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 2019  settembre 23 Lunedì calendario

Biografia di Oscar Farinetti


Oscar Farinetti,
nato ad Alba, in provincia di Cuneo, il 24 settembre 1954 (65 anni). Anche se tutti lo conoscono come Oscar il suo vero nome è Natale. Imprenditore e dirigente d’azienda. Ex proprietario dell’Unieuro, ha fondato la catena Eataly: 18 negozi in Italia, 6 negli Stati Uniti, 11 tra Europa e Estremo Oriente, 2 a Dubai, 1 a Doha, 1 in Arabia Saudita, 5 a bordo di navi da crociera. Dal 2015 non gestisce più l’azienda direttamente, ma è rimasto presidente onorario • «Non solo ristorante, non solo supermercato: Eataly è diventata un’icona del made in Italy, imitata in tutto il mondo» (Alberto Caprotti, l’Avvenire, 11/10/2017) • «Ha creato l’unica portaerei globale dei nostri prodotti» (Dario Di Vico, Corriere della Sera, 9/5/2018) • «Ideatore anche dello storytelling cibario odierno» (Michele Masneri, Il Foglio, 28/8/2018)
Vita «Il suo primo ricordo legato al cibo? “Il pane raffermo inzuppato nel caffellatte che nonna Teresa ci preparava per cena. Per me equivale alla madeleine di Proust. A volte me lo mangio ancora”» (Stefano Lorenzetto, Corriere della Sera, 23/3/2019) • Suo nonno era mugnaio. Suo padre, Paolo Farinetti, era stato partigiano socialista. «Un eroe; ha avuto la fortuna e il coraggio di vivere diciotto mesi straordinari che gli hanno segnato la vita. È stato un comandante della Brigata Matteotti e per tutto il resto della vita ha portato avanti queste esperienze, questi ricordi, applicandoli alla vita civile» (a Grazie Casagrande, Wuz, 3/12/2008). Il padre aveva avuto grane con la giustizia, accusato ingiustamente di ricettazione da alcuni compagni di lotta. Dopo la guerra aveva comprato un pastificio e si era dato alla politica, diventando consigliere comunale, assessore e vicesindaco. Nel 1967 fonda l’Unieuro, chiamandolo così in onore di Altiero Spinelli • «Da bambino, quando mi chiedevano che cosa volessi fare da grande, rispondevo: mio papà. Per me era Nembo Kid, Batman e Superman nella stessa persona» (a Lorenzetto) • Oscar tifa Juve perché il padre tifa Juve, è di sinistra perché il padre è di sinistra. «Lei nel 1968 aveva solo 14 anni. Non sono pochi per definirsi un autentico sessantottino? “Certo, ma non sono stato a guardare il movimento dalla finestra. Andavo a scuola, ovviamente, ma lì la mia parte l’ho fatta. […] Frequentavo il liceo Govone, quello dove ha studiato Beppe Fenoglio. Ottimo istituto, un preside gentile e colto. Eppure io e altri non sfuggimmo all’istinto della lotta di sinistra. Ci organizzammo con scioperi e proteste”. Per esempio? “Per esempio, poco prima che finisse la scuola, una volta tutti insieme in aula voltammo le spalle al professore di latino e greco: non volevamo studiare più la Grecia antica, bensì chiedevamo di approfondire le vicende della guerra in Vietnam […] Io frequentavo la Alba di sinistra, Carlin Petrini era già il nostro guru, per me è stato un maestro di lotta politica. Eppure non ho mai smesso di andare in parrocchia» (Roberta Scorranese, Corriere della Sera, 17/7/2018) • «Nel 1969, in piena rivoluzione, andai dal parroco del duomo di Alba, don Valentino Cattaneo. Avevo 15 anni e la testa piena di Mao e di Psiup. Gli dissi: non so mica se Dio esiste. Lui mi rispose: “Esiste, esiste. Nel frattempo, tu che non ci credi più continua a comportarti bene”» (a Lorenzetto) • «Ero un ingenuo perché vedevo personaggi come Lenin o Mao Tse Tung come icone del bene, figure nobili che si sacrificavano per il bene dell’umanità. Ero molto giovane e prendevo alla lettera i discorsi che si facevano durante le assemblee o nelle riunioni politiche. […] Ma la vera eredità del Sessantotto è stata l’avermi insegnato ad avere coraggio» (Scorranese) • «Ho fatto l’elettricista, il salumaio. Mi sono occupato di vigne» (ad Antonio Gnoli, Robinson, 20/12/2018) • «Alba era Medaglia d’oro alla Resistenza però è stata a lungo amministrata dai democristiani; si lavorava sodo ma si pregava regolarmente. Bra