione» (Silvia Nucini, Vanity Fair) • Inizia come dj in una discoteca di Cortona • «Tuo padre non sveniva? “Sveniva. Fu una lotta durissima. Minacciava sfracelli: ‘Vengo lì e denuncio quelli ti fanno lavorare!’. Ma io ero risoluto. Facevo il liceo scientifico. Sapevo che se avessi dimostrato di non aver problemi scolastici tutto si sarebbe appianato. Essere promosso era il mio passaporto per esser libero. La scuola era solo un ingombro che mi volevo togliere dei piedi”» • «A 19 anni arrotondavo le 80mila lire che mi davano per le serate in discoteca con le cassette: tre ore di spettacolo, tre C60 che vendevo a 30mila lire l’una». Il nome Jovanotti nasce allora. «Dovevo firmarle con uno pseudonimo perché in realtà stavamo evadendo la Siae. Oh, tanto sarà tutto prescritto, no?» • «È vero che “Jovanotti” fu un errore di stampa? “Sì. Mi ero scelto, all’americana, il nome ‘Joe Vanotti’ ma il grafico, al telefono, capì male”» (a Stella) • Sono ormai gli anni Ottanta: «Io li ho vissuti come dj e li ricordo come fantastici: hip-hop, punk, rap, house, la musica elettronica. Mi sentivo il pioniere di queste cose, è stato allora che ho pensato di esistere» (Cazzullo) • Lorenzo lavora in varie discoteche e in radio per varie emittenti: «Mi piaceva parlare al microfono, il filtro tra me e gli ascoltatori che mi permetteva di superare la timidezza. Poi ascoltai Rapper’s Delight della Sugarhill Gang e Renegades of funk di Afrika Bambaataa: quella musica parlava proprio a me, mi fece male ma nel senso buono. Fu un’illuminazione, mi accorsi di essere al mondo. […] Mi diede un’identità» • «Passava giornate intere alla radio: “Una notte mi sono svegliato perché mia madre mi stava controllando le braccia, pensava che mi drogassi”» (Carlo Moretti) • Poi, il suo colpo di fortuna. In una discoteca di Palinuro lo nota l’ex moglie del produttore Claudio Cecchetto, che lo raccomanda direttamente a lui. «Cecchetto lo strappò alla Rai: a Lorenzo avevano chiesto di condurre Discoring ma lui lo convinse, tenendolo nove ore al telefono, ad andare a Radio Deejay e a incidere un disco. Dopo cinque mesi Jovanotti era primo in classifica. […] Il successo è enorme, Jovanotti vive come su una nuvola» (Carlo Moretti) • Tra le sue prime canzoni, Gimme Five, È qui la festa?, La mia moto, Il capo della banda. Testi del tipo: “La puzza di benzina / mi fa girar la testa / quando sto su di lei / è proprio la mia festa”. Oppure: “Io sono Jovanotti, il capo della banda / se vuoi essere dei nostri devi fare domanda / perché è una storia mitica e siamo tutti tosti / ci piace fare festa, casino a tutti i costi” • «Appena vedevo una porta ci entravo dentro, senza bussare, è il mio carattere, sembrano mille vite, non c’è una coerenza» • Diventa famoso alla tivù. «“La fama è una patata bollente. È difficile da gestire”. Eri giovanissimo, quando sei esploso. “Avevo ventuno anni. Successe tutto nell’arco di due o tre mesi”» (Stella) • Nel 1989 va a Sanremo con la canzone Vasco. Fa ridere tutti perché inciampa tra i fiori del palco. Ma «se ne frega, si rialza e sorride. Recupera il cappello Stetson da cowboy, riattacca con le mossettine pelviche alla Elvis e scherza con i chitarristi» (Francesco Tenaglia) • «Cosa vuoi dire su Jovanotti, non puoi mica fare delle battute intelligenti coi doppi sensi... Devi aspettare che canti, e mentre è lì che canta Gimme Five gli vai dietro... “Vai a lavorare!, Vai in miniera!”» (Beppe Grillo a Sanremo ’89, citato su La Stampa 26/2/1989) • «Ma chi è quello?! L’Anticristo?» (Massimo Cacciari, citato da Pietrangelo Buttafuoco, 1998) • «Lobotomia musicale» (Michele Serra) • Per un po’ continua con canzoni sceme e allegre, come Ciao