Libero, 22 settembre 2019
Come funziona il cuore
«Si vede bene solo con il cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi»: è tra le più belle e profonde citazioni sull’organo muscolare cavo più noto del nostro organismo, quella di Antoine de Saint Exupéry, autore de Il piccolo principe. Tutti abbiamo ben presente in ogni momento, quel pulsare in sordina che viene dal nostro petto, ed è un bene se non accelera troppo, diventando un tump tump esagerato che esplode dentro salendo sino ai timpani e al cervello. Perchè allora significa che c’è un problema, oppure che un’emozione ci sta travolgendo, senza possibilità di arginarla. La sinergia fra le scienza e le emozioni che “vengono dal cuore” l’ha raccontata un cardiologo, Sandeep Jauhar (direttore di un programma di prevenzione delle malattie cardiovascolari presso il Long Island Jewish Medical Center, New York) in un saggio profondo e affascinante, Il cuore. Una storia (Bollati Boringhieri, pp.261, euro 28), dove ripercorre la storia medico-chirurgica del nostro organo “principe” accostandolo alle vicende personali e a quelle dei suoi pazienti. «Va sempre dove ti porta il cuore», recitava un’antica filosofia spicciola, ma non è così semplice, lo sappiamo bene. Meglio far intervenire anche il cervello nelle decisioni importanti. Se non fosse che «il cuore è uno zingaro e va», come sosteneva Nicola di Bari, e che in fondo è così bello «lasciar parlare il cuore». Quell’organo che pulsa di pari passo con i sentimenti più alti, la generosità, l’amore, i sentieri della speranza, ma può finire travolto dal peggio, la gelosia, l’odio. Uno di quegli aforismi «il cuore non ha età» si sintonizza particolarmente con la società di oggi, dove le mutazioni del costume hanno concesso di protrarre nel tempo anche il diritto d’amare, e vedi le coppie con i capelli bianchi passeggiare tenendosi per mano senza che qualcuno commenti con ironia. ESPERIENZE DI VITA Accadeva anche prima ma non si poteva dire, che «il cuore non ha età» lo sapevano già le nostre nonne, grandi silenziose esperte di vita, ma restava nel limbo dell’illusione, un sogno. Si avvertiva la distanza dall’invecchiamento del corpo, diventava una forma di pudore respingerlo o addirittura rinnegarlo. Invece bisognerebbe ricordare quel «va dove ti porta il cuore», diventato anche best seller con il titolo del romanzo di Susanna Tamaro. Cioè lasciare che il battito ti salga dentro impaziente, come accade ai ragazzini, se il cellulare non suona quanto vorresti, e ti chiedi con patetica angoscia se qualcuno non ti ama più (vale ambosessi). E poi in quei momenti non lo avverti neppure più, il cuore, il suo battito si fa così basso che sembra persino di non esistere. E per tornare a volare a volte basta un sms con una parola sola, ciao. È la “prefazione” del tumulto che farà restare ad occhi chiusi anche soltanto per un bacio sfiorato. IL RESPONSO DELLA TAC L’autore di Il cuore. Una storia, ha realizzato la difficile impresa di abbinare la cruda, scarna realtà medica con i sentimenti. Percorre le varie tappe, anche dolorose, e luttuose, che hanno portato a tecniche avveniristiche, inimmaginabili, che hanno determinato la salvezza di migliaia di vite. Il dolore viene condiviso nelle sale operatorie, fra medico e paziente, fra medico e medico. In parallelo c’è il suo percorso esistenziale, con la scelta di diventare medico dovuta alla morte improvvisa del nonno per un infarto, ma i figli non volevano crederlo, perchè provavano vergogna all’idea di una malattia cardiaca in famiglia, e quindi raccontavano a tutti che era stato morsicato da un serpente velenoso che gli aveva fermato il cuore. Finchè anche Sandeep si ritrova di fronte alla malattia, la genetica non perdona. Il prologo dedicato alla scoperta della realtà, intitolato semplicemente “la Tac” è un piccolo capolavoro di sintesi nella descrizione dei sintomi della malattia che insorge, e le sue umanissime reazioni da paziente, uguali a quelle di tutti noi. Un giorno si accorge di avere il fiato corto, quando sale i gradini del suo ufficio che portano a un quarto piano deve fermarsi per riposare. Di notte ansima, a causa del muco che gli comprime le vie respiratorie, e ha insistenti attacchi di tosse. Sandeep lo attribuisce al fumo tossico respirato l’11 settembre, quando aveva partecipato alle prime operazioni di soccorso a Ground Zero. Moltissime persone avevano avuto i polmoni danneggiati. Si sottopone a vari esami, ma l’apparato respiratorio risulta sano. Così decide di sottoporsi a una tac per verificare le condizioni del cuore. E lì arriva la doccia gelata, quando gli mostrano l’esito della lastre con le condizioni delle sue arterie... e si immedesima in tutti quelli che hanno vissuto la stessa esperienza. Anche per questo ha imparato a lottare con tutte le sue forze. Noi, con tutto il cuore, vi consigliamo la lettura di questa appassionante incursione nel cuore della vita.