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 2019  settembre 23 Lunedì calendario

La Francia vuole resuscitare i bistrot

PARIGI – «Modestamente, è stata una mia idea». Vanick Berberien è sindaco di un piccolo paese nella regione della Loira, Gargilesse-Dampierre, trecento abitanti. Come portavoce dell’associazione dei comuni rurali da tempo chiedeva al governo di mobilitarsi per salvare l’anima della Francia profonda, ricominciando da qualcosa di semplice: aprire bistrot laddove non ce ne sono più da tempo. Berberien, 64 anni di cui 30 passati a fare il sindaco, l’aveva detto a Emmanuel Macron qualche mese fa. E forse è stato ascoltato. Il premier Edouard Philippe ha annunciato al congresso dell’associazione guidata da Berberien che tra le tante misure per difendere la “ruralità” ci sarà anche l’aumento delle licenze per servire alcolici. Secondo gli amministratori locali, una delle cause della fine dei bistrot nelle zone meno popolate è infatti la difficoltà di acquistare o mantenere licenze che sul mercato costano prezzi esorbitanti e tendono ormai a concentrarsi nelle grandi città. Nel suo villaggio, Berberien è riuscito a evitare la chiusura dell’unico bistrot ricomprando la licenza alla proprietaria che stava per chiudere. «Ma siamo un caso raro», sottolinea ricordando che su 32 mila comuni rurali oltre 26 mila non hanno più un bar. Qualcuno ha ironizzato sul fatto che per rivitalizzare i piccoli paesi bisogna avere locali dove si serve alcool. «Meglio prendere un aperitivo o un digestivo in compagnia che da soli a casa», risponde Berberien. E a chi pensa che la priorità del governo dovrebbe essere rilanciare altre attività, come gli uffici postali, le scuole elementari, il portavoce dei sindaci rurali risponde: «Anche il bistrot è un servizio pubblico, un luogo dove ritrovarsi, discutere, solidarizzare». Quando un anno fa è scoppiata la crisi dei gilet gialli, con i manifestanti che si davano appuntamento sulle rotonde perché non c’erano bar, molti hanno avuto la conferma di quanto il tessuto sociale nei piccoli paesi fosse stato distrutto da dissennate politiche di urbanizzazione negli ultimi anni, con piccoli esercizi commerciali estinti ovunque a beneficio di supermercati e centri commerciali. È così che si è ricominciato a parlare della scomparsa dei troquet, i piccoli café, luoghi simbolo del “vivere insieme”. Le nuove misure del governo comprendono anche nuovi sgravi fiscali e facilitazioni per trovare i finanziamenti. Ma ci sono anche iniziative private, come il sistema di cooperative Village Vivants o la fondazione Sos guidata da Jean-Marc Borello, imprenditore vicino a Macron, che ha deciso di finanziare la creazione di mille nuovi café di paese. Il bando è stato appena pubblicato e ha già ricevuto centinaia di candidature. In questa prima fase il progetto “1000 cafés” ha una dotazione di 200 milioni di euro che potrebbe aumentare in futuro. La fondazione propone non solo di acquistare la licenza ma di assumere con il salario minimo due gestori del locale in modo da limitare la presa di rischio nella fase di avvio dell’attività. Anche se sembra poca cosa rispetto ai 26 mila comuni che non hanno più bistrot, è già un inizio.