Mamma, guarda come mi diverto e L’ombelico del mondo. Poi qualcosa cambia • «Dopo essere stato un’icona del disimpegno è cresciuto e si è sempre più espresso sulla realtà che lo circondava. Dal manifesto filosofico del 1994 [Penso positivo: Io credo che a questo mondo / esista solo una grande chiesa / che passa da Che Guevara / e arriva fino a Madre Teresa”, ndr] al rap Cancella il debito con cui, dal palcoscenico del Festival di Sanremo del 2000, si rivolse direttamente a Massimo D’Alema» (Guia Soncini) • «La cosa bella è che quando canta queste cose ci crede anche» (Andrea Scanzi, il Fatto Quotidiano, 2011) • «Ebbe successo proprio in mezzo a quella deriva […] che chiamammo “riflusso”, nei primi Ottanta, e ne fu uno degli espliciti cantori. Esprimeva allegro menefreghismo, voracità vitalistica, disimpegno, discotechismo spensierato, consumismo sfrontato. Era potente e comunicativo, bello e giovanissimo, inafferrabile e respingente per lo sguardo preoccupato (e un po’ barbogio) della critica militante e del giornalismo pensoso, assolutamente irritante per la gioia naturale con la quale viveva una giovinezza disinibita e impolitica. Scrivemmo cose di fuoco contro quel ragazzotto libero e giocondo, non tutte infondate […] e nessuno poteva sospettare che proprio quel tipo lì, come folgorato da una crisi adolescenziale tardiva, sarebbe poi diventato, verso la trentina, un’icona del cantare politico e dell’impegno cantautorale, quasi rovesciando la propria vicenda artistica» (Michele Serra) • Rimane sulla cresta dell’onda dagli anni Novanta a tutti gli anni 2010. Diventa uno dei cantanti più apprezzati in Italia: «Non mi aspettavo niente, io volevo solo fare il disc-jockey» • «Dopo il successo cosa hai regalato ai tuoi? “Niente di speciale. Non sarebbe stato giusto nei confronti dei miei fratelli. E poi mio papà non avrebbe mai accettato. […] Ti ha mai detto: questa canzone è proprio bella? “Lo spartiacque è stato Pavarotti. Quando mi chiamò per la seconda edizione di Pavarotti&friends. Portai la mamma e il babbo a vedere lo spettacolo e poi in camerino da lui […] Come le presenze alla Rai. Essendo ’l mì babbo istituzionale, contava solo la Rai. Potevo andare a Mediaset anche tutti i giorni: restava un gioco. Se mi vedeva con Pippo Baudo invece, ero legittimato. Del resto, è sempre stato democristiano”» (Stella) • «Come farai a chiamarti Jovanotti a sessant’anni? “A sessant’anni funzionerà ancora di più. Sul web gira una battuta: da ragazzo Vecchioni si chiamava Jovanotti…”» (Gramellini).
Personalità «Tendo a non litigare ma lo considero un difetto: un “vaffa” a volte è utile. Invece io trascino le situazioni finché non cadono da sole, ed è peggio. Sono talmente bravo a mediare che, se avessi studiato di più, avrei potuto fare il segretario generale dell’Onu» • «Seguo cose che mi attraggono in modo misterioso. I nomi delle città, per esempio. Vladivostok mi fa impazzire: prima o poi ci andrò» (Gramellini) • «Non sta mai fermo. Non solo fisicamente, dato che […] da qualche anno va avanti indietro da New York, dove si è trasferito. Non sta mai fermo nel linguaggio, nei generi musicali, nelle scelte tecnologiche che “agghindano” le canzoni e i video…» (Stella) • «Il mio consiglio ai giovani è: il mondo è una figata» (a Cazzullo) • «“A me piacciono cose che non stanno insieme nella stessa compilation: Elton John e De André, il pop e Miles Davis. Ricordi quel film dove Nanni Moretti diceva ironicamente: ‘Ve lo meritate Alberto Sordi’? Il guaio è che a me piacciono sia Moretti sia Sordi” […] Ti daranno del superficiale. “Non è un insulto. La superficie delle cose è come la pelle dell’uomo: rivela molto”» (Gramellini).
