Corriere della Sera, 25 settembre 2019
La fine del Meazza
La partita sulla demolizione di San Siro è ancora aperta. C’è chi, come Milan e Inter, insiste sulla necessità di abbatterlo per costruire accanto il nuovo impianto e chi come il sindaco Beppe Sala continua a puntare tutte le sue carte sulla ristrutturazione della Scala del calcio. Il piano di demolizione però è già pronto nei minimi dettagli. Se il progetto del nuovo stadio dovesse andare in porto, la scomparsa del glorioso San Siro avverrà in 235 giorni. Otto mesi di lavori dove prima sparirà il primo anello, poi toccherà al secondo, al terzo, alle torri, alle coperture. Fino a estirpare le fondazioni e cancellarne per sempre le tracce come se il Meazza non fosse mai esistito. Un lavoro immane. Per rimuovere e portare in discarica 125 mila metri cubi di calcestruzzo, 8.800 tonnellate di ferro delle armature e le altre 20 mila tonnellate della copertura metallica occorreranno tra i 10.500 e gli 11.300 viaggi di Tir con la capienza di 30 tonnellate. Per ridurre al minimo la montagna di polvere che si alzerà dalla demolizione delle tribune saranno utilizzate lance nebulizzatrici. Se non dovesse bastare si useranno i «Cannon fog», cannoni che sparano acqua e aria. Uno dei passaggi più delicati riguarda la copertura metallica. Impossibile tagliarla a pezzi. Bisognerà portarla a terra (da 50 metri a 5) con un complicato sistema idraulico. Toccherà a macchinari dotati di spaventose pinze triturare il metallo. Ma a quel punto San Siro non ci sarà più.