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 2019  settembre 25 Mercoledì calendario

Qualche domanda sul caso Johnson

dal nostro corrispondente Come si è arrivati a quest’altra batosta per Boris Johnson? Lo scorso agosto il governo Johnson ha deciso di chiedere la “prorogation” del Parlamento, uno strumento legale del premier britannico quando vuole inaugurare una nuova “sessione” della Camera dei Comuni: in tal caso, cadono i disegni di legge in discussione, il premier annuncia una nuova serie di obiettivi del governo e il Parlamento chiude per diversi giorni. La sessione in corso del Parlamento, a causa del caos Brexit, è durata ben 810 giorni, record assoluto dalla Guerra civile inglese (1642-1651). E allora perché la Corte Suprema ha definito illegale la sospensione del Parlamento di Johnson? Perché i giudici non sono riusciti a trovare una giustificazione non politica alla sospensione di 5 settimane, anche questo un record. Secondo la Corte, quella di Johnson è stata una decisione per limitare i poteri del Parlamento e, nello specifico, l’azione delle opposizioni contro il No Deal, la pericolosa uscita di Londra dall’Ue senza un accordo evocata continuamente da Johnson qualora non si arrivasse a un patto con gli europei entro il 31 ottobre. Ora che succede? Il Parlamento oggi riprenderà i suoi lavori abituali. Il discorso della Regina previsto il 14 ottobre nell’ambito della “prorogation” di Johnson dovrebbe essere confermato. Ma Johnson ora potrebbe chiedere una nuova sospensione, qualora lo volesse? Sì, per i motivi del primo punto. Ma è ovvio che ora potrà farlo solo se avrà la certezza assoluta della sua legalità. Johnson rischia di essere incriminato? No. E molto probabilmente neanche in caso di una seconda sospensione “illegale” del Parlamento. Johnson rischierebbe molto di più in un altro caso. Quale? Prima che il Parlamento chiudesse l’11 settembre scorso per volere di Johnson, le opposizioni erano riuscite ad approvare – nonostante i tempi strettissimi – una legge vincolante contro il “No Deal”. In base a questa legislazione, qualora Johnson non avesse un accordo sulla Brexit controfirmato dall’Ue al Consiglio Ue del 17 ottobre prossimo, sarebbe costretto, entro il 19, a chiedere all’Europa un ennesimo rinvio della Brexit ora fissata al 31 ottobre. Ma secondo il premier «il popolo è dalla mia parte» e dunque ha fatto intendere che potrebbe ignorare la legge delle opposizioni e far uscire il Regno Unito col No Deal in ogni caso. E cosa rischierebbe in tal caso? Di sicuro verrà denunciato all’Alta Corte. E potrebbe rischiare addirittura il carcere. Ma se il popolo è dalla sua parte perché Johnson non va a nuove elezioni? Perché in tal caso un premier deve ottenere i voti di 2/3 dell’aula. Ma sinora le opposizioni hanno sempre votato contro. Ma il leader laburista Corbyn chiede nuove elezioni da mesi. Perché ora si rifiuta? Corbyn vuole prima che il “No Deal” venga scongiurato oltre ogni dubbio. Ma c’è un’altra ragione: per i sondaggi il Labour va molto male e quindi Corbyn preferisce aspettare. E se Johnson si dimettesse per poi andare al voto? Difficile. In tal caso, prima del voto ci sarebbero 15 giorni di tempo per il Parlamento per trovare un nuovo governo e un nuovo premier. Le opposizioni, seppur molto divise, potrebbero accordarsi su un esecutivo ad interim a guida bipartisan. E a quel punto Johnson potrebbe essere disarcionato come accaduto a Salvini in Italia. A.Gu.