Impegnato «Rispetto alla nostra musica tamarra è impegnatissimo. Se mi domandi dove vorrei essere ora, io ti dico a Miami, a bordo piscina. Lui ti risponderebbe in Patagonia, in bici, per cercare tribù in difficoltà» (Gue Pequeño, a Zincone, Sette, 7/12/2012) • Ha sostenuto Amnesty International, la Lega Antivivisezione, Emergency, Nigrizia, Data, i concerti per la cancellazione del debito dei Paesi poveri e i movimenti Niente scuse e Make poverty history • È vegetariano • «Jovathustra» (Scanzi) • «Il mondo globale è straordinario, e l’immigrazione è una grande ricchezza. La cosa migliore che sia capitata all’Italia negli ultimi anni. Purché non vengano solo maschi soli, ma anche le loro donne. Come nelle migliori discoteche degli Anni 80, dove ti lasciavano entrare solo in coppia» (Cazzullo) • Amico di Walter Veltroni, che lasciò la festa nazionale del Pd per correre al suo matrimonio, scelse Mi fido di te e Penso positivo come colonna sonora dei suoi comizi e gli chiese persino di entrare nella costituente del partito (rifiutò: «le cose le deve fare chi le sa fare. A me piace che la politica sia un mestiere») • Fan di Barack Obama, poi di Matteo Renzi, che dice di ricambiarlo • «Sono un ragazzo fortunato, come dice Jovanotti. Mi hanno regalato un sogno e io voglio realizzarne un altro: fare di Firenze la capitale della bellezza» (Matteo Renzi, in Giulia Cerasoli, Chi, 10/11/2010). Molte sue canzoni furono suonate anche alle varie Leopolde renziane: «Jovanotti sta a Renzi come D’Annunzio al primo Mussolini, o come Apicella a Berlusconi» (Andrea Scanzi, Il Fatto Quotidiano, 2015) • «Com’è che nonostante le tue idee non sei mai stato davvero nel mirino dei destrorsi? “Forse riconoscono la mia onestà intellettuale. Io dico come la penso ma non son mai stato un militante. Mai. Sono un artista. E rivendico la libertà di schierarmi, all’americana. […] Io non canto per il Pd: mi vergognerei. Canto per tutti. Anche per gli elettori di Salvini. La politica non è tifoseria. E la musica deve unire”» (Stella) • «Il confine tra pensare positivo e pensare paraculo è sempre più labile» (Scanzi, Il Fatto Quotidiano, 3/4/2015)
Amore Dal 1994 sta con Francesca Valiani, di Cortona, 5 anni meno di lui. Si conoscono fin da bambini perché lei è amica della sorella Anna. L’amore è sbocciato a una festa di paese • Una cerimonie di nozze annullata all’ultimo minuto, nel 1997: «Era tutto pronto. Poi un giorno avevo appena finito di cantare, sono venute dietro al palco le suocere, avevano delle tovaglie da farmi scegliere... » • Una figlia, Teresa: nata il 13 dicembre 1998. «Jovathustra le ha dedicato 172 canzoni» (Scanzi) • Un periodo di crisi nel 2002 quando Francesca fu fotografata con il giornalista Giuseppe Cruciani alle Baleari: «Alla fine abbiamo capito che non può esistere una grande storia d’amore senza un tradimento» • Poi, nozze religiose il 6 settembre 2008 • «Ci sono ancora le groupie girl a caccia di rockstar? “Sì. Poi ti sposi e cambia tutto. Anche prima, però, non è che io… Le cose facili non mi piacciono. E poi sono monogamo. Quella del matrimonio è una esperienza che proprio mi piace”» (Stella) • «Mia moglie è la mia casa. La Francesca è una donna col tetto. Mentre io sono scoperchiato» (a Imma Vitelli, Vanity Fair, 22/5/2013).
