La Stampa, 26 settembre 2019
Roma e gli alberi
Noi a Roma camminiamo così: guardiamo a terra per non sprofondare in una buca e intanto guardiamo al cielo per evitare che un ramo ci crolli in testa e intanto guardiamo avanti per non infilarci in un cumulo d’immondizia. Voi che non vivete a Roma probabilmente sapete molto di buche e immondizia ma poco degli alberi. Beh, Roma è una città molto verde, la più verde d’Europa: quarantaquattro milioni di metri quadri di verde pubblico e trecentotrentamila alberi di cui ottantamila ad alto fusto. Il problema è la manutenzione, se gli alberi non vengono potati perdono i rami, si ammalano e al primo soffio di vento vengono giù. Ora non vorremmo nemmeno scherzarci sopra, perché i rami e gli alberi cadono addosso alle persone: a memoria ci si ricorda di due morti nel febbraio ’18 e quattro nel marzo scorso. Nel 2014 sono caduti dodici alberi, nel 2016 (primo anno di Raggi sindaco) quarantotto, nel 2018 quattrocento, duecento nei primi tre mesi di quest’anno. Siccome i giardinieri a Roma sono grosso modo trecento, cioè ognuno ha sul groppo centocinquantamila metri quadri di verde, il Comune ha deciso di assumerne altri. Poi, vabbè, ne ha assunti trentotto, pochini, meglio che niente. Però (racconta il Messaggero) sono stati pescati al volo dalle graduatorie, senza richiesta di specializzazione, così una volta assunti ci si è accorti che un terzo di loro sono invalidi, e per certificato medico non possono salire sugli alberi a potare i rami: possono giusto vuotare i cestini dei parchi. Quanto a Raggi, manco si può dire che le sue sono braccia rubate all’agricoltura.