no, perché Bra era più per intellettuali. […] Io andavo lì quando volevo parlare di politica e cultura e restavo ad Alba per parlare di lavoro […] Ecco, l’utopia della rivoluzione, in me, è sempre stata in qualche modo sfumata o arricchita, faccia lei, da un pragmatismo piemontese» (Scorranese) • Aiuta il padre a sviluppare il supermercato UniEuro: riescono ad annettere Trony e a farlo diventare una catena di grande distribuzione specializzata in elettronica • «Ti assicuro che nella vita mi sono fatto un gran culo! Guardami bene. La vedi la scimmietta che ho sulla spalla? Non la vedi? Ma ti assicuro che c’è. Non mi lascia mai. Non si ferma mai. Parla. Balla. Salta. Mi aiuta a ragionare. A inventare. Mi aiuta ad andare ancora avanti. […] È faticoso. Perché sono io che devo inseguire lei e non lei me. Dal 1978, quando ho cominciato a fare impresa, fino al 1986, sono stati 8 anni in cui non sono andato mai in vacanza. Lavoravo sette giorni su sette. E il momento più bello della giornata era quando scoccavano le cinque del pomeriggio. Perché sapevo che le banche a quell’ora non avrebbero più chiamato per il rientro» (a Gnoli) • Diventa famosissima la pubblicità in tv con il poeta Tonino Guerra che dice «L’ottimismo è il profumo della vita»: «Prima di convincerlo a fare pubblicità alle lavatrici […] mi mandò a stendere sei volte. “Ho detto di no a Fellini e Antonioni, pensa se dico di sì a te”. La settima tiro fuori il libretto degli assegni e scrivo “cento milioni”. Di lire. Gli do l’assegno e lui comincia a dondolare. Poi lo piega e se lo infila nel taschino: aveva una camicia da montanaro, a quadri rossi e neri. “Mi concedo a te come una prostituta al suo cliente... Tuttavia mi piace la voglia che hai di infondere un po’ di poesia a questi prodotti di m... che vendi. Mettiamoci al lavoro» (Massimo Gramellini, La Stampa, 11/6/2012) • «La faccenda dell’ottimismo non è un’invenzione: da noi ci si appassionava davvero al mestiere e si faceva tutto con molto entusiasmo» (alla Scorranese) • Dal 1980 al 1982 è anche segretario del Psi di Alba e direttore di Avanti Langhe! • Nel 2002 vende la catena Unieuro (Trony incluso) al gruppo britannico Dixons la catena Unieuro per 528 milioni di euro: «Avevo capito che il mercato dell’elettronica e degli elettrodomestici stava mutando radicalmente. E poi, le dirò, ogni 10-12 anni mi stufo di quello che sto facendo» (a Lorenzetto) • Cambia settore e fonda Eataly: «Meno del 35% degli italiani sa la differenza fra grano tenero e grano duro, ma più del 60 sa cos’è l’Abs. Perché quelli che vendono auto spiegano cos’è l’Abs, mentre chi vende cibo non spiega nulla. Quando vedi una mela sul bancone, vicino ci trovi solo il prezzo. Ma esistono duecento tipi di mele. Eataly è nata per mettersi a parlare di mele. Così riesce a far sentire figo chi le mangia» (Gramellini) • Si dice che il nome – crasi di eat, mangiare, e Italy, Italia, - lo abbia suggerito una segretaria (Marco Cicala, il Venerdì, 27/9/2013). Un certo Celestino Ciocca, romano, ha scritto un libro per rivendicare che invece era suo: «“Con la sua verve comunicativa mi convinse a cedergli il marchio, in cambio avrei partecipato all’avventura Eataly come consulente; mi sarei occupato della brand strategy” […] Ben presto però, Ciocca inizia a sentirsi un personaggio scomodo e i rapporti si incrinarono allorché, “durante una presentazione pubblica, Farinetti si attribuì la paternità del marchio senza neppure nominarmi. Quando glielo feci notare, mi aggredì dandomi del fallito”» (Mimmo Di Marzio, il Giornale, 31/7/2015) • A ogni modo, Eataly è un successo: apre nel 2007 al Lingotto, a Torino, nella vecchia fabbrica dell’amaro Carpano. Si estende poi in varie città italiane e all’estero (all’inizio a Tokio e New York). Nel 2015, Oscar, lascia ogni ruolo dirigenziale e dice: «Mi sono rottamato da solo» • Da ultimo ha venduto per 80 milioni le acque Lurisia alla Coca Cola.
Vita privata Sposato con Graziella Defilé. Tre figli: Nicola, Francesco, Andrea, che lavorano in azienda.
