Robinson, 21 settembre 2019
Gli ardori del giovane Proust
L’età degli amori felici per Proust non era iniziata; eppure con coraggio (era ancora l’Ottocento) Proust scriveva che gli impulsi omosessuali erano innati e naturali. Quei “giochi” cui si nasce “fisicamente predisposti”, perché “assimilarli a un vizio”? Certo l’amore è una malattia. Ma la causa di quel genere di amore è in “un’alterazione nervosa, e lo è troppo esclusivamente per comportare un contenuto morale”. Però, nel pubblicare il suo primo libro, I piaceri e i giorni, Proust, dopo alcune esitazioni, escluse le novelle e i testi del 1892- 93 che alludevano a quelle pratiche. Nell’introduzione, spiegava che, temendo di “scioccare”, aveva tagliato la novella cui forse “teneva di più” – poi cancellò anche queste righe. I testi inediti – di cui Proust non fa parola neanche nelle lettere, e che non mostrò agli amici – li conosceva un grandissimo (e elegantissimo) proustiano, lo scrittore e editore Bernard de Fallois, che negli anni Cinquanta, per la tesi ( ottenuta con difficoltà: ancora la Recherche faceva scandalo) aveva avuto a disposizione le carte lasciate dallo scrittore. Ora i testi saranno in libreria l’ 8 ottobre ( Le Mystérieux correspondant et autres nouvelles inédites, pagg. 188, éditions de Fallois) nella cura di Luc Fraisse, lo specialista della filosofia in Proust. Letti dunque ( in anticipo), questi inediti si rivelano bellissimi – la scrittura è insieme troppo squisita e maldestra; i temi, accennati con pudore, sono già quelli della Recherche. C’è, esplicito e evanescente, il Ricordo di un capitano. Proust aveva adorato il servizio militare; qui, alla prima persona, è un tenente che torna a visitare “febbrilmente” la guarnigione dove ha vissuto un anno, allegramente. Mentre parla all’attendente, nota un brigadiere intento a leggere il giornale; ha “squisiti occhi calmi”. “Non rivedo più bene la sua figura, ma era molto alto, sottile, con qualcosa di deliziosamente fine e dolce negli occhi e nella bocca. Esercitò su di me una seduzione del tutto misteriosa, e cominciai a fare attenzione alle mie parole e ai gesti... Desiderando appassionatamente ( perché?) che mi guardasse, misi il monocolo e affettai di rivolgere lo sguardo dappertutto, evitando di voltarmi nella sua direzione... Lui si alzò allora in piedi e tenne la mano destra contro la visiera del képi, senza abbassarla dopo un secondo come nel saluto militare, guardandomi fisso, con un turbamento straordinario... Rimasi due giorni angosciato, mi appariva di colpo nei sogni, scuotendomi di fremiti, in quel luogo caldo e biondo della luce della sera, un po’ triste però, a causa del mistero e dell’incompiutezza”. Siamo lontani da Sodoma, dove gli accoppiamenti poco giudiziosi sono raccontati tra “gemiti paralleli regolarmente ripresi un’ottava più su” e i “problemi di pulizia”. Ma i maneggi del capitano per farsi notare dal brigadiere sono già quelli, nel romanzo, di Charlus, e Proust diventa più esplicito quando parla al femminile ( in alcuni di questi testi, nota Bernard de Fallois, “un piccolo ragazzo” che lo “batte” è cancellato, e tutto messo al femminile). Così: “i militari le erano sempre piaciuti... un tempo, aveva desiderato di essere amata da uno di quei soldati il cui cinturone è così lungo da disfare, dragoni che la sera, all’angolo delle strade, trascinano dietro la sciabola voltando la schiena, e che rischiano, se li si stringe troppo sul divano, di pungervi le gambe con i grandi speroni, e che, tutti, sotto una stoffa troppo rigida perché li si senta battere facilmente, nascondono un cuore spensierato e avventuroso”. Il racconto che dà il titolo alla raccolta, Il Misterioso corrispondente, è un piccolo giallo. Françoise de Lucques riceve un biglietto anonimo con una dichiarazione rovente, ma lo mette via. L’indomani riceve un’amica che parte in campagna, e, senza che alcuna porta o una finestra siano state forzate, Françoise scopre sul tavolo da pranzo un nuovo messaggio, che implora udienza; reagisce irosamente. Il misterioso corrispondente da allora tace. Qualche giorno dopo, Françoise va a trovare l’amica, che soffre di una “curiosa” malattia; su richiesta del medico, apre il cofanetto della morfina, e vi scopre il proprio biglietto. Anche se rovesciati in Gomorra, i temi di Sodoma sono già qui, anche perfino in forma comica. Nel dialogo di morti Agli Inferi, Sansone elogia la misoginia di Quélus (quasi già Charlus): “Grazie a voi l’amore non ci mette in quarantena da tutti gli amici, non ci impedisce di parlare di filosofia. È invece un’effusione più ricca dell’amicizia, il ridente coronamento delle sue tenere fedeltà e delle espansioni virili”. Quélus protesta: adora le donne e i loro sortilegi: solo, gli sono indifferenti. Fallois fa così giustizia del pregiudizio che Proust abbia aspettato, per certe scene, la morte dei genitori: e si veda il suo splendido saggio postumo Proust avant Proust ( Les belles Lettres). Tra gli inediti, allo stato puro, ben prima di entrare nell’architettura del romanzo, compare, in Ricordo,il motivo degli odori. Il narratore è al Grand Hotel di Trouville; da una camera semi aperta esala un odore delizioso e raro che non riesce a analizzare, ma che lo inebria. Nei giorni seguenti, non riesce a incontrare gli ospiti della stanza, gli pare di sentire solo, in conversazione, due nomi inglesi. Un giorno, i domestici gli raccontano che gli stranieri sono partiti, rompendo tutti i flaconi di profumo che non potevano portare con sé. “Un giorno,” commenta il narratore, “nella mia vita banale sono stato esaltato dai profumi che esalava il mondo fino ad allora così blando. Erano gli annunci dell’amore. Era sopraggiunto, con rose e piante, scolpendo, tappezzando, formando, profumando tutto, tutt’attorno... una goccia affievolita impregna ancora la mia esistenza”. È uno dei grandi motivi di stupore e scontento, l’oblio degli amori: “cambiava così spesso di cuore, che faceva fatica a ricordare per chi aveva sofferto e dove aveva amato. Il tempo porta via tutto... non come un mare ondoso, ma nell’insensibile bonaccia”.