il Giornale, 23 settembre 2019
Le parole a rischio estinzione
Un modesto suggerimento per il neo ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti: invitare tutti i docenti di Lettere a insegnare, ogni giorno, una parola «diversa» ai loro studenti. Sarebbe una riforma facile e a costo zero che necessita solo di un po’ di buona volontà e un vocabolario. Eppure ogni volta che nella mia vita di genitore, «addetto ai colloqui scolastici», ho provato a rilanciare l’idea, mi sono trovato dinanzi a un muro di gomma.
La prof o il prof di Italiano che avevo dinanzi era puntualmente d’accordo sul fatto che «i ragazzi hanno un linguaggio povero fatto da non più di un centinaio di parole», ma quando me ne uscivo con la proposta della «nuova parola» da far conoscere quotidianamente, loro mi guardavano come un alieno. Nessuno comprendeva la semplice – eppure rivoluzionaria – potenzialità di scoprire sistematicamente un termine non scontato, avventurandosi lungo gli ampi sentieri dei sinonimi e dei contrari.
Quei pochi, pochissimi, giovani che hanno assimilato questa abitudine, oggi convivono con l’appagante piacere di un eloquio più vario e meno banale. Sembra una sciocchezza, ma nel corso di un colloquio di lavoro magari può marcare la differenza tra un candidato e l’altro.
Anche per questa ragione va salutata con favore l’iniziativa promossa dall’editore Zanichelli che porterà in varie città d’Italia una grande installazione-vocabolario con un monitor touchscreen che proporrà a rotazione «3.200 lemmi da salvare», vale a dire quel lungo esercito di bellissime parole (sostantivi, aggettivi, avverbi) che – come fossero dei panda – rischiano l’estinzione nella foresta desertificata del nostro lessico.
«L’impoverimento del linguaggio – spiegano i virtuosi «zingarelliani» – comporta spesso un impoverimento del pensiero, del ragionamento e della capacità di comunicare, quindi di essere in relazione con l’altro. Ampliare il proprio lessico non significa pavoneggiarsi o peggio assumere toni snobistici, ma significa arricchire gli strumenti a disposizione per sviluppare la propria personalità e migliorare la propria capacità di comprensione». Parole sacrosante; anzi, parole divine (giusto per non usare la solita «frase fatta», alias «espressione stereotipata»).
Il maxi-vocabolario interattivo si trova ora a Milano, ma nei prossimi giorni andrà in tour anche a Torino, Bologna, Firenze, Bari e Palermo.
Il senso dell’operazione è chiaro, ma i signori dello Zingarelli si premurano – evidentemente per i duri di comprendonio – di fare qualche esempio: «Invece di affermare che qualcuno ci vuole ingannare o prendere in giro, possiamo usare abbindolare (che rinvia al bindolo, all’arcolaio che girava per dipanare una matassa trasformandola in gomitolo), circuire (che rinvia a sua volta a una circolarità, a un andare intorno) oppure irretire (che rimanda invece a un a un prendere nella rete e che contiene anche il significato di sedurre, cioè di condurre a sé)». Capito, zucconi che non siete altro?
Nell’edizione 2020 del vocabolario Zingarelli le «parole da salvare» saranno contraddistinte da un fiorellino, un simbolo grafico che è come se urlasse: «Usami, altrimenti morirò!».
Ma se poi a scuola questo benedetto dizionario continua a essere ignorato, sarà inevitabile preparasi al funerale.
Un buon esempio, una volta tanto, viene dalla moda. Il brand di moda MSGM ha scelto di «adottare» cinque parole (Impavido, Impetuoso, Illogico, Vivido e Radioso) stampate, con il loro significato tratto dallo Zingarelli, su una linea speciale di magliette.
È la prima t-shirt da indossare e leggere: o meglio, da leggiucchiare.