Corriere della Sera, 23 settembre 2019
Indagine sulla Fondazione Open
Roma C’è un’ipotesi di finanziamento illecito dietro le verifiche che la Procura di Firenze ha disposto sugli incarichi affidati all’avvocato Alberto Bianchi, il presidente della Fondazione Open che faceva capo a Matteo Renzi.
Il reato finora contestato al legale è il traffico di influenze illecite, ma l’obiettivo è quello di scoprire se il contratto di consulenza con il gruppo Toto fosse in realtà la contropartita per consentire all’azienda di costruzione di ottenere vantaggi nei suoi rapporti con lo Stato. Bianchi lo nega, è «amareggiato, ma fiducioso» e infatti dice: «Sono certo che il buon lavoro degli investigatori chiarirà in tempi rapidi la mia posizione che è lineare e chiara, in nulla diversa da quella propria di qualunque avvocato che nell’eseguire il mandato conferitogli dal cliente si mantiene rigorosamente nell’ambito dell’incarico e nei limiti di legge».
La parcella
L’avvocato incassò 700 mila euro e li versò
tutti all’ente che faceva capo all’ex premier
L’indagine riguarda un contratto firmato da Bianchi nel 2016 per rappresentare il gruppo Toto nel contenzioso da 75 milioni di euro con Autostrade. La parcella dello studio era di due milioni di euro, il compenso personale di Bianchi risultò di 700 mila euro. E lui decise di versarli quasi interamente nelle casse di Open con una serie di bonifici. Perché? La versione fornita ufficialmente era che «bisognava risanare i debiti, e poiché io ne rispondevo come presidente avrei comunque dovuto provvedere». Il sospetto dei magistrati è invece che quei soldi fossero la ricompensa per la mediazione con la politica. E in particolare con il “giglio magico”, visto che la Fondazione fu aperta nel 2012 proprio per sostenere l’impegno politico di Renzi e chiusa nel 2018 dopo le dimissioni da premier. La lista dei finanziatori – che hanno elargito quasi sette milioni di euro – comprendeva numerose aziende, moltissimi privati, ma anche tanti personaggi famosi e non che hanno preferito non rendere pubblica la propria identità.
Sono certo
che il lavoro
degli inquirenti chiarirà in tempi rapidi che ho eseguito il mandato
del cliente entro i limiti della legge
Alberto Bianchi
L’intera lista è stata acquisita dalla Guardia di Finanza, così come i bilanci. Il lavoro degli investigatori si concentra infatti sul sistema di reperimento delle risorse messo in piedi da Bianchi per verificare se anche in altre occasioni abbia fatto confluire in Open i compensi per le sue attività professionali. Ma soprattutto per accertare se il gruppo Toto abbia ottenuto vantaggi grazie alla politica. Secondo La Verità nel 2017 fu approvato un emendamento alla manovra messa a punto dal governo Gentiloni che sanava un debito contratto dalla Strada dei Parchi, società della famiglia, con l’Anas. È possibile che fosse proprio questo il favore chiesto e ottenuto dal gruppo Toto al momento di affidarsi a Bianchi? Mentre gli investigatori analizzano la documentazione prelevata pure nella sede della società, gli interessati assicurano di aver «sempre agito nella massima correttezza e trasparenza». E adesso potrebbero essere convocati per chiarire ogni passaggio.