Corriere della Sera, 24 settembre 2019
Far parlare i colori
È un mondo colorato. Dal giallo-verde al giallo-rosso, ne succedono di tutti i colori. Dunque, è il momento giusto per andare a prendere i due volumi di Lino Di Lallo, noto artista visivo, performer, poeta e inventore di aforismi, Tavolozza d’autore (Il Formichiere), ovvero «il grande libro dei colori fantasiati». Un «prodigioso catalogo di prelievi testuali», è la definizione di Carlo Ossola, che ha firmato la prefazione. Si scoprirà che i colori bisogna interpretarli: non basta dire rosso, verde, blu, bianco, nero… I colori si prestano a essere «fantasiati», cioè alterati dalla fantasia. E Renzi, che ha messo su un nuovo partito, farebbe bene a tenerne conto per la sua Italia viva. Per esempio, non basta dire giallo: né Di Maio né Di Battista sarebbero contenti di sapere che, oltre al «giallo oro del Tintoretto», esistono il «giallo-Agip» di cui parlò Giovannino Guareschi e il «giallo pus» segnalato da James Joyce. Per non dire del «giallo odio» a cui allude Ennio Flaiano e non solo lui. Quanto alle sfumature del verde, Salvini e compagni ignorano forse che le loro cravatte sono accostabili al «colore dell’asparago cotto» (Henri Michaux dixit) e che il verde si associa facilmente all’aggettivo «marcio» nonostante la tradizionale accezione ambientalista. Il rosso, poi, evoca non di rado scenari inquietanti: «all’orizzonte il cielo è color rosso inferno», scrisse Rimbaud. Il che non sembra in sintonia con le prospettive che promette Zingaretti. Intanto, nel catalogo di Di Lallo troveranno «fantasiata» ispirazione cromatica i futuri fondatori di partiti, gruppi e movimenti per i loro loghi. Avrebbero da sbizzarrirsi. Partendo dal «color can-che fugge» di Tommaso Landolfi, dal «color pidocchio» che Carlo Emilio Gadda vedeva nei casermoni romani o dal «color buccia di pisello tenero» con cui si presentavano ai suoi occhi certe sottovesti femminili. Passando per le «diverse sfumature “ton sur ton” della merda» che Alberto Arbasino invitava ad ammirare in alcune pitture-collage di inizio Novecento. Arrivando alle pozzanghere «color merdastro» che piacevano tanto a Luigi Malerba. La sincera speranza è di avere, dopo i banali giallo-verdi e giallo-rossi, una prossima coalizione di governo giallo odio-merdastro o buccia di pisello tenero-can-che-fugge. Nella nuova o in questa legislatura, poco importa.