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 2019  settembre 26 Giovedì calendario

Che succede dopo il voto della Consulta sul suicidio assistito

VANITYX
ROMA – E adesso che succede? Dopo la decisione della Consulta sarà più facile morire? Si potrà morire liberamente anche in Italia? Le 800 persone in attesa della “dolce morte” (dati dell’Associazione Luca Coscioni) hanno una speranza in più? I medici cattolici potranno fare obiezione? Ma soprattutto il Parlamento potrà restare ancora inerte? Tanti dubbi che cerchiamo di chiarire con il costituzionalista Massimo Luciani. “Da oggi siamo tutti più liberi” dice Cappato. Di morire, ovviamente. Ma è vero? Dopo la decisione della Consulta, posso aiutare una persona che vuole morire a farlo? Non rischio di commettere un reato? «Dev’essere innanzitutto chiaro che la Corte non parla affatto di un diritto al suicidio, ma si occupa solo del destino penale di chi aiuta coloro che hanno deciso di morire. Questo aiuto sarà legittimo soltanto in ipotesi molto circoscritte». Quindi non tutti possono essere aiutati a morire se lo vogliono e lo chiedono? «Esatto. Si deve trattare di persone con una malattia irreversibile, che sono tenute in vita da trattamenti medici di sostegno, che patiscono intollerabili sofferenze fisiche e psicologiche, ma che siano del tutto capaci di decidere liberamente e consapevolmente». Ma questi paletti posti dalla Corte non limitano troppo il perimetro di chi può chiedere la dolce morte? «Per niente. Sono, anzi, indispensabili per evitare che si possa abusare di soggetti deboli, fragili, che potrebbero essere facilmente manipolati e la cui vita, invece, va rigorosamente tutelata». Questo significa, ad esempio, che io non potrò aiutare al suicidio un anziano parente molto malato anche se il suo desiderio di morire è molto forte? «Ovviamente no, se non ricorrono quelle rigorose condizioni che la Corte ha stabilito e che capiremo ancora meglio quando leggeremo la sentenza». Che succederà per coloro che, ad esempio come Eluana Englaro, non sono più coscienti? Chi potrà decidere per loro che non possono più chiedere di morire? «Quel problema è stato già risolto dalla giurisprudenza proprio decidendo su quel caso. Allora la Cassazione disse che si poteva porre fine ai trattamenti che tenevano in vita la povera ragazza perché la sua volontà era stata chiaramente manifestata quando era in vita». Quindi ognuno di noi deve per forza scrivere subito il suo testamento biologico? «Il legislatore nel 2017, con la legge 219, ha già regolato questa ipotesi prevedendo le cosiddette Dat, le disposizioni anticipate di trattamento, con le quali, in previsione di un’eventuale futura incapacità, si anticipa la propria volontà sui trattamenti sanitari cui si potrebbe essere sottoposti». Quali passi dovrà fare chi vuole essere aiutato a morire? «È chiaro che questa persona potrà chiedere l’aiuto necessario soltanto quando si troverà nelle condizioni inderogabili fissate dalla Corte: se non fossero presenti, infatti, l’aiuto al suicidio sarebbe ancora un reato. Non basta. La verifica di queste condizioni spetterà esclusivamente alle strutture sanitarie pubbliche». Quindi un medico cattolico, come per l’aborto e per la fecondazione assistita, potrà fare obiezione? E che succede? «La Corte non parla affatto di questo problema ed è anche per questo che il legislatore dovrà comunque intervenire: la Corte stessa ritiene che una legge sia ancora ‘indispensabile’. Sarà proprio il caso che stavolta il Parlamento, ormai preso per mano dalla Corte, faccia finalmente il proprio lavoro». E finché non lo fa cosa accade? «Toccherà ai giudici stabilire, caso per caso, anche per le vicende precedenti a partire da quella di dj Fabo, se le condizioni e le modalità stabilite dal Corte ricorrono in concreto oppure no». Che potere di possibile veto avrà il Comitato etico territoriale che dovrà dare un parere? «Per esserne certi bisogna aspettare la sentenza, però sembra proprio che si tratterà di un parere obbligatorio, ma non vincolante». Non sarà più necessario andare all’estero? «Non lo sarà più, ma si potrà morire in Italia con l’aiuto di qualcuno solo nelle rigorose ipotesi che abbiamo visto». Dopo questa decisione, se io chiedo a un amico di aiutarmi a fare l’eutanasia perché ho un tumore incurabile, ma mangio ancora da sola, lui può farlo o rischia di essere incriminato? «Per prima cosa qui non stiamo parlando dell’eutanasia, ma soltanto dell’aiuto al suicidio, che in questo caso sarebbe illegittimo: questa persona, infatti, non sarebbe tenuta in vita da un trattamento di sostegno esterno e non patirebbe quelle sofferenze fisiche e psicologiche assolutamente intollerabili che sono richieste dalla Consulta». Quindi ci vuole ancora una legge sull’eutanasia? «Valuterà il Parlamento se serve, certo la Consulta non l’ha scritta, e neppure l’ha sollecitata. Una cosa è l’aiuto al suicidio, tutt’altra la vera e propria eutanasia».