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 2019  settembre 21 Sabato calendario

La lotta al tumore di Emma, iniziata a 24 anni

Quando il dottore le ha spiegato la prima volta che la stanchezza che provava da tempo era il sintomo di un tumore all’utero e alle ovaie, Emma non ha pianto. Aveva 24 anni e, come ha poi avuto modo di raccontare, quasi se lo aspettava. «Anche prima di andare a fare la visita avevo parlato con mia mamma e le avevo detto: preparati perché non ne verrà niente di buono, lo so. Me lo sentivo dentro».
Nel momento in cui quel presentimento è diventato concreto, la futura cantante che allora era solo una ragazza con grande voce e ancora più grandi sogni ha voluto che i medici le parlassero con chiarezza: rischi, probabilità, passaggi da affrontare.
Poi è andata incontro alla sua prima operazione nel modo forse più inatteso: con serenità. «Ero serena, il perché non lo so. Sarà che sono abbastanza credente, pregavo molto. Avevo paura però volevo comunque affrontare tutto», aveva spiegato dopo. Molto dopo. Dopo la sua vittoria ad «Amici» che l’aveva trasformata da commessa con la passione per il canto a nuovo idolo per tantissimi ragazzi che da quel momento hanno iniziato ad amarla e che ancora oggi, dieci anni più tardi, lo fanno.
Ed è quel seguito, quella influenza che sa di avere su chi ascolta le sue canzoni che ha spinto Emma a condividere la sua storia, per convincere tutti dell’importanza dei controlli, della prevenzione. Prendi qualcosa di negativo e cerca di ribaltarlo, trasformandolo in un elemento per crescere, per fare del bene. Con la sua dolcezza avvolta da uno spirito rock, Emma con la malattia ha fatto sempre così. Poco dopo essere uscita dall’ospedale, la prima volta, c’erano stati i provini di «Amici». De Filippi sapeva di quello che aveva da poco attraversato, ma lei aveva chiesto di non parlarne in televisione. Lo avrebbe fatto lei, solo dopo.
«Da quando sono scampata al male mi sento un po’ fortunata e un po’ missionaria nei confronti dei giovani. A loro dico: mi raccomando, non bisogna vergognarsi di andare dal medico». Lei, da quella prima volta lo ha sempre fatto. Ed è così che, sei anni fa, ha saputo che era necessaria una seconda operazione: «È più facile che mi troviate in un centro medico che in una spa», aveva raccontato in seguito, con ammirevole ironia.
Spiegando come fosse andata, anche quella volta, senza impacchettare le parole: «La seconda operazione l’ho voluta addirittura fare da sveglia con l’epidurale (la cosa più dolorosa che mi sia mai capitata, più del taglio sulla pancia), volevo capire tutto in tempo reale: così ho saputo che mi stavano esportando un ovaio con la tuba. Ora sono una splendida ragazza mono ovarica».
Lo scorso anno, aveva mostrato la cicatrice delle sue operazioni: una foto sgranata fatta con il cellulare e inclusa in un’edizione speciale del suo album «Essere qui». Commentando il taglio sull’addome, aveva spiegato come fossero altre le ferite che le avevano fatto più male, tipo quelle che procurano le «parole scagliate con irruenza», che feriscono in modo gratuito. Lei, le sue le ha sempre usate con cura, lanciando messaggi quando possibile, spendendosi per i suoi fan, spesso anche per farli sentire meno soli. Eppure anche adesso, quando le fanno i complimenti per il suo coraggio, Emma quasi non sente di meritarli. «Il coraggio si vede in altro», ha detto. Lei, semplicemente, è stata se stessa.