Dolore Suo fratello Umberto Cherubini, istruttore di volo, è morto in un incidente aereo a Latina nel 2007. È a lui che è dedicata Fango (quella di “io lo so che non sono solo/anche quando sono solo”) • Alla mamma, invece, morta nel 2010, ha dedicato Le tasche piene di sassi.
Fede Ha tatuata su un braccio la Madonna di Guadalupe • «Sono un po’ cattolico» • «“Mi affascina quel patrimonio di sapienza millenaria. E il concetto cristiano della grazia. Più di quello orientale del karma. Il karma presuppone che devi aiutare la vecchina ad attraversare la strada perché così invece che in un porcospino ti reincarnerai in una palma. La grazia significa che non devi impegnarti per la ricompensa, ma solo per il piacere di impegnarti […] Ogni tanto mi capita di avere fede, ma dura poco. L’ho detto ad alcune suore. Mi hanno risposto: dura poco anche per noi, poi per fortuna ritorna”. Ti piace questo Papa? “Come fa a non piacermi uno che dice: ci vuole gioia e coraggio! Mi copia…”» (Gramellini).
Dicono di lui Nella lista delle dieci cose per cui vale la pena vivere del settimanale Cuore: «Appendere Jovanotti per le palle» • «Personalità straordinaria, e una capacità incredibile di capire, apprendere e sintetizzare […] È uno che conosce i propri limiti e sa colmarli» (dj Albertino, citato da Il Fatto Quotidiano, 12/5/2019) • «Nel mondo di Jovanotti ogni cosa è illuminata e il Bene trionfa sempre sul male. È un microcosmo dorato, ignifugo alla realtà […] La cattiveria, verosimilmente, è stata condannata all’ergastolo» (Scanzi 2015) • «Leggi i titoli - Mi fido di te, Baciami ancora, Chiaro di luna, Un raggio di sole... - e senti in bocca l’acqua delle patate lesse. E però in confronto alle “banalità originali” di Fedez, Mahmood, Ultimo e Achille Lauro, sembra il canto del pastore leopardiano» (Merlo) • «È diventato un “celentanino” tromboneggiante le consuete opinioni generosamente generiche, ingenuamente ideologiche, ovviamente sentenziose che ci aspettiamo, che temiamo. Siate buoni, se potete. Vogliatevi bene. E vogliatene anche agli extracomunitari, giacché ci siamo» (Roberto D’Agostino) • «Roberto Cotroneo, nel ‘99, scrisse: “Troppo poco naïf per essere un vero predicatore, troppo ragazzino per vantare un carisma, troppo usuale per scrivere testi d’autore, troppi giri di ‘do’ per dirsi compositore, anche se parliamo di canzoni facili facili. Troppo ex-rapper e troppo stonato per dirsi cantante. Eppure questo ragazzo simpatico e perbene piace a molti. Questa alchimia di mezzi difetti, che sarebbero letali per chiunque, per Jovanotti è un’arma di successo formidabile”. “Aveva ragione. Tutto vero”.  E concludeva: “Se lui ne è consapevole è un genio”» (Stella)
Dice di sé «Le mie sono canzoni da gita scolastica» (Dini) • «Quando ascolto Frank Sinatra mi tremano le gambe. Però ho scoperto che il vecchio Frank ha studiato canto tutta la vita, sembrava che gli bastasse aprire la bocca e invece dietro c’era il lavoro. Lavoro, lavoro, lavoro: la mia droga da quando avevo diciotto anni. Ma ci sono droghe peggiori» • «Saper cantare l’opera significa qualcosa. Ma le canzonette…» (a Stella) • Su Bob Dylan premio Nobel per la letteratura: «È un Nobel alla poesia. Io non c’entro, sono un cantante pop» • «Credevo che sarei morto tra i trenta e i quaranta, ma forse solo perché non riuscivo a immaginare la mia vita da grande».