Renziano «“Facciamo che non parli di politica?”, lo implora la moglie, ma lui niente: è di sinistra, considera il Pd “neofobo” e punta su Matteo Renzi» (Alessandra Di Pietro, Myself n. 22, settembre 2013). Gli è vicinissimo, si sentono spesso. È il suo «mentore della prima ora» (Aldo Cazzullo) • «La qualità maggiore di Renzi è la velocità e la determinazione abbinata anche al senso del dubbio, è uno disponibile a cambiare idea. Il governo Letta era un pelino fermo e in questo momento in questo Paese servono alcune decisioni rapide. Secondo me Renzi ha fatto la cosa migliore che poteva fare, forse poteva essere un pochino meno veloce e un po’ più gentile. Tuttavia io sono contento che abbia preso questa decisione» • Renzi gli offre il ministero dell’Agricoltura «Rifiutai: mi sentivo inadatto». (Lorenzetto) • Nel 2015, i renziani tengono una riunione per decidere chi votare alla presidenza della Repubblica proprio dentro un Eataly • Il dirigente Andrea Guerra, ex Luxottica, attuale capo esecutivo di Eataly, è stato «Senior strategic adviser for business, finance and industry, insomma superconsigliere economico (gratuito e a chiamata), di Renzi» (Masneri) • «Eataly non ha prezzi molto di sinistra. “Suggerisco di comprare la metà di cibi che costano il doppio. Spendi uguale. Rallenti la masticazione per gustarli. Avverti prima il senso di sazietà, ergo dimagrisci. E non butti niente. Lo sa che il 40 per cento degli alimenti si spreca?”» (Lorenzetto) • «Se il Pd alla Leopolda fa parlare Farinetti che ci dice come possiamo ridiventare simpatici e non i lavoratori precari, che guadagnano 800 o 1000 euro al mese, io credo che sia difficile costruire dei movimenti popolari di sinistra» (il governatore della Toscana Enrico Rossi)
Oggi «Negli anni Eataly ha avuto qualche infortunio di immagine: lavoratori perquisiti all’uscita dai supermercati, proteste per le condizioni di lavoro, contratti precari non rinnovati senza troppe spiegazioni» (Stefano Feltri, Il Fatto, 6/4/2018) • La criticano per avere i conti in rosso «Come le primarie startup siliconvalliche, spesso la narrativa prevale sui bilanci» (Masneri) • Quando, nel 2015, Eataly è all’Expo, il commissario Giuseppe Sala gli concede un appalto senza gara con affidamento diretto. Può farlo, e formalmente la procura non fa partire nessuna inchiesta, ma Farinetti è accusato di essere stato favorito per le sue amicizie in politica. «Eataly ha sborsato 2 milioni per starci sei mesi, l’affitto più alto, pur disponendo di un’area inferiore rispetto agli altri concorrenti che davano cibo ai visitatori» (a Lorenzetto) • «A Farinetti l’Expo è piaciuto talmente tanto che se n’è fatto uno tutto per sé» (Masneri). Nel  2017 apre la Fabbrica Italiana Contadina (acronimo FiCO), poco fuori Bologna, un parco tematico grande 10 ettari: 8 dedicati a negozi e ristoranti di 150 aziende, 2 a una «fattoria didattica». «È la Disneyland del culatello, la Gardaland della mortazza, una Eataly obesa o un supermercato taglia XXL, insomma la versione postmoderna e neofighetta dell’albero della cuccagna di atavica e famelica memoria, pancia mia fatti capanna. Centomila metri quadrati pieni di cibo, scelto sulla base di due soli requisiti, peraltro spesso coincidenti: che sia buono, e che sia italiano. Quindi molto fico questo Fico» (Alberto Mattioli, La Stampa, 10/11/2017) • Adesso, nel 2020, a Torino vuole aprire Green Pea, il Pisello Verde • «15.000 metri quadrati costruiti con il legno delle foreste devastate nel Bellunese. Che cosa venderà stavolta? “Primo piano: veicoli a energia pulita, quindi elettrica, solare, a biometano, a idrogeno. Secondo: mobili ecologici. Terzo: abbigliamento in fibre naturali. Quarto: ancora vestiti, ristorante, bistrot e bar. Quinto: dopo quattro piani di negozio, l’ozio. Per 50.000 associati che ci credono. Con la piscina, il giardino pensile, le margherite fotovoltaiche e le pale eoliche disegnate da Renzo Piano”. Basta che i 50.000 eletti paghino. “Basta che amino l’ambiente. In Norvegia chi non fa la raccolta differenziata dei rifiuti è percepito come un disadattato. Dobbiamo rendere attraenti i comportamenti virtuosi”» (Lorenzetto).
