il Fatto Quotidiano, 25 settembre 2019
Biografia di Luciano Salce
L a verità del reale è lo spettacolo. E un motto di spirito è già un elegante tratteggio della vita. L’intelligenza reclama il pudore e sul palcoscenico – lo schizzo asimmetrico della mascella di Luciano Salce – svela il più autobiografico romanzo d’Italia al compimento della modernità: quello della sua specialissima commedia attraverso cui il pubblico di ieri e di oggi incontra se stesso e trova un canone d’inarrivabile ironia. E autoironia. La mostra che si apre oggi a Roma (fino al 6 ottobre, a Palazzo Firenze) – Luciano Salce, l’ironia è una cosa seria – a tr ent ’anni è, innanzitutto, il racconto di un’esistenza artistica votata all’i nt e l l i g en z a. Attore, autore e regista, Salce – che è anche conduttore radiofonico – attraversa il Novecento per tramite di teatro, della rivista, del varietà e del grande cinema. Beniamino dei telespettatori Rai, Salce – indimenticati sono Studio UnoeIeri, oggi e domani–si misura con la televisione quando i venerandi somari della cultura alta consideravano lo strumento catodico inadeguato all’arte per farne un agone di impeccabile stile. PART ECI P E di una magnifica stagione dello spettacolo italiano, forte di una personalità irriducibile alle obbedienze, Salce porta in dote la singolarità tutta anarchica di un non allineato capace di curiosità intellettuali pericolose assai in quel tempo di musoni marxisti. Porta in scena Jean Anouilh, che è praticamente un reietto rispetto all’obb ligo conformista, a costo di trasferirsi in Brasile – chiamato da un altro grande della scena, Adolfo Celi – pur di sperimentare la satira nelle sue estreme conseguenze: tanto quelle di contenuto che di espressione. Maestro della commedia, Salce – che è fondamentalmente un uomo cui piace divertire e divertirsi – disegna l’id enti tà degli italiani in un percorso artistico che trova il culmine in film quali Il Federale (1961) La Voglia matta (1962) (affidati a un sempre superbo Ugo Tognazzi) fino alla prosecuzione del Medico della Mutuadi Luigi Zampa, ovvero Il prof. Dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue. C’è, in questa pellicola, il personaggio interpretato da Alberto Sordi su cui Salce impone la sua potente impronta teatrale. Vero e proprio Demiurgo, Salce adopera tutte le sfumature del l’arte e questa mostra – a cura di Emanuele Salce e Andrea Pergolari – è anche una raffinata ricognizione nei luoghi della creatività: dal Centro Sperimentale di Cinematografia a Raiteche, dall’Istituto Luce alla mirabile Silvio D’Amico, ovvero l’Accademia di Arte Drammatica, blasone di una forgia di eccellenze. Sono alcune tra le istituzioni che hanno dato il patrocinio. E c’è anche – nello svolgersi dei pannelli, nella raccolta della documentazione e nel rappresentarsi delle icone della mostra – una vera e propria mappa mentale che va a coincidere con la plastica presenza di Cinecittà, di via Asiago – la sede di RadioRai – e degli innumerevoli camerini dove Salce sa ancora divertirsi, divertendosi con la materia socratica per eccellenza, l’Ironia simula nella dissimulazione la decostruzione del reale. Ed è, la sua ironia, lo sguardo scomposto sulle vicende del mondo. Non è un caso che questa magnifica mostra trovi dimora a Palazzo Firenze, presso la sede della Società Dante Alighieri, in occasione della XIX edizione della Settimana della lingua italiana nel mondo: l’I ta li an o sul palcoscenico. Questo è Salce. E l’ironia, infatti, è la smorfia levatrice: maschera con metà faccia nera di notte, l’al – tra metà bianca di farina. Ed è –per dirla con Luciano Salce – cosa assai seria.