Curiosità È alto 193 centimetri • Ex fidanzato con Valeria Marini e Rosita Celentano, che disse «stare con lui è stato come andare a Gardaland». Anche Martina Colombari era pazza di lui: «Avevo vent’anni. Ci siamo frequentati per un periodo, tutte le sere mi riaccompagnava a casa ma non ci provava mai» (Sara Faillaci, Vanity Fair 16/2/2011) • Oggi vive tra New York e Cortona con la moglie, la figlia, tre cagnolini e quattro gatti • Nemmeno quando ancora si faceva scaricava musica gratis da internet («ho reso ricco Steve Jobs») • Compare nel film Parenti serpenti di Monicelli • L’Accademia della Crusca ha fatto uno studio sui suoi testi • Ha scritto 9 libri e ha 12 tatuaggi • Quando era in Pakistan in bicicletta – dice lui - fu ospite di membri di Al Quaeda (Luca Castaldini, SportWeek 20/4/2013) •  Ha fatto il militare a Cuneo ed è perciò membro del «Club degli uomini di mondo» - che si ispira alla famosa battuta di Totò in Totò a colori: «Sono un uomo di mondo, ho fatto tre anni il militare a Cuneo» • Durante il tour sulle spiagge dell’estate 2019 celebrava (per finta) i matrimoni dei fan: «L’avevo detto quasi per scherzo, sono arrivate tremila richieste […] C’è perfino un collega, non posso fare nomi, che mi ha chiamato, io credevo per un duetto e invece ho capito che si riferiva al matrimonio» (Castaldo, la Repubblica)«Sono stanco di essere me stesso, voglio essere una persona normale e allora mi sono legato alla sedia per impormi l’ascolto integrale del logorroico ultimo disco (o come si chiama) di Jovanotti (o come si chiama). Perché non riesco a immaginarmi nessuno che, oggi in Italia, sia più normale dell’estimatore di Jovanotti (Jovanotti no, lui non può essere così normale come si autodipinge, lui è comunque un artista). E allora smetterla di ascoltare Rone e Fogh Depot, nomi che una persona normale giustamente nemmeno conosce. E allora smetterla di rimpiangere Lucio Battisti e Lucio Dalla, le canzoni di un’epoca in cui le classifiche di vendita qualche volta (non sempre: qualche volta) corrispondevano alle gerarchie dell’arte. […] Non è che Jovanotti abbia moltissimo da dire, e quel non moltissimo lo ripete trenta volte: il cielo è immenso, tu sei magica, come sei bella, meraviglioso è stare qui con te. Mi sono dovuto legare molto stretto. Sopportando il dolore a guisa di terapia: curare il mio snobismo, il mio pessimismo con la solare energia del cantante di Cortona, che ammiro proprio perché sono il suo contrario (ammirare i simili è masturbatorio). Ma dall’ammirazione per l’uomo a quella per la sua arte il passo è lungo. Eppure, legato alla sedia, l’ho compiuto. Decidendo di tornare un diciottenne mentale? Non sarebbe bastato, io a 18 anni ascoltavo Tristan und Isolde. Decidendo di tornare un diciottenne innamorato. A quel punto Insieme (guarda caso traccia 18) diventa un capolavoro capace di riempire di senso, o di sogni, interi pomeriggi. Una canzone che ti toglie vari decenni di dosso, così come ti toglie vari decenni di dosso l’amore. Dio ce lo conservi Lorenzo Cherubini» (Camillo Langone, Il Foglio 10/03/2015)