Giudizi «È stato il primo a cogliere nell’agroalimentare la simpatia che l’Italia riscuote nel mondo. Lo stimo, soprattutto ora che ha smesso di andare per talk-show a fare sempre l’elogio di Renzi» (il produttore di vino Angelo Gaja, intervistato da Cazzullo, Corriere della Sera, 31/10/2016) • «La sua tattica retorica è dare ragione a tutti» (Aldo Grasso) • «Un grande!» (Giovanni Rana) • «È l’imprenditore a riciclare un immaginario renziano, o invece nei fatti il renzismo andrà inteso, materialisticamente, come rappresentazione politica della miseria intellettuale di un certo ceto “produttivo” italiano? Chi siano i Buoni è infatti ormai chiaro: quelli che ci provano, chi esibisce un pratico dinamismo, chi non si tira indietro di fronte alle decisioni […] Fonte di ogni male sono invece i criticoni, “i lamentosi e negative”, “i gufi” e “i professoroni” insomma, e così via in un crescendo di nefandezze che ha come vertice ultimo l’atto stesso di giudicare» (Luca Francesco San Mauro, Gaia Tomazzoli, Jacobin Italia, 2/12/2018) • «Ho visto Bernardo Caprotti, fondatore di Esselunga, masticare i piselli crudi per accertarsi della loro qualità. “Bravo. Concordo. Capiva di cibo”. Diceva di lei: “Un chiacchierone formidabile che ottiene tutto gratis e pretende di spiegare a me che cos’è il food”. “Diceva una cretinata. Io non parlo di chi non conosco. È grave dare giudizi su persone che non si sono mai incontrate» (Lorenzetto)
Logorroico «A Oscar Farinetti, travolto dalla sua popolarità (è però un attimo, in Italia, per i logorroici, trasformarsi da icona in macchietta) a Oscar Farinetti, dicevo, bisognerebbe consigliare una dieta dalle parole» (ItaliaOggi, 18/7/2018) • «Voglio testare la sua capacità di ascolto» (Antonio Ricci) • È blogger dell’Huffington Post Italia, ha scritto otto libri e pubblicato Quasi, una raccolta di poesie, tipo questa: «Adoro il quasi/l’incompiuto, il copiato, il meno peggio, il suppergiù/M’ispira il compromesso/che trovo in sé perfetto» • «Non ho la presunzione che si tratti di poesie, mi va benissimo chiamarli pensieri» • «Quanto ti compiaci delle tue parole? “Forse troppo. Ma ti assicuro che faccio sforzi sovrumani per compiacermi il meno possibile”» (Gnoli)
Curiosità Non rinnega Renzi: «Sono infinitamente meno le cose che ha sbagliato da premier di quelle che ha centrato, ormai è sotto gli occhi di tutti» (a Lorenzetto) • Da ragazzo vinse al Totocalcio 5 milioni e 300mila lire. Importava pesci rossi dalla Cina a gruppi di 10mila: arrivavano ibernati e lui li rianimava. Ha distrutto una Kawasaky 650 e una Porsche Cayenne, ora si muove in Bmw. Ha «una casetta e una barchetta» in Francia. Fuma tra 2 e 20 sigarette al giorno, ha un cellulare di vecchia generazione e non controlla le e-mail (lo fanno per lui i suoi assistenti) né ha mai messo piede in un negozio (lo fa per lui la moglie) perché preferisce entrarvi per studiarli e carpirne idee (Cicala) • Compare nel documentario Barolo Boys. Storia di una rivoluzione sui vignaioli delle Langhe • È socio (con circa il 15%) della scuola Holden di Alessandro Baricco, che gli ha detto: «Non sei uno scrittore ma puoi essere un narratore» (Myself) • Ateo. «Non mi piace niente di tutto quello che sta nell’area del mistero. Penso che al centro di tutto ci debba essere l’uomo e non Dio. Siamo noi i responsabili delle azioni, sia in positivo che in negativo» (a Gnoli) • «Però mi piace discutere di religione con don Umberto Ciullo, parroco di Roveleto di Cadeo, nel Piacentino. È il mio direttore spirituale. O con don Luigi Ciotti» (a Lorenzetto) • «Spadella qualche volta? “Sì, ma non mi piace ciò che cucino. È più brava mia moglie Graziella. Mi nutre da 41 anni. Merita le tre stelle Michelin”. Colesterolo? Trigliceridi? Glicemia? “Valori accettabili, dice Graziella”» (ibidem) • Gli americani si stupiscono che Eataly ci sia perfino in Italia (Masneri)