la Repubblica, 25 settembre 2019
Intervista a Pio e Amedeo
VERONA – Hanno intitolato lo spettacolo La classe non è qua. Pio e Amedeo ignorano cosa sia la classe ma a giudicare dal successo all’Arena di Verona, al pubblico poco importa. Risate, applausi, un tripudio per il duo comico di Foggia che spazia dalla tv delle lacrime (con Pio che fa Barbara D’Urso, esilarante), alle storie di famiglia, ai rapporti uomo-donna in cui tirano fuori i luoghi comuni maschilisti più orridi, da prenderli a schiaffi – ma la folla è entusiasta. Osservazione della realtà in salsa trash. Fieri qualunquisti, prendere o lasciare, nemici del politicamente corretto, al grido di “L’ironia salverà il mondo” giocano sulle donne che vogliono tutto («Una volta era diverso, ho chiesto a mia nonna: “Hai mai raggiunto l’orgasmo?”. Mi ha risposto: “Non mi sono mai mossa da qui"» ), sui gay, sui vegani, sui sex toys, sui soldi in nero. Quando appare la foto del premio Nobel Rita Levi Montalcini – ribattezzata Levis Montalcini – fiato sospeso. «È una nostra collega. Lo sapete, l’ha uccisa l’Inps: prendeva troppi soldi di pensione». Finale con i figli piccoli in braccio «perché la famiglia è tutto». Da Emigratis a Sanremo al sodalizio con Maria De Filippi (ora ad Amici celebrities su Canale 5), Pio D’Antini e Amedeo Grieco, 36 anni (prima foto insieme in braccio alle mamme, neonati, stessa stanza del reparto maternità) si preparano a una stagione da protagonisti. Il 3 dicembre da Torino parte il tour nei teatri, poi il varietà su Canale 5 e il cinema: stanno scrivendo il film prodotto da Lorenzo Mieli. Possibile che neanche l’Arena di Verona vi intimorisca? «Siamo come gladiatori, a strapiombo sul palco. Non vedi la gente, l’inizio fa paura. Poi si accendono le luci e parti». Ad “Amici celebrities” avete ironizzato sui “due Mattei”, Salvini e Renzi. È l’ora della satira politica? «La nostra è una satira accessibile a tutti, non come quella del collega Maurizio Crozza, oddio dice che si arrabbia se lo chiamiamo collega?». Andiamo avanti. «Lui fa un tipo di satira per gente informata dei fatti, noi facciamo satira per informare. Non tutti leggono il giornale o hanno il tempo per capire i continui sconvolgimenti». E voi cosa spiegate? «Che cambia tutto perché non cambi niente. Tra Renzi e Salvini è una bella lotta, hanno ironia tutti e due e la sfacciataggine di fare i propri interessi. Salvini ci voleva liberare, Renzi vuole cambiare il paese. Beh, noi non gli crediamo». Che dite del premier Giuseppe Conte, vostro corregionale? «È nato vicino a Foggia. Tecnicamente non ci ha raccomandato ancora nessuno. Se vuole, a questo punto, lo raccomandiamo noi». Come lavorate? «Ci mescoliamo tra la gente. Abbassiamo il tiro, cerchiamo di circondarci di persone sempre più brutte. Poi ci riuniamo con i nostri autori Fabio Di Credico e Aldo Augelli in posti dove non c’è nulla e facciamo grandi brain storming». Giocate con la volgarità: vi date delle regole? «Il concetto di volgarità va esaminato. Sono molto più volgari quelli che speculano sul dolore in tv. In questo spettacolo ironizziamo sul fatto che in Italia non si può mai andare oltre: il politicamente corretto ha ucciso tutto. L’ironia invece può salvare il mondo». Vi siete chiesti cosa trova il pubblico in voi? «Si configura, si specchia. Capisce che siamo sinceri e siamo partiti dal nulla. Sa che crediamo in quello che facciamo. Prima di Telenorba, c’era stata TeleFoggia: con una sola telecamera e tre ore a disposizione eravamo sempre alla ricerca della battuta. Una palestra». Il successo a Sanremo ha cambiato qualcosa? «Quando ci siamo rivisti abbiamo capito il segreto, sembrava che non avessimo nulla da perdere». Non vi vergognate mai? «No, perché? Siamo popolo ma ride anche l’élite. Siamo il compagno di banco, l’amico del bar, non ci chieda l’alchimia. Il target di riferimento è un mistero, sono tutti. Però va usato il linguaggio giusto, vale per i prof all’università e per i comici». Siete fieramente qualunquisti. «Sì e lo rivendichiamo. Ci vuole coraggio, no?». Che farete nello show di Canale 5? «Le nostre cose, ci stiamo lavorando. Ma saremo liberi, come sempre». Com’è nata la collaborazione col produttore Lorenzo Mieli? «È stupita? Ci ha chiamato lui, ci ha invitato a casa per parlare. A un certo punto è andato in cucina e ci ha fatto anche il caffè con la macchinetta. Lui, con le sue mani. Un bellissimo incontro. Il film affronterà un tema che ci riguarda tutti, non possiamo dirlo adesso». Oggi è più difficile far ridere? Sul web circolano battute geniali. «Molto più difficile. Cerchiamo spunti nostri. Tornando al discorso dei limiti, in America fanno molto peggio». Chi vi fa ridere? «Chi ostenta. Poi il modo con cui si avvicinano ai social gli ultra sessantenni. Mia madre (parla Amedeo, ndr) non ha Facebook ma usa il profilo di mio padre. E a un certo punto vedi: Federico Grieco ha condiviso la ricetta dei cannelloni».