Ci dice una cosa fondamentale che marca la differenza tra la tv di allora, quelle Domeniche, e oggi?
«Il pubblico. Una volta erano tutti lì, facevo otto milioni e anche oltre. Oggi la gente è dispersa tra canali e web e dobbiamo tenere botta. Secondo: la sottoscritta. Ricordo edizioni fantastiche ma ero una pedina in un gioco che non controllavo nemmeno un po’. Avevo paura di tutto e tutti, un’ansia ogni volta. Oggi ho accettato di tornare e ho detto: si fa a modo mio o niente. E mi prendo la responsabilità di tutto».
Aveva paura? Ma di cosa? C’erano otto milioni osannanti, poca concorrenza...
«Terrore. Degli autori soprattutto, delle polemiche, dei giornali assetati di sangue. Poi successe quella cosa della maglietta…».
Ricordiamola.
«Avevo la febbre alta, brividi, andai in scena con un maglione. Poi all’improvviso, caldo. Tolgo il maglione, rimane la maglietta. Ma io mica mi ricordavo che maglietta era e cosa c’era scritto…».
Il dovere impone di rievocarlo.
« C’era scritto “Se vuoi dimagrire, caga”».
Bel colpo.
«Il giorno dopo ero in prima pagina su tutti i giornali, con la maglietta. Ah, e vogliamo parlare di quando arrivavano i politici ospiti? Un’ansia pazzesca. Per fortuna oggi non si può, o meglio si potrebbe in altra forma: ma se invito quelli che mi vanno poi devo invitare anche tutti gli altri. Quindi niente, meglio così».
Oggi si sta più tranquilli. Infatti lei adesso è universalmente Zia Mara. Rassicurante.
«E no, bello. Zia Mara è degli anni ’90, ero in mezzo a una troupe giovane, tutti carini, anzi belli, e presero a chiamarmi zia. Ma nel senso…».
Non lo dica.
«Masì, Grazie zia, Lisa Gastoni. C’era stato quel film di Samperi, ricorda?».
Sapesse. Lei ha ricominciato domenica scorsa. Pronti via, Romina Power. Ma proprio non si può partire senza Romina Power?
«A’ bello, il 24-per-cento, quando c’era Romina. Lei che parla di una discarica in Puglia e il governatore Emiliano che telefona subito. Oppure l’ostetrica, una storia bellissima».
Giusto, l’ostetrica.
«Con qualche complicità riesco a combinare la cosa. Romina pensa che la sua ostetrica di quando è nata non ci sia più. Allora porto il discorso su di lei, Romina si intristisce e spiega che è morta e allora io: ma sei sicura? E lì sale la musica ed entra l’ostetrica».
Esce Romina ed entra Giulia De Lellis. Ora, provi come se lo dovesse spiegare a un bimbo delle elementari radical chic. Chi è Giulia De Lellis?
«Sa che non lo so? Ovvero non lo sapevo, però ha scritto questo libro sulle corna, vendutissimo. Piace ai giovani, ha fatto il Grande Fratello , ha un sacco di followers. E allora dico: va bene, chiamiamo Giulia De Lellis».
E quindi adesso l’ha intervistata e ci dice chi è.
«Boh. Sa che mica l’ho capito? Fa l’influencer, sta con Iannone, il motociclista, che prima stava con Belen… boh».
Scusi, lei guarda la tv?
«Tutta. Ma da Netflix in avanti è un problema. Ci faccio le quattro di notte. Adesso sono in fissa con la Reina del Sur: la donna del narcotraffico, un drammone che mi ci perdo, e dopo che mi sono fatta centinaia di puntate tra Narcos El Chapo…».
L’impressione è che lei si diverta molto, questo è un bene.
«Ma dal programma si capisce. E insisto, ho chiesto di farlo come volevo io, prendendomi qualche rivincita dopo che mi avevano buttato via come vecchia…».
A occhio l’ha presa male.
«Male? Malissimo. Ma non ho fatto né scenate né interviste rancorose. Sono stata nel mio, poi è arrivata Maria De Filippi che mi ha chiamato a Mediaset e sono rinata. E soprattutto ho incontrato un altro tipo di pubblico, più giovane soprattutto».
Che ora è saltato di qua, verso la Rai, di domenica?
«Guardi, quella cosa del pubblico della domenica addormentato sul divano dopo il pranzo è antichissima: oggi saranno magari di meno, ma è tutto più trasversale e ci sono anche i giovani».
Divertire. Però in un paese che è sempre più incattivito.
«Dice i social? Guardi, io ho un milione e settecentomila followers su Instagram, lo gestisco, spesso rispondo personalmente. Di odiatori ne ho pochi. Ma quando ne becco qualcuno può succedere che rispondo. L’altra volta c’era una foto con mio marito e uno che commentava: eh sì, certo, ma se non aveva i soldi figuriamoci se…».
Ahia.
«Gli ho scritto: Caro, caro amore della Zia: vedi d’andartene aff…».
Ok. Ma gli odiatori sono un problema allargato.
«Non so. Credo ci sia soprattutto frustrazione e infelicità, credo anche che bisognerebbe mettere delle regole. Poi ci penso bene e mi viene da essere più tollerante. Dipende dai momenti».
Curiosità. Spulciando la biografia a un certo punto si trova scritto: ha rifiutato di fare cinema con De Sica e teatro con Strehler. Questi delle biografie sono delle sagome.
«È tutto vero. Con ordine. De Sica. Mi chiamarono per Il giardino dei Finzi Contini. Provino, ma senza De Sica. Va tutto bene, mi vogliono fare un contratto di sette anni. Mi spaventai. Soprattutto non ero per niente sicura di voler fare l’attrice. E c’erano scene di nudo che non mi andavano. Girai al largo».
Strehler.
«Ah sì, quella fu notevole. Era per il Campiello, la protagonista. Metà anni ’70, avevo appena avuto il secondo figlio. Ma mi prese la solita paura e ancora la domanda: ma voglio fare l’attrice? Dissi che avevo il figlio di pochi mesi da allattare. Lo dissi al telefono a Battistoni, assistente di Strehler e in sottofondo sentii il Maestro urlare “Ma come si permette questa tr…”».
Ok. Era scherzoso-sarcastico, vero?
«Dice? Un anno dopo Battistoni mi invita alla prima, al Piccolo, decido di andarci. Alla fine incontro lui e Strehler, Battistoni gli ricorda chi sono e lui: “Hai visto, tr… cosa ti sei persa?”».
Bei momenti.
«È andata così».