il Fatto Quotidiano, 21 settembre 2019
Biografia di Alberto Bianchi (quello di Open e Leopolda)
Era già magico, prima che ci fosse il Giglio di Matteo Renzi. E non per la collezione di gemelli da polso o per l’insolita virtù di dire poco e fare molto. Alle primarie per il sindaco fiorentino, dieci anni fa, l’avvocato Alberto Bianchi – indagato per traffico di influenze illecite, allievo nonché erede del professor Alberto Predieri, sradicato dagli ambienti più democristiani di Pistoia, cresciuto e pasciuto tra Firenze e gli incarichi di Stato – era schierato con Lapo Pistelli. Come una diga Lapo venne giù e la corrente spinse mezza Toscana in soccorso del vincitore Matteo. Così un paio di anni più tardi lo studio di Pistoia che fu del commercialista Angiolo Bianchi, a lungo capo della Cassa di risparmio pistoiese e consigliere comunale Dc corrente Andreotti, padre di Alberto e del più giovane Francesco (dal 2013 al 2017 sovrintendente del Maggio Fiorentino), fu sede legale della fondazione Big Bang, poi corretta in Open, insomma il forziere del partito parallelo di Renzi e del congresso che in autunno si tiene alla stazione Leopolda.
Bianchi ha presieduto Open per sette anni con l’altra parte del Giglio, più litigioso che simbiotico: Marco Carrai, di cui è amico da tempo e testimone di nozze; Luca Lotti, troppo esuberante per i giusti del serioso Alberto; Maria Elena Boschi, “adottata” sin dal principio. Open ha raccolto 6,7 milioni di euro in donazioni, ignote per circa il quaranta per cento, colpa di una legge che non impone trasparenza. Open ha scortato Renzi durante la parabola politica che l’ha portato dal duello con Lapo alla segreteria del Pd fino ai mille giorni di Palazzo Chigi.
Per i suoi rapporti professionali, ramificati ovunque, dunque la Procura di Firenze ha inquisito l’avvocato Bianchi, classe ’54, esordisce nelle biografie ufficiali, luminare – il termine è del vocabolario dei renziani – di diritto amministrativo, commerciale, fallimentare e societario. Esercita Bianchi, certo, ma sperimenta pure. Al momento, per non annoiare il lettore, è al vertice del Cda di Edizioni Storia e Lettaratura, casa editrice culturale; componente del collegio sindacale di Sanavir, centro di cura a Pistoia; membro del comitato di indirizzo della Fondazione Cassa di risparmio di Firenze; consigliere al secondo mandato di Enel, controllata dal ministero del Tesoro.
Quest’ultima seggiola l’ha ottenuta durante l’ascesa al potere di Renzi, primavera del 2014, e l’ha conservata su richiesta di Renzi medesimo nel 2017 con Paolo Gentiloni a Chigi. Bianchi non è loquace, è assai schivo. A Chigi s’è visto una volta, in Rai anche. Allora s’è creato il mito di Bianchi per la convinzione, mica errata e qui appropriata, che il silenzio è sintomo di conoscenza. Il vispo Lotti l’ha subodorato presto e quel Bianchi, proprio quel Bianchi vicino a Pistelli e in sintonia con Carrai (erano soci in K Cube, brevetti medici, ora chiusa), l’ha sempre angosciato. Che accade, avrà pensato Lotti, se il sovrano Matteo ha più di un suggeritore oppure di un messaggero? Però Bianchi, oltre a far ruminare denaro a Open, soprattutto per il referendum costituzionale (1,9 milioni di euro nel 2016), ha badato ai suoi interessi, che per alcuni erano (potenziali) conflitti d’interessi: laute, e come se laute, consulenze legali con aziende statali.
Consip, la centrale unica per gli acquisti della pubblica amministrazione, non è soltanto l’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto babbo Renzi e il fido Lotti, ma è una società che spesso s’è avvalsa del supporto dell’avvocato Bianchi. I magistrati della Corte dei Conti hanno esaminato il biennio 2015/17 di contratti agli avvocati esterni – un po’ prima e durante la stagione di Luigi Marroni, ex renziano – e riscontrato cinquanta affidamenti a Bianchi per un compenso totale di 526.000 euro. Ha lavorato anche per Ferrovie dello Stato. Siccome Bianchi non nasce con Renzi e la carriera nel pubblico è consolidata, la giustificazione che adopera l’avvocato è semplice: sono accuse e sospetti infondati, che c’entrano le due cose?
Quando è scomparso il prof Predieri, che l’ha svezzato, Bianchi s’è messo in proprio: Bianchi & Associati, a Firenze, Milano e Roma. Era il 2001. È stato commissario liquidatore di Efim, ente per il finanziamento delle industrie manifatturiere; nel collegio dei liquidatori di finanziaria Ernesto Breda; nel Cda di Rai New Media; presidente di Firenze Fiera. Ha fatturato per i piccoli Comuni della Provincia di Firenze e per le multinazionali. Ha sfruttato l’abbrivio renziano e sorseggiato un bel po’ di potere. Hanno raggiunto la cima assieme. Alla Leopolda, luogo mistico del renzismo, era il più alto del gruppo che sapeva di ogni singolo benefattore, stava lì con la camicia bianca arrotolata e sgualcita ai polsi. Orfani dei gemelli.