La Lettura, 22 settembre 2019
Il falco pellegrino, l’animale più veloce
Il falco pellegrino (Falco peregrinus) è una delle specie rapaci più famose. La sua notorietà ha numerose spiegazioni: è uno degli uccelli con la maggiore distribuzione geografica, essendo presente sostanzialmente in tutti gli ambienti aperti del pianeta, dalle estreme regioni polari ai tropici. Incluse molte grandi città italiane, dove questi rapaci nidificano su edifici storici o su grattacieli, ambienti che sono un’alternativa a quelli tipici di nidificazione rappresentati dalle pareti rocciose, incluse le scogliere marine.
È l’uccello simbolo della falconeria, addestrato a cacciare in tutte le epoche, dal Medioevo ai nostri giorni. Infine, negli anni Sessanta del XX secolo, è diventato la specie simbolo degli effetti drammatici dei pesticidi sulle popolazioni animali. L’uso indiscriminato del Ddt ha infatti portato a un declino rapidissimo del falco pellegrino nelle regioni d’origine dell’agricoltura industriale, il Nord America e il Nord Europa. Proprio grazie agli studi sul falco pellegrino è stato infatti evidenziato che queste sostanze tendono ad accumularsi lungo la catena alimentare, con effetti devastanti. Il bando di alcuni agenti chimici e la sostanziale protezione della quale godono la maggior parte dei rapaci in queste regioni hanno portato a un recupero, fortunatamente, di molte popolazioni.
Ma la ragione per la quale questa specie è più nota è l’incredibile velocità che raggiunge nelle picchiate che compie da grandi altezze durante gli attacchi alle prede. Il falco pellegrino, infatti, caccia esclusivamente altri uccelli e li cattura di solito in aria, mentre questi si spostano in zone aperte. Si tratta di un rapace con una tecnica di caccia estremamente specializzata, che gli permette di catturare praticamente qualunque uccello le cui dimensioni siano comprese tra quelle di un passero e quelle di un gabbiano o di un’anatra. La lista delle prede comprende migliaia di specie diverse, e, anche se il falco pellegrino ne ha di preferite, come storni e colombi, ogni uccello che si muova volando in spazi aperti è una sua potenziale vittima.
Le ragioni della sua capacità predatoria stanno nelle performance di volo. La tecnica preferita di caccia consiste nell’attacco in picchiata, spesso a partire da grandi altezze, sulla preda che si muove nello spazio sottostante. Com’è facile intuire, è complicato misurare con accuratezza la velocità di un uccello lanciato in picchiata lungo traiettorie imprevedibili. Tuttavia le tecniche di misurazione a distanza e di videoripresa si sono evolute negli ultimi anni, permettendo di descrivere e comprendere nel dettaglio la tecnica di caccia di questo rapace. Gli studi più recenti hanno confermato che la fama di animale più veloce del pianeta non è usurpata, e che esso può raggiungere i 320 chilometri all’ora (alcune valutazioni giungono fino a 389), percorrendo quindi 100 metri in circa un secondo. Grazie all’accelerazione durante la picchiata verticale, il falco pellegrino può progressivamente orientare la sua traiettoria in senso orizzontale, mantenendo per brevi tratti una velocità orizzontale di 150 chilometri all’ora, largamente superiore a quella di qualunque uccello. Le prede sembrerebbero quindi non avere speranza di salvarsi, se sorprese in ambiente aperto. Ma ci sono due strategie per sfuggire al predatore. La prima è rimanere in gruppi compatti (pensate agli storni che volano sulle città al tramonto), perché il pellegrino non può compiere una picchiata in mezzo a uno stormo senza correre il rischio di collisioni. La seconda sta nell’agilità: se la preda si accorge in tempo dell’attacco in arrivo, l’unica strategia è cambiare continuamente e rapidamente direzione, sperando di raggiungere un riparo oppure di portarsi a una quota superiore a quella del falco. Manovrabilità contro velocità.
Paradossalmente, la cosa più difficile per il falco pellegrino (e altri rapaci con caratteristiche simili) non è raggiungere grandi velocità, per le quali un «tuffo» verticale di decine di metri è sufficiente, grazie alla compattezza e aerodinamicità delle forme, ma rallentare una volta che si è avvicinato alla preda. La capacità di compiere rapidi cambiamenti di direzione, infatti, diminuisce all’aumentare della rapidità e il segreto è adattarsi all’andatura della preda: avvicinamento ad alta velocità e progressivo rallentamento e adeguamento della rotta a seconda dei movimenti di fuga della vittima. Se il falco è troppo lento all’inizio, la preda ha più tempo per raggiungere un luogo riparato. Se è troppo veloce quando è a ridosso della preda, rischia di non riuscire a seguirne gli scarti.
Uno studio recente, basato su falchi addestrati che portavano sul dorso una videocamera, ha dimostrato che la traiettoria terminale dei predatori segue la stessa «legge di navigazione» messa a punto per i missili aria-aria in grado di inseguire l’obiettivo, per esempio un aereo o un altro missile. I parametri di correzione della rotta sono aggiornati ogni volta che tre punti consecutivi di allineamento delle rotte di preda e predatore non sono coincidenti, esattamente come ci si aspetta per una correzione di rotta ottimale per le loro velocità di movimento. Gli stessi parametri, suggeriscono gli autori di questo studio, che dovrebbero adottare droni che danno la caccia ad altri droni e che si muovono alla stessa velocità del falco e del predatore.
Per operare queste correzioni di rotta ad alta velocità il falco pellegrino, oltre a potenti muscoli pettorali, ha un piumaggio molto più rigido e un’ossatura delle ali molto più pesante di altri rapaci delle stesse dimensioni che adottano un altro stile di caccia, come lo sparviere. Questo perché la pressione generata sulle ali dal flusso dell’aria può essere 18 volte maggiore del peso corporeo del rapace e proprio per ridurre questa pressione il falco tiene le ali ripiegate lungo il corpo nel corso delle sue picchiate.
La capacità di variare il profilo aerodinamico delle ali, unita alla straordinaria resistenza meccanica dello scheletro e delle penne, permette al falco pellegrino di decelerare rapidamente anche ad alte velocità, generando attriti che vengono scaricati lateralmente e quindi non hanno effetto sulla direzione di volo. Il successo di questo predatore dipende quindi dalla sua capacità di volare a incredibili velocità, ma forse ancor più da quella di rallentare rapidamente, mantenendo il controllo della traiettoria di volo.