Il Messaggero, 23 settembre 2019
Rome e le altre otto città malate di overtourism
MILANO Le foto davanti al Colosseo, il fascino dei capolavori custoditi nei Musei vaticani, la cena nella trattoria di Trastevere. Tutto molto pittoresco e affascinante, se non fosse che la stessa esperienza venga vissuta ogni anno da 15,2 milioni di turisti. Nel 2018 sono stati un milione in più, per la gioia di hotel e ristoranti, ma con disagi crescenti per la Capitale. Traffico congestionato, serpentoni di bus turistici, code per gli accessi ai servizi, affari alle stelle per bed&breakfast. E così Roma è finita nella lista delle nove città a rischio overtourism, insieme ad Amsterdam, Barcellona, Parigi, Praga e Stoccolma in Europa, oltre San Francisco, Toronto e Vancouver nel resto del mondo.
«NO LIMITAZIONI»È il risultato del rapporto Destination 2030 del Wttc-World travel & tourism council, il quale registra come l’anno scorso il 45% degli oltre 1,4 miliardi di viaggiatori nel mondo abbia scelto di visitare una città. Tanto che l’Unwto, l’agenzia Onu di riferimento, mettendo in fila le cifre di questa marea lancia l’allarme overtourism: al ritmo di crescita attuale, nel 2030 il flusso di turisti supererà gli 1,8 miliardi. Un’onda che continuerà a concentrarsi sulle mete più amate, come Roma, Venezia e Firenze, perché le destinazioni non variano e non aumentano come chi ama girare il mondo. «Per tutte queste città – spiega presidente del Wttc Gloria Guevara – occorre un cambio radicale. Le amministrazioni locali devono lavorare al fianco degli investitori e dei legislatori per verificare il grado di preparazione della città a un ulteriore incremento di presenze e intervenire in modo coordinato sulle criticità». Secondo gli esperti, «è importante concentrarsi sulle politiche che guidano il turismo sostenibile, compresa la gestione flussi turistici». Per non affondare sotto il peso di 30 milioni di visitatori, pari a 370 all’anno per ogni residente del centro (in tutto meno di 54 mila), Venezia è stata la prima a prendere contromisure: ha installato tornelli nei punti di maggiore afflusso e da gennaio introdurrà la tassa di sbarco. Eppure, come sottolinea l’amministratore unico di Jfc Massimo Ferruzzi, sulla scelta delle località di adottare misure di limitazione dei turisti per evitare sovraffollamento, gli italiani si dividono a metà: il 36% non è per nulla d’accordo, il 42,6% è decisamente favorevole. Questo nonostante «quasi otto italiani su dieci ritengano essenziale trovare per le vacanze una località vivibile e che per fruire di tale opportunità siano disposti a spendere in media 85,20 euro al giorno per il solo soggiorno». Tre italiani su dieci (il 29,2%) assegnano il valore massimo alle città a misura d’uomo e sommati ai turisti che considerano essenziale trovare località senza traffico, rumore, confusione, file, si raggiunge quota 76,5%.
TETTO DI PRESENZENonostante ciò l’assalto alle capitali ha raggiunto picchi che non sono più sostenibili. Amsterdam ha annunciato di non voler più visitatori, perché gli 8,4 milioni del 2018 sono stati troppi. Perciò l’ente nazionale del turismo dell’Olanda (17 milioni di abitanti e 19 milioni di turisti) ha deciso di smettere di pubblicizzare alcune località come Keukenhof, il più grande giardino di tulipani invaso da più di 200 mila appassionati che per scattare selfie calpestano i fiori, puntando su altre mete dei Paesi Bassi. A Barcellona, che ospita 6,7 milioni di viaggiatori, l’overtourism ha provocato una rivolta degli abitanti: numerose sono state le manifestazioni e sulle pareti sono comparse le scritte «turisti tornate a casa vostra», «non distruggere la nostra città». Esiste una risposta concreta per gestire il problema del sovraffollamento delle mete più amate prima che scoppino? Il Wttc ha provato a porre le basi per la trasformazione da invasione di vacanzieri in ciabatte e bermuda, a turismo sostenibile. La destagionalizzazione, spiegano i tecnici, è una delle soluzioni più efficaci, insieme alla fissazione di un tetto dei flussi di visitatori, alla redistribuire dei turisti tra i vari poli di attrazione e all’aumento di tasse di ingresso. Per il momento nelle città più belle del mondo non resta che mettersi in coda.
Claudia Guasco