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 2019  settembre 24 Martedì calendario

Il Douro è l’Eldorado del vino

È considerato l’Eldorado europeo del vino. Da una quindicina di anni, il Douro, regione vitivinicola ultradinamica del Portogallo, produce cuvée che seducono tutto il mondo. Anche grazie alla lungimiranza dei proprietari della Quinta do Crasto, proprietà faro della regione, situata a Est di Porto, in posizione dominante sul fiume. Nel 2008 la proprietà avviò un programma di ricerca lungo e ambizioso, in collaborazione con i ricercatori di due università, l’Utad di Vila Real e Biocant. A oggi nella tenuta sono stati identificate 49 varietà differenti di uve. Un software permette di localizzare al centimetro ogni vitigno con il Gps. I ricercatori procedono poi a una identificazione genetica e infine a una duplicazione delle varietà in una serra.«Osserviamo che le vecchie vigne sono molto più adattate al clima, più resistenti di quelle introdotte vent’anni fa», racconta a Le Figaro Manuel Lobo de Vasconcellos, il capo della coltivazione alla Quinta do Crasto. «E questo ci permette di conservare la diversità del patrimonio».
La valle del Douro si è consacrata per secoli alla produzione di vini mutati (ai quali, durante o dopo la fermentazione, viene aggiunto alcol distillato), ma negli ultimi vent’anni ha saputo lanciarsi – con successo – nella produzione di vini tranquilli (o fermi). Un cambio di rotta che è coinciso con l’arrivo di una generazione di proprietari e di enologi che uscivano dalle università e avevano viaggiato. E le vendite declinanti del Porto hanno accelerato il movimento.
«Abbiamo cominciato a produrre vini fermi nel 1994», racconta a Le Figaro Tomas Roquette.Nel 1995 stavo terminando gli studi di marketing a Londra quando mio padre mi ha chiesto di guidare l’azienda di famiglia. Amavo la regione, ma non conoscevo nulla di vino. Mio padre mi disse che vivendo sul posto avrei imparato presto. Mi sono ritrovato responsabile del vigneto e fu il più bel periodo della mia vita professionale».
Oggi l’azienda esporta in 52 paesi, tra cui – in primis – Stati Uniti, Brasile, Regno Unito, Canada. E il Portogallo assorbe il 35% della produzione di 1,4 milioni di bottiglie.
La famiglia Roquette avrebbe potuto accontentarsi di ottimizzare il vigneto esistente. Ma ha deciso di piantare, spostando e ripiantando decine di ulivi e sistemando 115 ettari di terrazze per creare due vigneti: Meco, che appartiene alla famiglia Cazes e Quinta da Cabreira, rannicchiato su quasi tre chilometri di sponde del Douro, su un terreno mai piantato in precedenza, mix di scisto, granito, quarzo e argilla.
«Quando siamo arrivati qui nel 2000 non c’era niente», spiega ancora Tomas Roquette. «L’ettaro si vendeva a 2 mila euro al metro quadro. Poi gli altri produttori hanno seguito il movimento. Oggi il prezzo è di 20 mila euro. Meco e Quinta da Cabreira rappresentano rispettivamente investimenti da 3 e 7 milioni di euro».