la Repubblica, 22 settembre 2019
Gli ultrà campano bene
La ragazza blu, così l’hanno chiamata per via del colore del suo travestimento allo stadio e della sua passione per l’Esteghlal.È bello, ragazza blu. Ha un che di poetico, come la ragazza color dell’aurora di Oltre il ponte, canzone scritta da Italo Calvino, sì, una volta poteva accadere anche questo. Ragazza morta, è meno bello. Morta perché Sahar Khodayari s’è data fuoco fuori da un tribunale in cui nessun avvocato aveva accettato di difenderla, morta perché in Iran se una donna entra in uno stadio commette un reato, equiparato agli atti osceni in luogo pubblico, punibile con pene che vanno da sei mesi a due anni di carcere. È il caso di riparlarne. Ha perso la vita ma forse vincerà un’altra battaglia. In Italia s’è mosso poco, in Iran molto. Gli uomini si sono mossi. Masoud Shojaei, capitano della nazionale, ha detto che il divieto è da cancellare. Ali Karimi, già giocatore del Bayern, 127 presenze in nazionale e 4,5 milioni di followers su Instagram, ha invitato tutti i tifosi a boicottare gli stadi, a non metterci piede finché non sarà garantita la parità di diritti. “Ando” Teymourian, iraniano-armeno, primo cristiano capitano della nazionale, ha chiesto che uno degli stadi di Teheran sia intitolato a Sahar Khodayari.
I l divieto è stato introdotto nel 1981. Nel 2001 un giornale di Teheran scriveva: “Molte donne vorrebbero entrare negli stadi, ma tanto interesse non significa che quell’attività sia eticamente corretta, basti pensare a quanti piace bere alcol, usare droghe, giocare d’azzardo. Che le donne guardino le partite da casa, in televisione, è senz’altro appropriato: allo stadio i maschi dicono parolacce, tanta volgarità non si addice all’altra metà del cielo”. Chissà se la volgarità sparisce in occasione di partite internazionali, fatto sta che qualche spiraglio s’è aperto. Nel novembre scorso la finale della Champions asiatica tra Persepolis e Kashima Antlers aprì le porte anche alle donne. Non in generale, solo a quelle invitate dai vari ministeri, non certo pericolose teste calde che parlavano di diritti, di libertà. Finì 0-0 e la coppa andò ai giapponesi (2-0 all’andata). Le porte saranno aperte anche il 10 ottobre, per la partita di qualificazione al Mondiale con la Cambogia, già costruiti i bagni separati. Masoud Soltanifar, ministro dello Sport, ha dichiarato che l’accesso alle donne per ora sarà limitato alle partite internazionali. È probabile che la Fifa si sia fatta sentire minacciando esclusioni, bandi, insomma più d’un buffetto, ma il 10 ottobre aperto alle donne era già stabilito prima che la ragazza blu si desse fuoco. «Un amaro incidente» il commento di Mohammad-Javad Azari Jahromi, ministro delle Comunicazioni. Un amaro incidente provoca un’incidentale amarezza. Oggi si gioca il derby tra Esteghlal, la squadra blu della ragazza morta, e Persepolis. Le donne fuori. In casa. Davanti alla tv. Fino a quando? Fino a quando il fuoco acceso da Sahar continuerà a bruciare. Brucia bene, qui da noi, un vecchissimo luogo comune.
Quello che da molti anni dipinge gli ultrà e i loro capi come ragazzi ai margini, di quartieri poveri, spesso di periferia, ragazzi che trovano nell’amore per una squadra di calcio una forma di aggregazione, magari un po’ sopra le righe, ma in fin dei conti chi ci trova da ridire? Gli sbirri e i pennivendoli, due categorie odiose. I primi se indagano seriamente, i secondi se scrivono la verità. I giocatori vanno sotto le curve, lanciano maglie e baci. La maggioranza dei tifosi abbozza, è gente che va allo stadio per godersi la partita e non cerca grane. Molti club con una mano foraggiano e con l’altra chiedono aiuto. Finché la Juve apre una breccia non di Porta Pia ma di Porta Via. Denuncia. Alla Lazio l’aveva già fatto Lotito, questo gli va riconosciuto, e da anni si muove sotto scorta. Non era facile la scelta della Juve, ma per chi chiede legalità era l’unica strada percorribile. Per questo la Juve è da ringraziare, nella speranza che non resti sola. Intanto, come d’inverno intorno ai falò, guardiamo come bruciano bene i luoghi comuni. Legna stagionata, non ramicelli verdi. Dei dodici arrestati a Torino, il più giovane ha 48 anni, il più anziano 64, altro che aggregazione di ragazzi emarginati. La manovalanza, forse. Sul cosiddetto amore per la maglia, gli altri ci campano piuttosto bene. Finché dura.
N ell’angolo della poesia, “Piove” di Pierluigi Cappello: "Piove, e se piovesse per sempre/sarebbe questa tua carezza lunga/che si ferma sul petto, le tempie;/ eccoci, luccicante sorella,/nel cerchio del tempo buono, dell’ora / indovinata/ stiamo noi, due sguardi versati in un corpo/ uno stare senza dimora/ che ci fa intangibili, sottili come un sentiero/ di matita/ da me a te né dopo né dove, amore,/ nello scorrere/ quando mi dici guardami bene, guardami:/ l’albero è capovolto, la radice è nell’aria”.