la Repubblica, 25 settembre 2019
Berlusconi boccia il referendum di Salvini sulla legge elettorale
ROMA – Il centrodestra che batte un colpo al Senato si frantuma sul referendum elettorale. È caos nelle regioni governate dalla coalizione. C’è l’ordine perentorio di Salvini di far votare entro il 30 settembre ai rispettivi consigli regionali una delibera per chiedere la consultazione popolare (in tempo utile per andare alle urne in primavera), con l’obiettivo di cancellare la quota proporzionale dal Rosatellum e andare a un maggioritario puro. E arriva, in queste ore, l’ordine di scuderia, adesso ufficiale, di Silvio Berlusconi ai propri consiglieri: non votare quel provvedimento, astenersi. Ennesima fonte di veleni: in Liguria e Veneto dove si tornerà al voto nel 2020 i consiglieri hanno fatto sapere ad Arcore che i governatori ricandidati (Toti e Zaia) non li vorranno in lista, se davvero si asterranno. Per la Lega la storia del referendum sarà una discriminante. Sta di fatto che Salvini rinvia definitivamente il vertice con Berlusconi e Meloni sulle regionali (si sarebbe dovuto tenere ieri): «Troppo impegnato per questa settimana». Ma è a Palazzo Madama che i leghisti riescono a piazzare almeno una bandierina, la prima dall’insediamento del Conte bis. Per due volte consecutive il centrodestra fa saltare il numero legale in commissione Affari costituzionali. A sentire lo stratega Roberto Calderoli è l’avvio del minacciato Vietnam: «Da adesso i signori della maggioranza di Palazzo impareranno cosa significa avere la Lega all’opposizione – esulta – E questo è solo l’inizio. Lega-maggioranza 1-0». In molte commissioni la maggioranza balla su numeri esigui. Ma in questo caso, le assenze avevano una ragione. «Calderoli fa propaganda, non eravamo in commissione – spiega la senatrice del M5S Alessandra Maiorino – solo perché avevamo un’assemblea». Nelle regioni amministrate dal centrodestra intanto si procede in ordine sparso sul referendum preteso da Salvini. Costituzione alla mano, serve il voto in almeno 5 regioni sulle 6 governate (Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Abruzzo, Sardegna). Berlusconi ha fatto già sapere domenica che un ritorno al maggioritario non lo convince. Ieri il responsabile enti locali di Fi, Sestino Giacomoni, ha inviato un messaggio ai coordinatori regionali per dettare la linea: «Dire ai nostri consiglieri di astenersi, motivando con il fatto che il referendum presenta molti punti critici. Meglio una proposta di riforma elettorale elaborata da tutto il centrodestra unito». Succede che il Consiglio regionale abruzzese è paralizzato per lo scontro. In quello piemontese, il presidente forzista Alberto Cirio ha dato indicazione distinta da quella di Arcore: votare a favore. Nel Veneto della Lega “bulgara” il voto è slittato a oggi, come pure in Sardegna. Nella Liguria di Giovanni Toti il testo è stato bloccato in commissione. In Lombardia il governatore leghista Attilio Fontana ha preteso una full immersion con voto entro giovedì e ordine perentorio ai forzisti di adeguarsi. In questo clima, Mariastella Gelmini di Fi propone un coordinamento almeno dei gruppi del centrodestra per procedere uniti. Magari si farà. Ma il clima è tale che Salvini per adesso congela il vertice con gli altri due leader. «Ci troveremo prima o poi, ma non ci insegue nessuno». E se qualcuno (leggi Meloni) ha avanzato dubbi sulla candidata leghista in Emilia Romagna, per l’ex vicepremier la partita è chiusa. Nel fine settimana sarà al fianco di Lucia Borgonzoni a Bologna. Slitta definitivamente il vertice per le prossime regionali Stefano Cavicchi/LaPresse j “’Ndrangheta è m.” Matteo Salvini ieri in Calabria, tra Cosenza e Catanzaro, in vista delle regionali di inizio 2020. “La ’ndrangheta è una merda, che va cancellata dalla faccia della Calabria”, ha detto