la Repubblica, 26 settembre 2019
Biografia di Emanuele Palma
TORINO – Fermato e rilasciato su una promessa di cauzione di 10 mila dollari, l’ingegner Emanuele Palma è ora nella sua casa vicino a Detroit. In attesa degli eventi. È libero ma non può lasciare il Michigan. È indagato, insieme ad altri colleghi di cui non si conosce l’identità, con l’accusa di aver truccato i motori per aggirare le norme anti inquinamento. E di aver detto il falso. Accuse che Fca ha sempre respinto. Palma è uno dei ragazzi di Cento, la cittadina in provincia di Ferrara dove la Vm costruisce i motori diesel. Come altri, è partito all’inizio del decennio per andare ad insegnare agli americani come si fanno i piccoli motori a gasolio, quelli da 3 litri, nani in confronto ai mostri che muovono i camion Usa. A gennaio 2017, quando le autorità federali americane avevano accusato anche Fca di aver tentato di aggirare i controlli sulle emissioni, le perquisizioni erano arrivate anche a Cento, dove si producono i diesel montati sui suv della Jeep. Erano stati sequestrati 5 computer e alcuni telefonini. Il fermo di Palma di due giorni fa è legato a quell’indagine. A Cento Palma lavorava già nel 2005 quando l’azienda era solo fornitrice e non ancora di proprietà di Fca. Faceva il calibratore, in pratica tarava le emissioni dei motori. Il mestiere che ha continuato a fare per Fca quando è andato a Detroit a coordinare gli ingegneri che regolano le emissioni del motore diesel. Le accuse sono simili a quelle rivolte alla Volkswagen: aver inserito nelle centraline elettroniche un dispositivo (chiamato “t-engine") che riduce le emissioni fino a quando la temperatura del motore non sale oltre una certa soglia. In genere i motori arrivano a quel livello dopo mezz’ora di funzionamento mentre i test di omologazione durano circa 20 minuti. Fca ha sempre negato il dolo. Ha ammesso la colpa di non aver segnalato alle autorità Usa l’esistenza del dispositivo (che in Europa non va denunciato) ma non di averlo creato apposta per ingannare i test. Nelle mail sequestrate a Palma sembrerebbe emergere invece una realtà diversa: «Non voglio che scoprano il t-engine», avrebbe scritto ai suoi colleghi nel giugno del 2013. Il 10 gennaio scorso Fca aveva raggiunto un’intesa con le autorità Usa per risarcire con 800 milioni di dollari lo Stato federale e le associazioni dei consumatori. Ieri il gruppo ha confermato che intende «fornire massima collaborazione alle autorità».