Il Sole 24 Ore, 24 settembre 2019
Il business mondiale dei tappi
Tornano a circolare le indiscrezioni sull’interesse per Guala Closures, gruppo leader mondiale nella produzione di chiusure di sicurezza per liquori, vino, olio e aceto, acqua e bevande e prodotti farmaceutici.
Ora, secondo i rumors, il dossier della società sarebbe finito sul tavolo di grandi gruppi strategici americani. Fra questi ci sarebbe il gruppo Silgan Holdings, multinazionale americana quotata a Wall Street. Il nome del gruppo statunitense si andrebbe dunque ad aggiungere alla lista di fondi che hanno esaminato l’operazione nel recente passato: da Astorg ad Advent fino a diversi altri. Negli ultimi mesi poco meno di una decina di soggetti, sia finanziari sia strategici, avrebbero mostrato informalmente interesse per l’azienda. La giustificazione è collegata al forte calo del titolo Guala in Borsa (-35% dai massimi del debutto), discesa che lo rende particolarmente a buon mercato.
Inoltre la compagine degli azionisti è abbastanza frazionata. Resta da capire se i soci siano (o meno) disposti ad esaminare delle proposte, soprattutto in una fase in cui l’azienda non è adeguatamente valutata dalla Borsa.
Al momento nessuna offerta sarebbe comunque arrivata in modo formale al board, che a propria volta avrebbe dovuto fare immediata comunicazione al mercato. Ci sarebbero infatti state solo generiche manifestazioni d’interesse. Insomma, nessuno degli interessati si sarebbe ancora mosso in modo concreto, tanto che fonti vicine all’azienda negano qualsiasi trattativa.
Tra gli attuali azionisti di Guala attualmente ci sono il private equity Peninsula Capital (con il 10%), la holding Mojto Luxco 2 (con il 5,6%) e soprattutto il presidente Marco Giovannini, artefice del successo internazionale del gruppo, con il 24,2%. Una piccola quota fa capo anche al fondo attivista Amber.
Guala è una delle quotate di Piazza Affari leader globale nel suo settore di competenza. La società genera una parte minima del suo giro d’affari in Italia (attorno al 10%), mentre la parte restante deriva dall’estero. La società continua a crescere a doppia cifra su diversi mercati di competenza (come in Europa) con un ebitda margin attorno al 20 per cento.
Guala è tornata a Piazza Affari lo scorso anno dopo il delisting di 11 anni fa: a quel tempo ad avere lanciato l’Opa era stato un veicolo che faceva capo a un fondo di private equity indirettamente controllato da Credit Suisse Group, aPriori Capital Partners.
Nel 2017 era iniziato un processo d’asta al quale avevano partecipato alcuni investitori, tra i quali Astorg e una cordata formata da Edizione e Goldman Sachs. Tuttavia alla fine Giovannini, anche maggior azionista, aveva preferito non cedere il controllo, in quanto l’ingresso di investitori finanziari avrebbe accresciuto la leva debitoria del gruppo. Era stata scelta qualche mese dopo un’opzione alternativa, quella della Spac Space, che nel giro di qualche mese ha riportato in Borsa il gruppo. Una storia di amore e odio quella verso Piazza Affari, visto che il titolo Guala resta abbastanza dimenticato dagli investitori istituzionali con scambi ridotti.